Brexit. People’s vote, i britannici vogliono un secondo referendum

Il 23 giugno 2018 migliaia di persone hanno manifestato per le strade di Londra per chiedere al Governo del Regno Unito d’indire un nuovo referendum sull’uscita o permanenza del Paese dall’UE.

Per i manifestanti, trascorsi 2 anni dal primo referendum favorevole alla Brexit (23 giugno 2016), le persone sono più oggi più consapevoli e informate sulle conseguenze della Brexit e, inoltre, chiedono di avere la possibilità di esprimere la propria opinione riguardo a quelli che saranno gli accordi finali e definitivi tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea.  Saranno convenienti oppure no?

Il corteo dei manifestanti, in uno sventolio di bandiere europee e innalzando cartelloni che inneggiavano al remain perché la Brexit “non è un affare fatto” e “il popolo deve far sentire la propria voce” si è mosso da Pall Mall per raggiungere Parliament Square dove sorge il palazzo di Westminster, sede del Parlamento britannico.

Il 23 giugno 2016 gli elettori britannici votarono con il 51,9% per l’uscita del proprio Paese dell’Unione, mentre il 48,1 si espresse sfavorevolmente. Uno scarto ridotto ai minimi termini, dunque, che mostrò un elettorato spaccato a metà.  Ma, soprattutto, se era chiaro il percorso del remain, cioè cosa avrebbe significato per il Regno Unito rimanere all’interno della Comunità, non si conoscevano (o almeno erano ambigue) le regole e i negoziati da seguire per uscire dall’Europa.  A questo principio si rifà la rivendicazione dei manifestanti di un nuovo referendum.

Per gli organizzatori della manifestazione (gruppo People’s vote) i partecipanti sono stati circa 100mila. Un successo, dunque. Ma come riporta l’Ansa, poco distante si è consumata una contro – manifestazione a favore della Brexit.

Dal 2016, i manifestanti pro-UE , suddivisi in varie sigle, organizzano marce in tutto il Paese britannico.

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