Brexit. Più tempo al Regno Unito se accetta le regole del gioco
Il 29 gennaio 2018 l’Unione Europea ha adottato le linee guida per i negoziati con il Regno Unito sul periodo transitorio dopo la Brexit.
L’uscita della Gran Bretagna dall’UE è confermata per il 29 marzo 2019, dopo di che la stessa entrerà nel periodo di transizione che durerà fino al 31 dicembre 2020, durante il quale potrà terminare il suo processo d’uscita. Maggior tempo per prepararsi al Regno Unito, dunque ma alle condizioni poste dai 27 dell’Unione.
Michel Barnier (nella foto a lato), il commissario europeo che guida i negoziati, ha affermato che la se il Regno Unito vorrà usufruire del periodo di transizione, dovrà “accettare le regole del gioco”. Ossia dovrà rispettare la normativa europea, essere soggetta alla supervisione comunitaria, rispettarne la giurisdizione e i mandati della Corte di giustizia dell’Unione, ma non avrà diritto di parola e di voto, anche se in “via eccezionale, caso per caso, il Regno Unito potrà essere invitato a partecipare nel processo decisionale”.
Nell’arco dei 21 mesi di transizione Londra potrà sì stringere nuovi accordi commerciali bilaterali con i partner con i quali ha già un rapporto di libero scambio, ma potrà farlo come membro dell’UE, senza il permesso della Comunità non potrà varare alcun accordo bilaterale.
Intransigenza dell’Unione? Non proprio. Come ha spiegato Barnier “durante la transazione il Regno Unito rimarrà nel mercato unico, nell’unione doganale e continuerà a rispettare la politica commerciale dell’Unione; avrà tutti i benefici economici, per questo dovrà applicare anche tutte le regole” dell’Unione.
Riguardo all’accordo di principio raggiunto nel dicembre 2017 sempre Barnier ha ricordato la necessità di “tradurlo in termini giuridici altrimenti non si potranno affrontare gli altri temi che non sono ancora stati trattati”.
Tali accordi, che costituirebbero la prima fase dei negoziati per la Brexit, hanno stabilito la garanzia da parte del Regno Unito della libera circolazione dei cittadini – compreso il diritto di installarsi nel Regno Unito e il rispetto dei cittadini europei residenti nel Regno Unito – e degli impegni finanziari e di frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord.
La seconda fase riguarderà, oltre al completamento della governace dell’Accordo di Ritiro, i diritti di proprietà intellettuale, le attuali procedure per gli appalti pubblici, le questioni legate alle dogane, necessarie a un ritiro ordinato dall’Unione, la protezione dei dati personali e l’uso di informazioni ottenute o processate prima dell’uscita dall’Unione.