G20 Ambiente. La decarbonizzazione può attendere

L’accordo c’è stato oppure no? Il bicchiere dell’intesa globale per fronteggiare i rischi dei cambiamenti climatici è mezzo pieno o mezzo vuoto? Il nostro ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, al termine del G20, che si è svolto a Napoli il 22 e il 23 luglio 2021 sotto la presidenza italiana, nel corso della conferenza stampa ha spiegato che dopo l’intesa del primo giorno, per i punti salienti – ossia le date per il raggiungimento della decarbonizzazione del settore energetico entro il 2025 e il rispetto della soglia del riscaldamento sotto 1,5 gradi entro il 2030 – non si è trovato l’accordo.

I favorevoli, Europa, Usa, Giappone e Canada insieme con altri 12 Paesi si sono scontrati con i contrari 5 fra i quali la Cina, l’India e la Russia (colossi delle emissioni di gas sera) che “non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi. Economicamente non ce la fanno”. Sono “i Paesi Arabi, parte della Cina, la Russia e i Paesi emergenti”.

Il G20, dunque, si termina con questi 2 punti essenziali irrisolti e la cui decisione è stata rinviata “a un livello politico più alto, quello dei capi di stato e di governo” ossia al G20 che si terrà a Roma nell’ottobre 2021.

Dei 60 punti da negoziare durante il G20, per 58 è stata raggiunta l’intensa ed è stata sottoscritta una dichiarazione comune che prevede, parole di Cingolani “l’allineamento dei flussi finanziari agli impegni dell’Accordo di Parigi, l’adattamento e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, gli strumenti di finanza verde, la condivisione delle migliori pratiche tecnologiche, il ruolo di ricerca e sviluppo, le città intelligenti e resilienti, le smart city. Sono stati approvati 2 documenti della Presidenza italiana sulle smart city e le comunità energetiche e sulle rinnovabili offshore, e due allegati sulla povertà energetica e sulla sicurezza energetica”.

Per il ministro italiano si è comunque raggiunto un risultato importante essendo “la prima volta” che nell’ambito del G20 “si raggiunge un accordo unanime su così tanti argomenti, mettendo insieme i temi del clima e dell’energia”, considerando inoltre che “fino a pochi mesi fa la discussione era chiusa”. E, aggiungiamo, con il grande inquinatore Usa che è tornato ad allinearsi con gli Stati di buona volontà. A Napoli, infatti, si sono incontrati soltanto  20 Paesi dei 208 del mondo ma che costituiscono dell’80% del Pil mondiale e sono responsabili dell’85% delle emissioni di gas serra.

I 2 punti cruciali saranno ripresi il prossimo ottobre. Ma sembra poco probabile che da qui ad allora, paesi grandi come la Cina e l’India possano aver cambiato idea. Assisteremo a un nuovo rinvio: alla Cop 26 di Glasgow che però si svolgerà dopo pochi giorni, dal 1° al 12 novembre 2021.

Allora cosà accadrà? “Tutto va giocato in questa decade” insiste Cingolani. “Alla Cop 26 deciderà le nostre vite e soprattutto quelle dei nostri figli” gli fa eco Alok Sharma presidente del vertice Onu sul clima, co-organizzato ancora dall’Italia e dalla Gran Bretagna.

Non ci resta che aspettare fiduciosi (forse) il prossimo autunno.

 

Immagini: Napoli, il ministro della Transizione Ecologia, Roberto Cingolani

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