Nuova Zelanda e Taiwan. Governi inclusivi per società inclusive

In tempi di cittadinanza globale, ci sembra interessante evidenziare esempi di governance inclusiva e solidale, come dovrebbe essere qualsiasi tipo di organizzazione umana: Nuova Zelanda e Taiwan. Al comando dei rispettivi paesi, troviamo un capo donna.

Jacinda Ardern, premier della Nuova Zelanda dal 2017 (riconfermata ad ottobre 2020) e leader del partito laburista, ha formato un governo già definito ‘il più inclusivo della storia’, per rappresentanza di genere, etnica e indigena: dei 20 ministri nominati, un terzo è indigeno Maori, 8 sono donne e il vicepremier è omosessuale.

Nanaia Mahuta. La Ministra degli esteri Maori

Nella compagine etnica spicca, Nanaia Mahuta prima donna maori a guidare il Ministero degli Esteri, con un appariscente tatoo disegnato sul volto: un moko kauae, tatuaggio tradizionale sul mento che si rifà alla storia del popolo polinesiano e allo status della persona. Tutt’altro che una novella parlamentare, eletta per la prima volta nel 1996, Nanaia Mahuta è già stata Ministro in diversi dicasteri, quali lo sviluppo maori, governo locale, dogane, sviluppo giovanile.

Grant Robertson. L’esempio corroborante per le comunità Lgtb

 

Grant Robertson, vicepresidente del governo, dichiaratamente omosessuale, che oltre al nuovo incarico, continuerà a svolgere il ruolo di Ministro delle Finanze, assegnatogli dal primo governo Ardern. Robertson ha dichiarato, ovviamente, che sarà ministro per tutti neozelandesi ma ha rilevato quanto sia importante per gli appartenenti alle comunità Lgbt più giovani vedere persone che ricoprono ruoli apicali in cui identificarsi.

“Ricevo ancora molte email e messaggi da giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender che si rapportano a noi perché rappresentiamo un modello, la possibilità di poter raggiungere cariche del genere – ha dichiarato il neo vicepremier -. Quindi continuerò a fare il mio lavoro nel modo in cui l’ho fatto, e ne sono molto orgoglioso”.

Ibrahim Omer. Dal campo profughi in Suda al Parlamento 

Eletti anche Ibrahim Omer, primo parlamentare di origine africana e Vanushi Walters nata nello Sri Lanka.

Edificante la parabola di Omer. Lasciata la natia Eritrea da adolescente, accolto dal campo profughi dell’Onu in Sudan, vi servì come interprete, un impegno che gli causò il sospetto di spionaggio. Trattenuto dalle autorità sudanesi, fu liberato grazie all’intervento delle Nazioni Unite che lo inserì nella quota di rifugiati distribuiti in Nuova Zelanda dove approdò nel 2008. Qui Omar trovò lavoro come addetto alle pulizie alla Victoria University di Wellington, ma non s’accontentò. Come in un film, il Nostro, iniziava a lavorare alle 4 del mattino per partecipare alle lezioni dalle 10.

Lo sforzo e la tenacia furono premiati e nel 2016 Omar si laurea in Scienze Politiche. I suoi primi passi nel mondo sociale e politico li muove come organizzatore nel sindacato E tū, sostenendo la difesa per un salario dignitoso – soprattutto per gli addetti alle pulizie dell’Università. Diventato presidente del ChangeMakers Resettlement Forum, nel 2019 ha ottenuto il riconoscimento Absolutely Positively Wellingtonian Award dalla Wellington City Council (autorità territoriale). Alle elezioni 2020 è stato eletto parlamentare per il partito laburista.

La stessa premier Jacinda Ardern, con i suoi 37 anni al tempo del suo primo mandato del 2017, ha fissato il record di donna a capo di un governo più giovane al mondo. Rispetto alla nuova squadra di governo che giurerà il prossimo 6 novembre 2020, Ardern ha posto l’accento sulla nomina compiuta “per meriti ma sono anche orgogliosa che appaia incredibilmente diversa”.

Taiwan. Il secondo mandato di Tsai Ing-wen

Al suo secondo mandato anche Tsai Ing-wen, la presidente di Taiwan (Repubblica della Cina), prima donna a ricoprire tale carica nella storia del Paese, insediatasi il 20 maggio 2020, dopo la schiacciante vittoria elettorale (57,13%). Paladina e promotrice dei diritti civili, politici, religiosi, sindacali, sostenitrice dell’alta tecnologia, intesa come strumento di sviluppo di crescita e al tempo d’inclusione sociale e culturale.

Oltre alla condivisione di politiche dagli ampi orizzonti, Jacinda Ardern e Tsai Ing-wen si sono fatte notare per come hanno gestito la pandemia da coronavirus. Mentre gran parte del mondo si trova ad affrontare la fase più acuta dell’epidemia, Taiwan proprio in questi giorni ha registrato il 200esimo giorno consecutivo covid-free. L’isola con i suoi 23 milioni di abitanti, ha segnalato l’ultimo caso il 12 aprile 2020. Il primo lo aveva registrato il 21 gennaio. Da quando nell’inverno 2020, Covid-19 ha iniziato a correre per l’intero mondo secondo la Johns Hopkins University, Taiwan ha confermato 568 casi e 7 decessi.

L’esemplare gestione  del Covid19 delle 2 premier

 

La Nuova Zelanda ha registrato zero contagi dalla prima metà ottobre e secondo la stessa premier Ardern si delinea la “possibilità di aver eliminato la trasmissione del virus al 95%”. Complessivamente su una popolazione complessiva di quasi 5 milioni ha registrato complessivamente 1973 casi e 25 morti.

Con metodi diversi – Taiwan senza lockdown ma con un sistema rigoroso di tracciamenti, la Nuova Zelanda con severi confinamenti – i 2 Paesi hanno mostrato 2 modelli efficienti che dovrebbero fare scuola al resto del mondo e soprattutto in Occidente dove tra vari dissidi interni annaspano nel contrasto e contenimento del diffondersi del virus.

E pensare che un tempo – non molto lontano – usava il proverbio “chi dice donna dice danno”… .

 

 

 

 

 

Immagini. Copertina – da sinistra Jacinda Ardern e Tsai Ing-wen by  Getty da www.newshub.co.nz. Nella pagina 1) Nuova Zelanda, Jacinda Ardern e Nanaia Mahuta, rispettivamente premier e prima donna Maori a occupare il dicastero degli Esteri; 2) Grant Robertson, vicepremier dichiaratamente omosessuale; 3)  Ibrahim Omer, rifugiato eritreo oggi parlamentare. Taiwan: 4) Tsai Ing-wen, presidente della Repubblica di Cina al suo secondo mandato; una strada di Taiwan sanificata durante la pandemia

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