Clima. La Cina e lo scambio delle quote per le emissioni
Entra in vigore in Cina il sistema nazionale per lo scambio di quote di emissioni di gas serra.
Con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060, con nuovi regolamenti e il coinvolgimento di oltre 2o00 imprese, dal 1° febbraio 2021 la grande potenza asiatica adotterà un sistema simile all’Emission trading system (ETS), un meccanismo per cui le aziende dovranno pagare in funzione alle emissioni nocive prodotte dalle loro attività. Il Paese asiatico inaugurerà il sistema limitandolo al settore energetico.
Emission trading sistem. Di che si tratta e come avviene lo scambio delle quote
Istituito nel 2005 e da tempo adottato dall’Unione Europea, l’ETS è un sistema che si basa sulla limitazione e sullo scambio delle emissioni.
Funziona così: fissato un tetto alla quantità di alcuni gas serra emessi dagli impianti, le aziende aderenti al sistema possono scambiare le quote di CO2 o anche acquistarne una quantità nei limiti consentiti dai crediti internazionali. Questi ultimi sono strumenti finanziari stabiliti nel quadro del Protocollo di Kyoto (vertice dell’ambiente delle Nazioni Unite del 1997, COP 3) e che rappresentano una tonnellata di CO2 ridotta o rimossa dall’atmosfera a seguito di progetti di riduzione delle emissioni nel mondo. Per cui le aziende più attente all’ambiente possono vendere i diritti inutilizzati ad altre sostenibilmente in difetto, creando un processo virtuoso che nel tempo riduce il tetto in proporzione alla diminuzione delle emissioni totali.
Chi inquina di più?
La Cina con una popolazione di oltre 1.400.000.000 e con una produzione energetica che dipende al 60% della sua totalità dal carbone è, inevitabilmente, il paese più inquinante della terra, con 14 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalenti al 29% di emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera in tutto il mondo (dati 2019).
Ma il Paese asiatico perde il suo primato di grande inquinatore se si valuta la percentuale di emissione di CO2 per numero di abitanti; una valutazione che riporta gli Stati Uniti e l’UE ai primi posti.
Gli aggiustamenti europei
In passato l’ETS europeo – ancora il più esteso del mondo – è stato criticato dalle organizzazioni ambientaliste per le quali il sistema era un “diritto a inquinare” per via dei costi irrisori che non funzionavano da deterrente. L’Unione Europea ha, quindi, approvato, nel 2018, la riforma del sistema di scambio delle emissioni considerandolo cruciale per l’obiettivo di riduzione le emissioni di gas serra nel 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990: portato a 50 – 55% dal Green Deal Europeo, elevato al 60% con la Relazione Guteland, approvata dalla la Commissione ambientale del Parlamento Europeo nel settembre 2020.