Rohingya. Il Bangladesh considera la sterilizzazione volontaria
Continua l’esodo dei Rohingya. E cresce la disperazione nei campi profughi in Bangladesh. La quota di rifugiati ha raggiunto, secondo l’Onu, la cifra di 600mila persone. E questo nonostante il 24 ottobre 2017 il ministro degli Interni del Myanmar, in visita nel Bangladesh, aveva assicurato sulla decisione delle autorità del suo Paese di porre fine all’esodo (agenzie efe-epa.)
Complessivamente, al 28 ottobre 2017, si contano 817mila rifugiati, dei quali 600mila (il 60% bambini) fuggiti dal Myanmar a causa degli ormai noti fatti di violenza contro la comunità musulmana del 25 agosto 2017.
Grande è l’emergenza sanitaria. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le malattie più diffuse tra i rifugiati sono di carattere respiratorio, dermatologico e intestinale.
Nel frattempo è stata portata a termine la prima campagna di vaccinazioni contro il colera compiuta dall’Unicef, coadiuvata dalle altre organizzazioni umanitarie, la seconda inizierà il 4 novembre 2017 alla fine della quale saranno 180mila i bambini vaccinati.
I bisogni crescono più rapidamente della possibilità di reazione
L’Unicef ha dichiarato che alla precedente richiesta di 76 milioni di dollari per ampliare i soccorsi ai bambini della comunità, ha ricevuto soltanto il 18% dei finanziamenti. Al momento sono 2mila i bambini Rohingya soccorsi dall’Agenzia Onu per l’infanzia per malnutrizione severa, che stima però siano 17mila i minori che richiedono un trattamento urgente, mentre 120mila donne in gravidanza o che allattano avrebbero bisogno di un supplemento nutrizionale.
Dalla crisi di agosto 2017 a oggi, 35 Stati membri delle Nazioni Unite (fra questi l’Italia), il Fondo dell’Onu e varie organizzazioni umanitarie hanno raccolto per la comunità musulmana 344 milioni di dollari. Ma, afferma l’Onu, “i bisogni crescono più rapidamente della nostra capacità di reazione” e stima che per fare fronte alle emergenze di accoglienza dei prossimi mesi, servirebbe un ulteriore finanziamento di 434 milioni di dollari.
E il Bangladesh considera la sterilizzazione volontaria
Il Bangladesh, pur essendo uno dei Paesi a più alta densità di popolazione al mondo e con un elevato tasso di povertà, dall’agosto scorso collabora quotidianamente coll’Unhcr. Insieme accolgono, quel che possono, del flusso continuo e, dopo l’identificazione, trasferiscono i migranti nei campi appositamente allestiti nelle zone di Kutupalong e Bakuli, nel distretto di Cox Bazar.
Ma le condizioni di vita, come abbiamo visto, anche nei campi sono orribili, perché mancano le cure igienico sanitarie estese. Per questo il distretto di Cox Bazar, si sente costretto a ricorrere a misure drastiche, come la sterilizzazione volontaria della comunità musulmana Rohingya.
Pintu Kanti Bhattacharjee, capo del servizio di pianificazione familiare di Cox Bazar, ha dichiarato all’Agence France-Presse che nella comunità “c’è poca consapevolezza sul controllo delle nascite”, riferendosi a famiglie-tipo, composte anche da 19 figli, frutto di matrimoni poligami. Falliti “i tentativi di convincerli alla contraccezione” il distretto di Cox Bazar ha chiesto al Governo centrale di Dacca di approvare il piano di sterilizzazione da proporre agli uomini e donne Rohingya: rispettivamente vasectomie e tubectomie. Secondo i dati riportati dai funzionari distrettuali, nei campi profughi sono circa 20mila donne in attesa di un bambino mentre 600 sono i bambini nati nei campi dall’agosto 2017.
Contro tutte le minoranze
Non meno importante, infine, l’intensificazione costante delle informazioni che giungano dal Myanmar, di atti d’intolleranza religiosa anche contro altre minoranze, tra le quali la comunità cristiana. Quest’ultima secondo radio vaticana.va non meno “drammaticamente colpita” con atti che hanno “costretto alla fuga centinaia di migliaia di persone”.
Foto: by Unicef, 7 settembre 2017