Verona tra storia e leggenda, una città sacra e profana
Quà, dove l’Adese, sensa fermarse/rompe nei ponti la so canson/ stao atento ai versi che pol negarse/li tiro a riva, col me baston… (Berto Barbarani)
Adagiata sulle sponde dell’Adige che l’attraversa a serpentina, questa città trattiene tutti assieme i colori rosso, viola pallido, cremisi, giallo in una pienezza tranquilla che la fa rassomigliare ad un borgo di remote origini. A nord le fanno corona verdeggianti colline che scendono in brevi pendii addentrandosi nel cuore dell’abitato per esaurirsi nei dedali di strade laddove la storia di Verona va di pari passo con avvincenti leggende il cui fascino dura ancora, ed hanno un autentico sapore etico e romantico.
Assieme con la storia, che l’ha vista sempre invasa da questo o da quest’altro popolo barbaro, ha vissuto e vive continuamente nell’arte. Così vogliamo e cerchiamo di far rivivere quelle che sono le sue più belle e interessanti zone all’interno delle mura che la circondano.
La romanica basilica di S. Zeno, ha in sé, pur essendo in pietra, qualcosa di caldo, forse è la stupenda facciata che appare sempre illuminata dal sole a far risplendere la sua severa linea architettonica.
E proprio il suo frontale è un vero gioiello, scrigno d’arte mirabile. Sotto il timpano, ove è raffigurato un giudizio universale, si apre lo stupendo rosone, ovvero la ruota della fortuna, essendovi scolpiti i mutamenti del destino, e sotto vi è il protiro con le famose porte bronzee.
Ai lati del portale ecco i vari miracoli di S. ZENO, a destra sono rappresentati gli episodi del Vecchio Testamento e le leggendarie figure di re Teodorico a cavallo. A sinistra altre immagini del Nuovo Testamento che risalgono al XII secolo.
Le formelle che rivestono il portale in legno costituiscono l’opera d’arte più preziosa. Sono 48 in totale oltre due mascheroni, otto figure coronate, sei imperatori, tre Virtù e sette Santi. Un’ampia scala marmorea introduce nell’interno della basilica che è a tre navate divise da colonne in perfetta alternanza.
Molti affreschi arricchiscono questa chiesa ove la leggenda narra fosse conservato il famoso Carroccio, legato alla clamorosa sconfitta del Barbarossa. Coro e leggio scolpiti in legno e la scripta del Santo patrono, altro non sono che l’introduzione al presbiterio eretto al centro e sorreggente l’ancora che incornicia il Trittico del Mantegna.
Le calde tonalità del colore che seppe dare alla Madonna in Trono attorniata dai Santi fanno di quest’opera di Andrea Mantegna qualcosa di veramente mirabile. Napoleone seppe cogliere la bellezza dell’opera e la portò in Francia, quando la restituì trattenne però per il Louvre la predella. Sulla sinistra giganteggia la figura di S.Zeno che ride, e per Verona ed i veronesi è un simbolo, perché proprio questo volto eternamente lieto è lo specchio del carattere e della giovialità del popolo di questa città.
Attraversando l’Adige tramite il ponte Pietra, ai piedi dell’antichissimo colle S. Pietro sorge il teatro romano costruito nell’epoca augustea. Oggi restano, in parte restaurati, l’ampio scalone, statue in marmo, porticati e logge con la gradinata semicircolare che doveva costituire un insieme armonico e grandioso. Una piccola chiesetta eretta nella cavea del teatro conserva uno splendido coro e in una nicchia pare sia stata celebrata la prima S. Messa in Verona.
Vista dall’alto della Torre Lamberti la città mostra come il fulcro della vita cittadina e la zona più caratteristica e pittoresca sia la piazza delle Erbe. Il palazzo del Comune vigila con tre delle sue facciate su altrettante vie.
La casa Mazzanti è adorna di una scalea e un pozzo di pregevole fattura, casa dei Giudici o Domus Nova fu residenza di podestà, mentre sul lato nord vi è il palazzo Maffei dall’architettura fastosa arricchita da statue di divinità pagane.
Al suo fianco è la Torre del Gardello la cui campana scandiva i rintocchi delle ore benché nessun quadrante esistesse all’esterno. E poi al centro troneggia “Madonna Verona” una statua del IV secolo raffigurante una donna in vesti romane che regge fra le mani un nastro con la scritta latina “Questa città è portatrice di giustizia e desiderosa di lode”. Il basamento su cui è eretta la statua è costituito da una bella fontana zampillante proveniente dalle antiche terme romane.
