La popolazione mondiale. Numeri e conseguenze

Il numero della popolazione mondiale toccherà gli 8 miliardi il prossimo novembre. Lo sostiene il World Population Prospects, il nuovo rapporto delle Nazioni Unite che prevede un aumento fino a 8,5 miliardi entro il 2030, a 9,7 miliardi nel 2050 e 10.400 miliardi di persone nel 2080 per poi rimanere stabile fino al 2100.

Numeri straordinari, dunque, a inevitabile impatto ambientale, nonostante la crescita demografica dal 1950 a oggi sia rallentata fino all’1% del 2020.

Sono molti i Paesi che negli ultimi decenni, infatti, hanno registrato un abbassamento della fertilità. Attualmente due terzi della popolazione mondiale vive in un paese o in un’area in cui la fertilità è inferiore a 2,1 nascite per donna, la percentuale calcolata per mantenere la proporzione demografica nei luoghi con bassa mortalità.

Infertilità e disparità di concentrazione della popolazione e le conseguenze

Si prevede che la popolazione di 61 paesi o aree diminuirà dell’oltre 1% tra il 2022 e il 2050, a causa dei livelli di fertilità costantemente bassi e, in alcuni casi, per gli alti tassi di emigrazione.

Diminuzione della popolazione che sarà dovuta anche al  compimento degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile , in particolare quelli che riguardano la salute, l’istruzione e la parità di genere, precisa Liu Zhenmin, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali.

Si assisterà allora a notevoli disparità di concentrazione della popolazione con oltre metà che fino al 2050 vivrà in soli 8 Paesi quali Egitto, Etiopia, India (che supererà la Cina già dal 2023), Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. 

Concentrazione che renderà “più difficile sradicare la povertà, combattere la fame e la malnutrizione e ampliare la copertura dei sistemi sanitari e educativi” spiega ancora Liu Zhenmin. E, ancora, limiterà la crescita economica pro-capite accelerata, il cosiddetto *dividendo demografico.

Per la riduzione della fertilità si assiste, infatti, all’aumento della popolazione in età lavorativa (25-64 anni) nella maggior parte dell’Africa subsahariana, dell’Asia, dell’America Latina e dei Caraibi e soltanto in queste due ultime regioni la quota inizierà a diminuire all’inizio dei prossimi anni Quaranta, dopo aver toccato il picco di 752 milioni nel 2056 per scendere a 646 milioni nel 2011.

Sempre di più gli anziani

Inevitabilmente è aumentata la stima della popolazione di età pari o superiore ai 65% anni: del 10% nel 2022 e nel 16% nel 2050. Per allora si prevede che il numero delle persone della terza età raddoppierà in numero dei bambini di età inferiore ai 5 anni e sarà uguale alla popolazione dei bambini di età inferiore ai 12 anni.

Per questo lo studio raccomanda che “i paesi con popolazioni che invecchiano devono prendere misure adeguate per allineare i programmi pubblici, compresa l’istituzione dell’assistenza sanitaria universale e di sistemi di assistenza a lungo termine, per il miglioramento della sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale e delle pensioni”.

Aspettative di vita

L’aspettativa di vita alla nascita ha raggiunto 72,8 anni nel 2019 , un miglioramento di quasi 9 anni rispetto al 1990. Si prevede che le future riduzioni della mortalità si tradurranno in una longevità media globale di circa 77,2 anni nel 2050.

Tuttavia, esistono grandi disuguaglianze tra paesi e regioni del mondo: nel 2021 l’aspettativa di vita dei paesi meno sviluppati era di sette anni inferiore alla media mondiale.

Fecondità adolescenziale

Discorso a sé merita la fecondità in età adolescenziale e proprio in America Latina e nei Caraibi che si registrano il maggior numero di gravidanze precoci. Si contano 53 nascite ogni 1000 donne dai 15 ai 19 anni.

Il 14% dei parti di minorenni e giovanissime donne avvenuti nel 2021. pone queste 2 aree del mondo al primo posto nel mondo, superando di circa il 30% la più povera Africa subsahariana che deteneva il primato.

La crescita nel corso della storia

Per raggiungere gli 8 miliardi di abitanti sulla Terra c’è voluto moltissimo tempo e tanti cambiamenti storici e scientifici, con l’evoluzione degli strumenti di rilevamento.  Nel 1804 si contava il primo miliardo di persone.

Dopo poco di 200 anni gli abitanti erano cresciuti di sette volte nel 2011 avevano raggiunto la soglia di 7 miliardi, nel 2021 di 7,9 miliardi.

 

*dividendo demografico: si riferisce alla crescita in un’economia che è il risultato di un cambiamento nella struttura per età della popolazione di un paese. Il cambiamento nella struttura dell’età è in genere causato da un calo dei tassi di fertilità e mortalità ( fonte: kamiltaylan- enciclopedia finanziaria)

 

 

Immagine tratta dal sito onuitalia.com

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