Storia di un’università che ha portato la scienza e la medicina nella modernità
800 anni compie l’Università di Padova e la storica ricorrenza vedrà lunghi festeggiamenti che inizieranno ufficialmente il 19 maggio 2022 e saranno all’insegna del suo motto Universa Universis Patavina Libertas: tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova e nell’inclusa Scuola Galileiana di Studi Superiori.
Un motto postumo ma che richiama lo spirito della sua fondazione avvenuta nel 1222 per opera di studenti ‘stranieri’ (provenivano dall’Università di Bologna) e del Comune della città, formatosi – man mano che tornavano gli abitanti in città dopo lo spopolamento per la caduta dell’Impero Romano – sul principio di libertas, vale a dire una società di individui liberi. Ma non “liberi di” – specificava Fabio Zampieri, storico della medicina, dalle pagine di bolive.unipd.it tempo fa – ma “liberi da”, in primo luogo dal potere del Sacro Romano Impero Germanico e quindi dal potere vescovile.
Il Comune di Padova divenne nel XIII secolo uno dei più importanti e prosperi d’Italia, guidato dal Consiglio Maggiore che vedeva un ‘ampia partecipazione della cittadinanza e verso cui le corporazioni potevano esprimersi senza reticenze. Vigevano le leggi civili alle quali anche i nobili “che rientravano dalle campagne accettavano di sottomettersi”.
Libera università in libero comune
Il gruppo di studenti ‘stranieri’ fondò l’Università della città secondo tale modello di autonomia “esterna e interna” e chiedendo a Padova di mantenersi coerente con tale modello a garanzia della loro permanenza e del loro percorso di studi.
“In questo modo, erano liberi dalla giurisdizione comunale, nel senso che, per certe categorie di questioni giuridiche, erano soggetti solamente all’autorità del Rettore, anch’egli uno studente – proseguiva Fabio Zampieri – Liberi, inoltre, dalle tasse comunali e da” tutta una serie di obblighi richiesti ai cittadini. Liberi di chiedere prestiti di denaro ai privati, di cui il Comune si fa garante. Liberi, infine, da particolari vincoli nella scelta dei professori, sebbene questo non debba essere inteso come libertà di scelta del contenuto degli insegnamenti. Lo Studio di Padova, quindi, si costituisce, nella sua veste originaria, quasi come uno ‘stato nello stato’ e in questa autonomia si caratterizza la cifra fondamentale della sua libertas.
Quando Padova passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, la libertà dell’Università “per certi aspetti di rafforzò, per altri si attenuò. Di certo la fama di centro di studio indipendente unito alla forza economica e politica di Venezia fecero dell’Ateneo il principale polo scientifico d’Europa, capace di rimanere tale anche durante il periodo della Controriforma.
Le rivoluzioni e i primati. Il passaggio dall’antichità alla modernità
Chi ha insegnato e studiato all’Università di Padova è stato artefice delle rivoluzioni in campo astronomico, scientifico e medico.
Il polacco Niccolò Copernico (1473-1543), propugnatore della dottrina eliocentrica (da osservazioni a occhio nudo), contro il sistema geocentrico come fino ad allora si era creduto in Europa.
Galileo Galilei (1564 – 1642), sostenitore della teoria copernicana elaborò il metodo scientifico. Insegnò a Padova dal 1589 al 1610 e definì quegli anni “i migliori di tutta la mia vita”.
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646 – 1684) nota per essere la prima donna a laurearsi al mondo. Il primato lo raggiunse nel 1678 presso l’Università di Padova. Non funse da battistrada. Passeranno altri 54 anni prima della seconda laureata, Laura Bassi (1711 -1778), fisica presso l’Università di Bologna, ma sarà fra le prime al mondo a diventare accademica.
Nel 1545 (l’Ateneo che dalla fine del XV secolo si è trasferita all’Hospitium Bovis (Palazzo del Bo, che ospita tuttora la sede principale nota anche come il Bo), realizza l’Orto Botanico il più antico del mondo. Dal 1997 patrimonio Unesco, ancora oggi occupa lo spazio originale.
Anatomista e botanico fu Gabriele Falloppio (1523-1562) che insegnò a Padova dal 1551 fino alla sua morte. Descrisse la struttura esatta delle trombe uterine, da cui il loro nome comune, tube di Falloppio) e, incontestabile, l’uso del profilattico. Tra i suoi testi ricordiamo De Morbo Gallico (La malattia francese) parlando della sifilide (malattia venerea a trasmissione sessuale), raccomandava l’uso di questo dispositivo di sua invenzione.
Nel 1536 Andrea Vesàlio (1514-1564), medico fiammingo superò l’esame dell’Università di Padova che gli conferì il titolo di Dottore in Medicina e iniziò la sua carriera ricevendo poi dal Senato di Venezia la cattedra di anatomia e chirurgia. Autore di De humani corporis fabrica è considerato il padre dell’anatomia moderna.
Nel 1595 è invece la volta del Teatro anatomico, altra primato di Padova. Venne inaugurato dall’anatomista e chirurgo e precursore di molte discipline, Girolamo Fabrici d’Acquapendente (1533- 1619), allievo di Falloppio. Il Teatro anatomico divenne un modello per tutta Europa del tempo.
Cattedra a Padova anche a Giovanni Battista Morgagni (1682- 1771), ritenuto il padre della patologia moderna.
All’aria 4 secoli di dogma
Tutt’oggi considerata tra le scoperte più importanti della fisiologia, la circolazione sanguigna si deve al medico inglese William Harvey (1578- 1657)) che a Padova, stimolato da Acquapendente, approfondì i suoi studi sulla circolazione.
Se fino ad allora si credeva quanto stabilito da Galeno nel II secolo d.C, secondo il quale “il sangue aveva origine nel fegato e dal fegato arrivava nell’atrio e nel ventricolo destro del cuore, prima di evaporare, trasformandosi in pneuma, il principio vitale. Harvey che a Padova aveva appreso il metodo scientifico di Galilei e una volta rientrato in Inghilterra, grazie al sostegno finanziario del re Carlo I, continuò a sperimentare e nel 1628 pubblicò i risultati nel testo De Motu Cordis, mandando all’aria 4 secoli di dogma ‘galenico’.
Il Museo della Natura e dell’Uomo
L’importante anniversario terminerà con l’apertura prevista per la prossima primavera del Museo della Natura e dell’Uomo che si estenderà sul oltre 4mila mq di superficie nel centro di Padova. Sarà il più grande museo scientifico universitario d’Italia e raccoglierà collezioni di mineralogia, geologia e paleontologia, zoologia e antropologia che sono state costruite e curate per secoli dagli studiosi dell’Università di Padova.
Il risultato sarà la ricostruzione nel tempo e nello spazio delle diverse ere geologiche, dove reperti antichissimi si avvarranno degli innovativi effetti multimediali.
Gli interessati al programma dei festeggiamenti degli 800 anni dell’Università, possono cliccare al seguente link: 800 anni unipd
Immagini: 1) Padova – Università – l’interno di Palazzo Bo, sede storica dell’Ateneo; 2) cattedra di Galileo