Come Firenze, anche Verona ha la sua piazza dei Signori ove giganteggia il Palazzo della Ragione con i suoi ornamenti in cotto e tufo e con le sue eleganti trifore. Da vedere sono le due buche marmoree che raccoglievano denunce segrete a carico di usurai e trasgressori della legge. Il Palazzo del Capitano che risale all’epoca scaligera è dovuto alla grandezza di Cansignorio che nel 1363 lo adibì a fortezza munita di tre torri, una delle quali divenne poi prigione per i colpevoli di reati politici.
Si potrà mai giudicare aerea una costruzione in pietra? Ebbene ad osservare la facciata della Loggia del Consiglio, detta anche loggia di fra Giocondo, con quei snelli colonnati, con quei pregevoli affreschi e le belle sculture par proprio di vedere tale costruzione librarsi in aria.
L’insieme è perfetto, un vero gioiello architettonico rinascimentale. All’estremità della piazza vi sono le pregevoli Arche Scaligere, tombe monumentali di signori che regnarono del 1200 e 1300, il più valoroso dei quali fu Cangrande I che è effigiato sul coperchio del sarcofago e nella statua equestre sita all’ingresso della chiesa di S.Maria Antica.
Laggiù in fondo alla via vi è la casa di Romeo Montecchi, poco distante, riattraversando piazza delle Erbe, vi è la casa di Giulietta Capuleti. E passando sotto un arco si può notare sulla sommità del medesimo lo stemma di un cappello, emblema appunto della nobile famiglia veronese. All’interno vi è il celebre balcone ove si narra avessero luogo gli incontri degli sfortunati amanti.
E così Verona entra nella leggenda. In punta di piedi, senza quasi farsene accorgere ti prende per mano e ti guida verso ciò che credi una favola ma che in effetti ti affascina al di là di ogni tua più lontana immaginazione. Ti vengono incontro Giulietta e Romeo, sai molto della loro storia, il posto è ideale, il balcone, il chiostro, la chiesetta di Frate Lorenzo, la tomba che li accolse per l’ultimo abbraccio, ti parlano e con semplicità ti sembra di udire in lontananza lo sferragliare di spade del tragico duello che costò a Romeo l’esilio ed anche il vociar di qualche baruffa ti rievoca le dispute tra Capuleti e Montecchi.
Ti domandi solo il perché tanto romanticismo doveva finire così tragicamente e non ti pare assolutamente fuor di luogo immaginare un finale diverso.
Così come non vorresti mai ricordare la crudeltà della bella Rosamunda che dopo aver congiurato per assassinarlo è costretta da Alboino a bere nel teschio del padre e finire poi con il morire avvelenata assieme al consorte.
Storia e leggenda vanno di comune accordo nel presentarti il personaggio Teodorico che sconfiggendo Odoacre fissò la sede del suo regno a Verona e fece costruire sulla sommità del colle S.Pietro un castello e fortificò con possenti mura tutta la città. La sua fine fu avvolta nel mistero.
Secondo la tradizione cattolica e l’ode del Carducci un suono di tromba lo indusse a lasciare il castello ed inseguire un cervo e cavalcando un destriero veloce al pari di una freccia, attraverserà montagne a valli fino a giungere davanti al cratere del vulcano Stromboli, e lì la sua folle corsa finirà cadendovi dentro tra fiamme e boati. Diversa fine invece fece per la leggenda teutonica: morì n combattimento durante la guerra di Chalons contro Attila.
Un rintocco chiaro e possente ti riporta ai giorni nostri, dall’alto della Torre Lamberti, la campana Marangona, ti invita a guardare ancora una volta la città, a volo d’uccello. Il fiume Adige oltre i campanili, sembra aver cambiato colore. E’ a destra, è a sinistra, ovunque volgi lo sguardo lo vedi, un freddo improvviso ne annerisce le sponde non appena il sole tramonta. Scendi in strada, senti un vociar di “ciacole” che ti scaldano un poco il cuore, e così per quanto puoi cerchi di ricordare il più possibile di questo tuo incontro con una città che ancor oggi ti affascina per la sua storia, la sua arte, il suo mistero e le sue leggende.