India. Abhas, donne contro il furto dell’elettricità

Le compagnie elettriche indiane hanno una perdita di 10 miliardi di dollari annui. La causa fondamentale sono i residenti delle baraccopoli, i quali con allacci abusivi, manomettendo i contatori rubano l’elettricità senza pagare le bollette.  Gli esattori delle compagnie non sono riusciti a risolvere il problema perché quando sono andati a disconnettere i collegamenti illegali e a esigere il dovuto, hanno rischiato addirittura la vita. Sembra che ci siano stati esattori assassinati.

Per questo i dirigenti della joint venture della Tata Power Co con la collaborazione del governo dello Stato di Delhi ha escogitato una soluzione che si sta rivelando vincente al punto da assurgere a modello non solo per il resto dell’India, ma per il mondo: l’impiego di donne che vivono nelle baraccopoli che si recano dai vicini dei loro quartieri e, parlandoci, riescono a riscuotere le bollette.  Non a caso queste nuove impiegate sono state denominate Abhas, che in sanscrito significa luce: luce perché riscuotono il dovuto per il consumo dell’elettricità ma luce anche per la compagnia telefonica che sembra cosi vedere rimpinguare le proprie casse. A darne notizie è l’articolo di Bhuma Shrivastava pubblicato su Bloomberg.com nell’ottobre 2017.

I risultati

A oggi le Abhas sono 841, giovani donne di 20 anni ma già mogli e madri che bussano alle porte dei vicini e riescono a persuaderli.  Come fanno? Spiegando il perché bisogna pagare, come il denaro versato per il servizio erogato non serva solo ai bilanci della compagnia, ma permetta di far vivere meglio più persone.  Ma se necessario, scrive Bhuma Shrivastava, non esitano a blandire e tormentare, nel senso di bussare e ribussare alle porte e degli evasori fintanto che questi non pagano il loro debito.

Le Abhas sono in attività da 5 anni e il risultato è più che positivo. La Tata Company ha registrato un aumento di fatturato del 183%, con 56mila utenti che prima rubavano l’elettricità, ora sono clienti attivi con regolare fatturazione a pagamento.

Il progetto

L’idea, dicevamo, prende vita nel 2010.  Praveer Sinha, amministratore delegato di Tata Power, ha spiegato che questo era l’unico modo per entrare “in questi quartieri pieni d’influenze mafiose e politiche” che respingono gli estranei.

Il primo passo è stato alfabetizzare e formare le giovani donne.
Le Abhas sono diventate operative nel 2012.  Ricevono una retribuzione di base mensile di 4mila rubie pari a circa 60 dollari, oltre alle percentuali per ogni bolletta riscossa, anche se il pagamento è parziale, e per l’installazione di un nuovo contatore.  Possono scegliere il proprio orario di lavoro.  Sono donne che prima  di entrare a fare parte del progetto non potevano uscire, ancora meno lavorare. Molte erano analfabete. Hanno ricevuto il permesso dalle loro famiglie perché lavorano all’interno della comunità e si stanno costruendo una loro indipendenza. Secondo il programma dovrebbero diventare 1000 entro il 2018.

Come lavorano

Oltre a consegnare e riscuotere bollette, come dicevamo, spiegano perché è necessario pagare le bollette ma elargiscono consigli sul risparmio energetico, come ad esempio utilizzare le lampadine a LED, e sulle pratiche più sicure, come evitare di usare vecchi motori per pompare acqua sotterranea e soprattutto non usare i cavi di alimentazione come corde.

Le Abhas sono operative nello slum Sanjay Basti  (foto a lato) che sorge a nord di Delhi (la città più popolosa dell’India e sesta al mondo).  La baraccopoli ospita persone con scarse possibilità economiche, il che promuove un’interdipendenza tra i residenti, come ha spiegato Purnina Singh, psicologo presso l’Indian Institute of Technology di Nuova Delhi a Bloomberg. “I rapporti sociali sono molto più stretti nei quartieri degradati” afferma il professore “un estraneo non potrà mai raggiungere il livello di fiducia che suscita un Abha”, che è per l’appunto una di loro.

Il parere di Purnina Singh, si riscontra sul campo: i residenti affermano che preferiscono avere a che fare con donne della propria comunità che consegnano le bollette personalmente e che accettano i pagamenti parziali, quando i soldi scarseggiano più del solito.  Le Abhas, inoltre hanno il sostegno dei leader della comunità: i pradhans.  Se gli sfortunati ex esattori della compagnia quando entravano nello slum nascondevano il tesserino d’identificazione per paura di essere identificati, ora le Abhas al contrario lo chiedono perché conferma il loro status.

Il progetto diventa modello e viene esportato nel mondo 

Dopo il successo della Tata Power, anche altre compagnie di elettricità indiane adottano il modello Abhas. La BSES ha iniziato nel 2017 un progetto pilota nella baraccopoli a ovest di Delhi con 40 impiegate residenti che hanno già dato “risultati molto incoraggianti” al punto che presto la compagnia che estenderà il programma.

La Banca Mondiale sta sperimentando iniziative analoghe in Giamaica e in Kenya. I positivi risultati raggiunti dalla compagnia Kenya Power & Lighting Co ha indotto la Banca Mondiale a valutare la possibilità di adattare il modello Abhas ad altri Paesi Africani.  Perché il programma indiano oltre a salvare le compagnie elettriche, alfabetizzare e formare, garantisce un lavoro e crea migliori e più evoluti rapporti comunitari.

 

 

Foto: by  Prashanth Vishwanathan / Bloomberg

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