La panchina della memoria in nome della libertà vera

Non c’è comunicazione autentica in psichiatria e non solo in psichiatria, se non quando si abbiano parole capaci di creare un ponte ra la soggettività di chi parla, e quella di chi ascolta, e quando ci siano corrispondenze fra il tempo interiore dell’una e quello dell’altra (da “La parole ci salvano” di Eugenio Borgna)

“Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.” Il richiamo con cui papa Francesco apre il Messaggio per la 54esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, reso noto oggi, guida l’iniziativa Parole, non Pietre, che Articolo 21, con Fnsi, UsigRai Ordine dei Giornalisti del Lazio, Centro Astalli e tante altre realtà, ha organizzato per il 28, 29 febbraio e 1 marzo 2020 a Roma, con la sessione di apertura presso la sede di Civiltà Cattolica, e con una serie di incontri in luoghi simbolo di dialogo della Capitale.

All’iniziativa, oltre a giornalisti, responsabili dell’associazionismo, le famiglie Megalizzi, Rochelli, Cucchi e Siani, che nonostante il dolore della perdita, si sono consegnate all’impegno e alla diffusione dei valori civili.

Tre giorni dedicati all’uso giusto delle parole, come viene descritto nella Carta di Assisi, redatta contro i muri mediatici e l’uso delle parole come pietre, documento  centrale della tre giorni che termina (più che termina, si potrebbe dire, si apre) il 1° marzo  con la consegna della panchina di legno – realizzata dall’Associazione LeAli della notizia al Ghetto di Roma – con impressi i nomi di 3 tipografi e 1 giornalista, morti nel campo di sterminio di Auschwitz, facenti parte del rastrellamento del Ghetto romano, in presenza, tra altri rappresentanti istituzionali, del presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli e della sindaca Virginia Raggi. In quest’occasione sarà consegnata al presidente Sassoli, la Carta di Assisi, con la richiesta che venga portata in Unione europea e tradotta nelle diverse lingue.

La prima giornata dedicata alla Lezione della Carta di Assisi ha visto riuniti membri delle diverse confessioni religiose, comunità ebraica, valdese, Unione buddhista, Unione induista, Centro islamico culturale d’Italia e firma della Carta di Assisi Parole non Pietre e la presentazione della tavola dell’illustratore Mauro Biani, che mostra la Carta di Assisi, come costruzione di ponti, in cui non si possono scagliare parole come pietre, con il pieno supporto del dialogo interreligioso.

Le panchine della memoria

L’omicidio della giornalista maltese Dapne Caruana Galizia  – il 16 ottobre del 2017, dall’esplosione di un’autobomba per le sue inchieste sul malaffare in cui risultavano coinvolti rappresentati del Governo maltese – sconvolse il mondo intero e in particolare quello giornalistico. Da allora prese vita il Daphne Project, progetto di giornalismo investigativo, transforntaliero, collaborativo che unisce le principali organizzazioni giornalistiche di tutto il mondo, coordinato dalla redazione investigativa Forbidden Stories, per continuare il lavoro di Daphne. Ricordiamo che nel 2019, sono stati uccisi  49 giornalisti per diffondere e inseguire la verità.

Quale è il legame della giornalista maltese con le panchine della memoria? Lo spiega Luca Perrino, presidente dell’Associazione Leali della notizia, durante la giornata del 29 febbraio presso la FNSI, in occasione della Prima Assemblea nazionale delle associazioni e delle scuole che hanno promosso esperimenti e laboratori di contrasto dei muri dell’odio.

In una cittadina friulana, Ronchi dei Legionari, l’Associazione Leali della notizia (Nel 2015, l’associazione crea il Festival del Giornalismo reale delle notizie) rimane particolarmente turbata dalla morte di Daphne e sente la necessità di mandare un messaggio alla famiglia per ricordare tutti i giornalisti che si sono immolati per la ricerca della verità. Così, con il contributo di giornalisti, decidono di dare la cittadinanza onoraria al figlio di Daphne, Matthew anche lui giornalista, per la libertà di stampa, coinvolgendo l’amministrazione locale per l’assegnazione dell’onorificenza. Il sindaco Livio Vecchiet accoglie con entusiasmo e rispetto la proposta.

Continua Cristina Visentini, vice presidente dell’Associazione: “La panchina n. 0 l’abbiamo presa dal comune di Ronchi, grattata, dipinta di bianco, riflettendo su come decorarla, e così, su mio suggerimento, abbiamo dipinto delle bande rosse, verdi e bianche come pennellate, colori che si possono amalgamare, confondere, permeabili pur mantenendo la forte evocazione del rosso, ossia del sangue di Daphne. Inoltre, evidenzia Visentini, la dimensione dell’usato della panchina, ci trasmette la sua storia, o meglio la raccolta di storie delle persone sedute in quella panchina, storia che i giornalisti devono essere in grado di raccontare.

Grazie ad un’intuizione di Sandro Ruotolo si realizza la panchina n.1, che viene trasportata a Torre Annunziata per ricordare Giancarlo Siani.  Sulle panchine viene incisa una frase di Jacques Prévert: “Quando la verità non è libera, la libertà non è vera”.

