EFA23. Il cinema e le questioni importanti del nostro tempo

La 36° edizione dell’European Film Awards, gli EFA23, vede nella cinquina dei finalisti due film che parlano di migrazione e uno dell’Olocausto.

Le rotte della migrazione

I primi due sono Io Capitano, di Matteo Garrone, che concorre anche come miglior regista, e Green Border (Zielona Granica) di Agnieszka Holland.

Matteo Garrone, con la storia di Seydou e Moussa, racconta del viaggio dei migranti dall’Africa verso l’Europa, le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione libici e, come ultima tappa, i pericoli ben noti del mare su barche di fortuna.

Tutto il narrato del film è frutto di esperienze realmente accadute che Matteo Garrone ha raccolto, ascoltando le vicende di personaggi veri.

Green Border, già vincitore del premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 23, invece, racconta l’altra rotta della migrazione, tra la Bielorussia e la Polonia.

Tra i due Paesi si estende una foresta, teatro di angherie nei confronti dei migranti e rifugiati per spregiudicate tattiche politiche come quelle del presidente bielorusso Lukashenko, che con l’inganno attira i migranti nel suo Paese per sovraccaricare il confine in funzione della destabilizzazione occidentale, mentre la polizia di frontiera polacca con violenta repressione li rimanda indietro.

Era l’autunno – inverno 2021 – 22 si parlò delle manovre di Lukashenko come di un attacco ibrido da parte della Bielorussia, di certo preludio all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 che ha riportato la guerra nel centro dell’Europa.

Il cinema della regista di Green Border, la polacca Agnieszka Holland, è sempre stato di denuncia politica e sociale. Ma la sua ultima fatica ha suscitato le ire dei vertici del suo Paese, tanto che l’ICFR  (International Coalition for Filmmakers),  – la coalizione internazionale a supporto dei cineasti a rischio, nel settembre scorso ha condannato “gli spaventosi attacchi contro di lei e il suo film in Polonia”.

Un esempio del tenore dell’ostilità istituzionale nei confronti della cineasta il commento dell’allora ministro della Giustizia polacco, Zbigniew Ziobro che ha scritto su X: “Nel Terzo Reich, i tedeschi producevano film di propaganda che mostravano i polacchi come banditi e assassini”. Oggi hanno Agnieszka Holland per quello”.

Gli attacchi politici avvenivano alla vigilia dell’elezioni politiche dell’ ottobre scorso,  che hanno visto la sconfitta del lungo governo conservatore e nazionale del partito PIS (Diritto e Giustizia) di  Kaczynski, a vantaggio della Coalizione Civica (KO) formata dei tre partiti dell’opposizione guidati del moderato europeista Donald Tusk, ancora impegnato nella formazione del governo, posto che il PIS con il suo 35,4 delle preferenze – che gli procura 194 seggi – è comunque il primo partito.

Alle difficoltà già nate durante la lavorazione del film, Holland a Venezia ha ribattuto che realizzare Green Border  “è stato un dovere”, ricordando che da quando è scoppiata la crisi dei rifugiati nel 2014 ad oggi sono 60 mila le persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa e che “la situazione ritratta nel mio film continua”.

Zona d’Interesse

Scritto e diretto da Jonathan Glazer (in concorso come miglior regista europeo), adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Martin Amis (entrambi britannici) e premiato al Festival di Cannes 23, The Zone of Interest racconta del comandante del campo di concentramento di Auschwitz, Rudolf Höß,, della sua famiglia e della piccola comunità residenti all’interno della cosiddetta Zona d’Interesse (Interessengebiet), le circa 25 miglia che circondavano il campo; quindi non potevano non sapere delle atrocità che avvenivano al di là del muro, ma vivevano tranquillamente la loro quotidianità, volutamente ignari.

Nel film ritorna, inevitabilmente, la questione mai sopita della banalità del male teorizzata dalla storica e filosofa tedesca, naturalizzata statunitense, Hannah Arendt (1906 – 1975) per la quale la corresponsabilità della maggior parte dei tedeschi all’Olocausto non derivava dalla malignità della loro indole, quanto dalla inconsapevolezza e deresponsabilizzazione delle loro azioni, inerenti, acriticamente, ai comandi superiori.

