Tra i banchi di scuola e nella vita di tutti i giorni. Tutto può succedere
Tutto può succedere all’interno e all’esterno di una famiglia articolata e complessa che riflette le dinamiche umane, professionali e sociali dell’universo “uomo”.
Conoscere la diversità è il primo passo verso una società aperta al dialogo e al confronto e non involuta e accovacciata nel proprio cantuccio di mondo, una sorta di comfort zone in cui ri-conosciamo ciò che ci è familiare e non ci spingiamo oltre. Per questo un qualsiasi strumento di comunicazione che permetta di “uscire” metaforicamente dal dato conosciuto e ci proietta in nuove forme di essere e di vivere, si potrebbe definire servizio sociale.
Lo sceneggiato “Tutto può succedere” che sta andando in onda su Rai uno, remake della fortunata serie americana “Parenthood” (Essere genitori) e a sua volta ispirata dal film omonimo di tanti anni fa (in Italia il titolo del film fu tradotto, in modo estremamente semplificativo Amici parenti e tanti guai), rappresenta lo spunto per dare il benvenuto ad una sensata miscela tra comunicazione, spettacolo e divulgazione.
“.. .Uno dei personaggi più suggestivi della serie è Max Braverman, un bambino a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, una forma di autismo. Nessun altra serie della televisione nazionale ha mai dipinto un ritratto così realistico di un bambino con l’autismo. La serie ci offre l’opportunità di mostrare al pubblico, ogni settimana, un nuovo sguardo sul mondo dell’autismo. Ho sentito molte storie, aneddoti relativi all’effetto positivo che la serie rappresenta per le famiglie e la comunità autistica.”
Queste parole relative a “Parenthood” sono di Kerry Magro, uno dei maggiori portavoci statunitensi sul mondo dell’autismo e autore di autentici best seller.
In Italia, tra i membri di Spazio Asperger, la messa in onda di Tutto può succedere ha inizialmente suscitato delle perplessità sulla modalità con cui veniva trattato il tema della Sindrome di Asperger, ma con il trascorrere delle puntate e l’approfondimento della tematica, si sta radicando una diversa visione in senso lato, così come è emerso durante l’evento che si è svolto in una scuola di Fiumicino (Roma), in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger.
“ Ho lavorato alla selezione delle scene per Spazio Asperger, in cui si tratta l’argomento Asperger e/o c’è Max. Ho fatto questa selezione sui primi tre episodi ed a un primo sguardo non mi aveva convinto del tutto, ma quando le avevo viste per intero, come si guarda una fiction però, rimontando solo e in sequenza quelle scene, devo dire che tutto sommato è molto ben costruita. C’è una logica sequenza nel mostrare gli sviluppi a partire dai comportamenti del ragazzo, passando per il sospetto, poi la diagnosi, il supporto familiare e, infine, l’arrivo dell’educatore di sostegno. Devo dire che è stato un lavoro molto emozionante. Quanto avrei desiderato avere anch’io così tanto aiuto da ragazzino”.
Un ri-credersi, dunque, mano a mano che la trama si dipana in modo naturale senza spettacolarizzazioni.
Il collaboratore di Spazio Asperger che ha partecipato al convegno, così ha commentato il suo “incontro” con la serie. “Max l’hanno descritto comprendendo ogni tratto Asperger al suo massimo, senza dargli quelle sfumature che ognuno di noi ha, più o meno marcate. Lui è l’Asperger in persona. Penso che abbiano voluto spersonalizzare il ragazzo per dare l’idea più completa dei tratti autistici e, forse, per una fiction così innovativa è stata la scelta giusta. Se partiamo dal punto di vista di un ignaro spettatore, che potrebbe riconoscere, già notato qualcosa nel proprio figlio, senza capirne la causa”.
Abbiamo chiesto a Davide Moscone e David Vagni, organizzatori del convegno di Fiumicino, il loro parere sulla descrizione del bambino Aspie nella serie. Il loro giudizio riflette l’importanza della divulgazione, che seppure con delle ingenuità culturali che derivano dalla trasposizione dal contesto americano a quello italiano, dà voce agli Aspie.
Riteniamo che la serie tv sia un mezzo efficace per portare la conoscenza sulla Sindrome di Asperger. Ovviamente Max è un po’ una sintesi, ma questo è vero come per molte altre cose, una fiction è una fiction. Quel tipo di reazioni e quel tipo di comportamenti che si osservano nella fiction, da parte di Max e dei suoi familiari, sono solo alcune delle possibili reazioni. Per motivi televisivi e, probabilmente, anche di trasposizione dalla realtà americana a quella italiana, il mondo scolastico e medico che girano intorno a Max risulta molto poco verosimile calato in Italia (l’iter diagnostico, la terapista che viene subito trovata, etc.). Per quanto riguarda però le singole scene in cui recitano gli attori che interpretano Max, i genitori ed il nonno, ovviamente rappresentano una possibile realtà.
Il convegno che si è svolto a Fiumicino ha rappresentato “una piacevole giornata di informazione e formazione” come lo definisce Davide Moscone. Hanno incontrato e lavorato con i 300 bambini dell’Istituto Porto Romano spiegandogli l’autismo, anche con il supporto degli attori Camilla Filippi e Roberto Nocchi (mamma e figlio televisivi), che si stanno impegnando per una campagna di conoscenza sulla Sindrome di Asperger.
Un felice incontro tra comunicazione, informazione e formazione. Una buona pratica da in-seguire.