Nella panchina n.3 consegnata al Ghetto il 1 marzo 2020, oltre alla frase di Prévert, sono stati incisi i nomi dei 3 tipografi e del giornalista  morti ad Auschwitz.

Le ultime 2 panchine sono state realizzate con il legname derivante dai boschi devastati dalla tempesta Vaia del 26-30 ottobre 2018: in alcune aree montante del nord est, alle abbondanti precipitazioni seguì un vento scirocco che provocò l’abbattimento di milioni di alberi e la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste. Un legname che rivive nella memoria.

La cerimonia della consegna

Introduce la consegna della panchina n.3, il presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti, ricordando come la Carta di Assisi, sia non solo una carta deontologica per i giornalisti, ma una carta di fratellanza che unisce le confessioni religiose e i cittadini tutti. Ringrazia la comunità ebraica, rappresentata da Ruben Della Rocca, vice presidente della Comunità Ebraica di Roma, la sindaca Virginia Raggi che ha accolto l’iniziativa, Davide Sassoli (che mentre stringe le mani ci tiene a precisare con l’affabilità che lo caratterizza dice: “Dato che viaggio molto è bene che tenga le distanze”) e Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah.

Telecamere, fotocamere, persone, attorniano le panchina e ascoltano con partecipazione le parole dei presenti. “Queste iniziative aiutano a migliorarci, siamo qui perché questo non riaccada mai più” parole di condivisione di Luana Moresco, fidanzata di Megalizzi, con il suo giovane volto dalla cui emozione contenuta, trasmette una sofferta speranza.

La panchina è stata posizionata davanti alla targa che ricorda il rastrellamento del 16 ottobre 1943, dove si trova il Museo della Shoah.

Il rappresentante della Comunità ebraica, con voce pacata e sorriso partecipativo, racconta come le panchine siano luogo di incontro, dove nascono amori, dove gli anziani rivivono le loro storie e si immergono nel presente. Panchina, come luogo di riflessione. Ricorda i rifugiati, i neri di America e tutti i gruppi che hanno patito la discriminazione; rammenta i 300 anni di zona rossa in cui il ghetto di Roma è stato confinato. “Siamo un quartiere che vive nelle panchine e oggi voglio dedicare quest’evento anche agli italiani che al momento sono costretti in zone chiuse, affinché non ci siano zone rosse per nessuno”.

David Sassoli sottolinea come la panchina sia veicolo di memoria, ma non solo, anche di azione, in particolare in questo periodo che in Europa si sta diffondendo il virus dell’antisemitismo. “Noi che nasciamo dal dolore più acuto del “900, dobbiamo assumerci degli impegni forti, abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei giovani”.

La sindaca Raggi ringrazia la comunità ebraica e sottolinea l’importanza di non smettere mai di fare memoria.

Vengono consegnate dall’associazione Articolo 21 le tre targhe che raffigurano la Carta di Assise secondo l’artista Mauro Biani, alla Comunità ebraica, al presidente Davide Sassoli e a Virginia Raggi.

Luca Perino (il nonno è morto al campo di sterminio di Dachau) e Cristina Visentini di Leali della notizia, autori dell’iniziativa, precisano come la panchina debba servire a ricordare tutte le persone che hanno dato la loro vita per un ideale e dare un senso a tutti noi.

Un evento denso di significato che stimola ad agire e a raccontare il mondo con parole diverse, con uno sguardo rivolto alla comprensione e all’ascolto. Un comportamento che può riguardare ogni cittadino, uomo e donna, responsabili della costruzione di una società civile.

Sulle note dell’intenso musicista Nicola Alesini ci si congeda dall’evento. Alesini ci rapisce attraverso l’esecuzione con quel meraviglioso strumento musicale, quale è la tromba, ci immerge in una melodia ebraica, lontana e vicina, condita da proprie improvvisazioni, sul tema.

Una struggente tristezza, ma al tempo stesso, un’evocazione futura di velata gioia. La melodia parte dalla tradizione popolare ebraica, dal canto Gam Gam, scritto da Elie Botbol, che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23, spesso fatta eseguire dai bambini nelle ricorrenze ebraiche.

Sorprendente, come ci racconta lo stesso Alesini, che la comunità ebraica avrebbe chiesto al musicista di suonare proprio quel componimento che il musicista aveva già scelto. Una musica eseguita con assoluta competenza e sensibilità che coglie e raccoglie l’anima e la mente, rende ancora più immenso l’universo, restringe le meschinità e le cattiverie e amplifica il bene, a volte, accucciato in un angolo remoto del nostro essere, che aspetta solo di essere destato per lasciare spazio al silenzio interiore.

Una panchina per ricordare, una panchina per agire.

 

Immagini: 1) Carta d’Assisi – Contro di Muri Mediatici; 2) Roma, 1 marzo 2020, consegna della panchina della panchina di legno, con impressi i nomi di 3 tipografi e 1 giornalista, morti nel campo di sterminio di Auschwitz: credit by Michele Formichella – FNSI; 3) da sinistra Virginia Raggi, sindaco di Roma, al centro David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, a destra Giuseppe Giulietti presidente di Articolo 21; 4) illustrazione ‘Parole non pietre’ di Mauro Biani

 

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