Senza Camilleri ‘macari’ siamo tutti più soli…

Anche se sono un accanito lettore, ho conosciuto Andrea Camilleri tardi. Grazie al regalo azzeccato di una persona speciale, ho (re)incontrato Montalbano dopo averlo amato in tv. Avevo trent’anni, ne sono passati sei: da allora ho fatto di tutto per rimettermi in pari, leggendo con appetito tutto quello che di Camilleri mi passasse tra le mani.

Perché il linguaggio del Maestro, antelucano e personale, sonoro e tracontante, è diventato velocemente un qualcosa di cui avere fame. Carl Brave, ovvero il cantautore romano Carlo Coraggio, ha scritto nella sua “Posso”: “Posso posso posso, dirti cose che non / posso posso posso / Dire in italiano ma in romano sì che / Posso, posso…”. Ebbene: leggere Camilleri è la scoperta di quante cose “posso posso posso” pensare, immaginare, toccare, mangiare in vigatese, e che non “posso posso posso” nemmeno immaginare in italiano.

Di più, molto di più: leggere Camilleri è la scoperta di quante cose ci siano dentro un personaggio, dentro un’idea, dentro un’intuizione: la scoperta di quante sfumature, quanti percorsi, quanti discorsi ci possano essere dentro ad una narrazione raccontata, dentro al meccanismo della prosa e della narrativa, dentro ad un suono, un divertimento, un gioco.

E non solo io: che stesse male lo sapevamo da tempo. Generazioni di lettori, cittadini, telespettatori di tutte le età si sono raccolte e scosse aspettando a malincuore la notizia, sperando che non arrivasse mai. Perché c’era una cosa che arrivava: la sua personalità. Il Maestro Camilleri era capace di essere tale – Maestro, appunto – per chiunque. Dall’alto del suo genio parlava con la voce rotta dalle mille sigarette. Il vezzo del fumo era il suo marchio di fabbrica, la caducità del vizio la sua ironia. “Un intellettuale col cuore. Una persona limpida la cui onestà ci ha fatto da guida e ci ha consolato” ha twittato Fabio Fazio, autore dell’ultima intervista a Camilleri, a “Che Tempo Che Fa“, sorta di divertentissimo testamento di un uomo enorme.

Le sensazioni che si hanno, sono quelle della perdita. Ad andarsene, per me e per molti, è stata una persona cara, un punto di riferimento, un modello. Dall’alto del suo genio, della sua capacità di inventarsi non solo un mondo, ma anche la lingua per rappresentare quel mondo, dall’alto della sua partecipazione, della sua egocentrica messa a disposizione della propria fama e della propria personalità, è stato capace di diventare nostro amico.

Di noi che tendiamo a non abituarci al fatto che il mondo, quello che viviamo, sia così: “Fatevi condizionare il meno possibile da una società che dice di darci il massimo della libertà” aveva detto in uno dei tanti aforismi tirati fuori dalle sue tante interviste.

Camilleri è stato “un grande e moderno narratore, dotato di una scrittura coinvolgente e originale” ha twittato il Presidente della Repubblica. Non soltanto il Presidente, “Mi sento fortunata per averti vissuto…grazie per il patrimonio inestimabile di parole ed insegnamenti che ci hai lasciato” twitta per esempio @danyfontanina. Oppure: “Speriamo di poter essere degni eredi della sua saggezza, della sua umanità nel senso più alto ed ampio di questa bellissima parola” come scrive @Sandra60Ba. O anche: “Le sue parole sono sempre arrivate dritte nel profondo del mio cuore… Grande uomo..” come pubblica @dv_butterfly.

Insomma: Camilleri se ne è andato. Macari ora saremo tutti cchiù soli. Tutti. Qualsiasi sia la nostra età, la nostra cultura, la nostra appartenenza geografica. Lo so: Camilleri è un maestro siciliano. Ma non me ne vogliano gli amici e i lettori dell’isola: Andrea è un pezzo di tutti noi. Un regalo del vostro Sole, del vostro suono, della vostra ironia e del vostro acume. Un’idea grande e bella che fa parte di tutti noi. E che, adesso, ci ha lasciati un pochino più soli. Noi, insieme a Montalbano, insieme alla bellezza dell’intelligenza, dell’intraprendenza, della fanciullesca voglia di giocare. Addirittura, fino ad inventarsi una ridda di personaggi stupendi. Addirittura, fino ad inventarsi tutto, per partecipare a tutto. Addirittura, fino ad inventarsi una lingua. Quella che, da Vigata, ha preso tutti noi.

Per liberarci.

Ps un grazie a Vincenza Piazza per il supporto e le idee

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2 Risposte

  1. Pietro ha detto:

    Un bel ritratto di un Grande Uomo, grazie Simone per aver dato forma ai nostri pensieri, alle nostre sensazioni, alla nostra struggente malinconia per la perdita del “maestro”! Addio Andrea, …un affettuoso commosso abbraccio ed ancora Grazie per quanto ci hai dato!

  2. Paola Barni ha detto:

    Bello! Esprime molto bene la desolazione in cui ci ha lasciato il Maestro!

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