I 20 anni del Protocollo di Kyoto

L’11 dicembre 1997 a Kyoto in Giappone, veniva redatto il Protocollo per ridurre le emissioni di gas serra del 5,2%, rispetto ai risultati raggiungi negli anni ’90.  Si trattava della terza  Conferenza della  Parti – da cui l’abbreviazione COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il protocollo venne redatto da più di 180 Paesi, ma è entrato in vigore solo nel 2005 dopo la ratifica da parte della Russia.

Qual è il bilancio dopo 20 anni di programmi, più proclamati che attuati ambientali?  Bilancio modesto e confuso, meno il cambiamento climatico che si fa sempre  più evidente.  Siamo giunti ormai alla COP23, appena conclusa, che ha fatto da perno alla COP21 famosa come l’Accordo di Parigi del 2015, dove finalmente sembrava che i Paesi fossero seriamente intenzionati ad adottare in modo uniforme le misure necessarie per contrastare il surriscaldamento globale.

Ma l’elezione di Donald Trump a presidente degli Usa (uno degli attori principali  dell’inquinamento) di ritirarsi dagli Accordi di Parigi ha cambiato le carte in tavola. Fino ad ora almeno. Perché il 12 dicembre 2017 su invito del presidente della Francia, Emmanuel Macron, più di 2mila rappresentanti di 100 Paesi si riuniranno a Parigi, per,  come ha detto Macron “fare il punto sui progressi realizzati e mobilitare i finanziamenti indispensabili” alla realizzazione degli accordi di COP21. Sembra che il presidente degli Usa, Donald Trump, non sia stato invitato, anche se in queste ultime ore sembra rivedere le sue posizioni. Ha dichiarato, infatti, che gli Stati Uniti “potrebbero rientrare nell’Accordo di Parigi” ma con un inferiore impegno economico senza perdere però l’occasione di rilevare come il carbone (massimo agente inquinante, per cui i Paesi vanno man mano abbandonando le centrali verso l’economia verde) stia tornando alla ribalta.

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