La nuova ferocissima guerra scoppiata lo scorso 7 ottobre, in Medio Oriente, tra la compagine terroristica palestinese Hamas e Israele, rende  l’Olocausto, mai abbastanza studiato, di estrema attualità.

La necessità dell’impegno. Ogni tempo ha il suo fascismo

Ricordiamo le parole dello scrittore Primo Levi “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà…”.

Nell’appello lanciato a sostegno di Agnieszka Holland, l’ICFR ha sollecitato “un impegno critico nei confronti delle questioni importanti del nostro tempo, così come sono visibili intorno a noi in Europa e nei film realizzati.  Crediamo fortemente che la cultura di ogni società ne tragga beneficio”.

Di seguito tutti i concorrenti per ciascuna categoria di EFA23, la cui cerimonia per le proclamazioni e consegna dei premi, avverrà il 9 dicembre 2023, a Berlino, sede dell’Accademia Europea del Cinema.
MIGLIOR FILM EUROPEO

Anatomia di una caduta di Justine Triet

Fallen Leaves di Aki Kaurismäki

Green Border (Zielona Granica) di Agnieszka Holland

Io capitano di Matteo Garrone

The Zone of Interest di Jonathan Glazer

MIGLIOR DOCUMENTARIO EUROPEO

Apolonia, Apolonia di Lea Glob (Dan/Pol)

Four Daughters (Les Filles D’olfa) di Kaouther Ben Hania (Fra/Tun/Ger/Saudi)

Motherland di Hanna Badziaka & Alexander Mihalkovich (Swe/Ukr/Norway)

On The Adamant (Sur L’adamant) di Nicolas Philibert (Fra/Jap)

Smoke Sauna Sisterhood di Anna Hints (Est/Fra/Isl)

MIGLIOR REGISTA EUROPEO

Justine Triet (Anatomia di una caduta)

Aki Kaurismäki (Fallen Leaves)

Agnieszka Holland (Green Border)

Matteo Garrone (Io capitano)

Jonathan Glazer (The Zone of Interest)

MIGLIOR ATTRICE EUROPEA

Sandra Hüller (Anatomy Of A Fall)

Eka Chavleishvili (Blackbird Blackbird Blackberry)

Alma Pöysti (Fallen Leaves)

Mia Mckenna-Bruce (How To Have Sex)

Leonie Benesch (The Teachers’ Lounge)

Sandra Hüller (The Zone Of Interest)

MIGLIOR ATTORE EUROPEO

Thomas Schubert (Afire)

Jussi Vatanen (Fallen Leaves)

Josh O’connor (La Chimera)

Mads Mikkelsen (The Promised Land)

Christian Friedel (The Zone of Interest)

MIGLIOR SCENEGGIATORE EUROPEO

Justine Triet e Arthur Harari (Anatomy Of A Fall)

Aki Kaurismäki (Fallen Leaves)

Maciej Pisuk, Gabriela Łazarkiewicz-Sieczko, Agnieszka Holland (Green Border)

İlker Çatak & Johannes Duncker (The Teachers’ Lounge)

Jonathan Glazer (The Zone of Interest)

MIGLIOR ANIMAZIONE EUROPEA

Mary e lo Spirito di Mezzanotte (A Greyhound of a Girl) di Enzo d’Alò

Linda e il pollo (Chicken for Linda!) di Sébastien Laudenbach e Chiara Malta

Robot Dreams di Pablo Berger

Il prodigioso Maurice (The Amazing Maurice) di Toby Genkel

White Plastic Sky (Műanyag égbolt) di Sarolta Szabó e Tibor Bánóczki

EUROPEAN DISCOVERY – Premio Fipresci

assegnato a un regista al suo primo lungometraggio (in collaborazione con la FIPRESCI, la Federazione Internazionale dei Critici Cinematografici).

20.000 especies de abejas di Estibaliz Urresola Solaguren (Spa)

How To Have Sex di Molly Manning Walker (UK/Gre)

La Palisiada (ЛЯ Палісіада) di Philip Sotnychenko (Ukr)

Safe Place (Sigurno Mjesto) di Juraj Lerotić (Cro/Slo)

The Quiet Migration (Stille Liv) di Malene Choi (Den)

Vincent Doit Mourir di Stéphan Castang (Fra/Bel).

 

 

 

Immagine: frame del film ‘Green Border’ della regista polacca Agnieszka Holland 

 

 

 

 

 

 

 

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