Il surrealista. Sognatore definitivo

Contro l’illuminismo del Settecento e il positivismo dell’Ottocento, a inizio Novecento un gruppo di artisti decise di riprendersi il diritto di vivere ed esprimere il sogno. Riportarlo in primo piano, con i susseguenti moti dell’animo, dopo essere stato ridotti a ruoli da comprimari dai protagonisti raziocinio, logica, scienza affermati dai grandi movimenti culturali dei secoli precedenti.

La strada gli era stata spianata da un certo Sigmund Freud, di professione neurologo, che una manciata di anni prima aveva scompaginato lo status quo, elaborando la teoria secondo la quale i processi psichici inconsci influiscono il pensiero, il comportamento umano e, certamente, i rapporti interpersonali. Nel 1899 con la pubblicazione del suo L’interpretazione dei sogni il giovane neurologo sanciva definitivamente la psicanalisi, procedura applicata la prima volta ad una paziente dal dottor Joseph Breuer, come ci teneva a precisare lo stesso Freud.

Fino ad allora la psicologia non riconosceva l’importanza ai sogni, ora ne diventavano il cardine. L’interpretazione dei sogni fu opera rivoluzionaria, accolta con interesse e, al tempo stesso, aspramente criticata dal mondo medico e scientifico.

Il Primo Manifesto Surrealista. La meraviglia dell’infanzia conservata può salvare le vita

Entusiasti il gruppo di artisti francesi di cui sopra, capeggiati dal poeta e critico d’arte André Breton (1896 – 1966), con i colleghi Paul Eluard e Robert Desnos e i pittori Francis Picabia e Max Ernst, che trovarono nella psicanalisi il modello di sviluppo della loro visione: l’inconscio, il flusso di pensieri fuori dal controllo della coscienza, l’essere umano inteso come “un sognatore definitivo”.

Così scrissero nel 1924 nel Manifesto redatto da Breton, esposizione organica della loro visione che diventava corrente culturale e letteraria d’avanguardia con il nome di Surrealismo.

Seguendo gli studi di Freud, il movimento vede nell’infanzia, una fase determinante nella formazione dell’adulto che sarà.

Vi albergano ancora la curiosità, la fantasia e l’immaginazione che il pensiero razionale incoraggia nei bambini ma vieta agli adulti, costringendo ad un’esistenza “senza luce”, relegata agli argini “dai bisogni imperativi della necessità materiale, della moralità e dell’ordine sociale”.  Mentre rintracciare la meraviglia dell’infanzia rappresenta una salvezza, soprattutto quando “si è scontenti del proprio destino”.

Per Breton, il surrealismo è “puro automatismo psichico con il quale ci proponiamo di esprimere, verbalmente, per iscritto, o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale. …”

Nel suo studio l’esperta Élisabeth Kennel-Renaud raggruppa i concetti fondamentali della corrente in questa sua prima fase, nei seguenti 8 elementi chiave:

omaggio all’immaginazione;

appello alla meraviglia;

fede nella risoluzione del conflitto tra sogno e realtà;

principio della scrittura automatica;

definizione di surrealismo;

immagini surreali;

collage di frammenti di frasi;

atteggiamento anticonformista.

Gli organi del movimento

Nel 1924, con la redazione del Manifesto, vengono fondati gli organi ufficiali del movimento, il Bureau des recherches surréalistes e la rivista La révolution surréaliste.

Successo inaspettato.

Breton, che nel 1921 aveva già sperimentato con Philippe Soupault la scrittura automatica nel testo Les champs magnétiques, aveva concepito il Manifesto come prefazione alla raccolta di poesie in prosa, Poisson solubile.  Ma la prefazione ebbe più successo della raccolta che venne letta come esemplificazione della teoria surrealista.

Ristampato in versione singola nel 1929, l’anno successivo andava alle stampe – Il Secondo Manifesto del Surrealismo, riedito nel 1946.

Il Secondo Manifesto Surrealista. Camminare nella zona vietata

Nel Secondo Manifesto Breton rimarca la necessità dell’applicazione rigorosa e sistematica del surrealismo, per raggiungere l’obiettivo della “rivolta assoluta” contro l’ordine costituto; lancia un atto d’accusa contro coloro che “con i loro atteggiamenti si dissociano al movimento e dai suoi obiettivi” e ricorda che “l’idea del surrealismo tende semplicemente al recupero totale della nostra forza psichica mediante un mezzo che non è altro che la vertiginosa discesa dentro di noi […] il perpetuo camminare nella zona vietata.”

Breton, che oltre al pensiero di Freud vede nell’analisi di Karl Marx l’angolatura più congrua per il cambiamento sociale, sottolinea come il movimento non deve attenersi all’espressione poetica ma deve raggiungere la dimensione sociale, tenendo conto delle preoccupazioni politiche. Mantenendo però la letteratura lontana dagli impegni politici: la surrealista non dovrebbe unirsi con la cosiddetta proletaria perché sarebbe “contraddittorio” per una letteratura o un’arte che “rivendica la massima libertà”, vincolarne la creatività “entro limiti tematici” per quante le esigenze sociali possano essere fondate.

Nuovamente dobbiamo allo studio della studiosa Élisabeth Kennel-Renaud la sintesi in 8 temi di questo Secondo Manifesto:

carattere artificiale delle vecchie antinomie;

il surrealismo non rivendica alcuna moralità;

critica a certi surrealisti;

ricordo delle fondazioni;

appello al coinvolgimento sociale;

avvertimento contro l’indottrinamento politico;

attrazione per l’esoterismo  ;

rifiuto del successo mercantile.

Dal 1930 al 33 la rivista del movimento prenderà il nome di Le Surréalisme au service de la révolution, ampliando il suo raggio di azione agli argomenti sopra citati.

Salvati all’ultimo momento

Nel 1967 i due Manifesti vengono pubblicati insiemi dalla casa editrice Gallimard.

Costuditi dalla società francese Aristophil, alla liquidazione della sua collezione il manoscritto del Manifesto di Breton finì all’incanto.  Intervenne tempestivamente l’autorità pubblica che, classificandolo il testo come tesoro nazionale, riuscì a ritirarlo dalla vendita.

Nel 2021 entrambi i manifesti sono stati acquisiti dalla Bibliothèque nationale de France.

 

Approfondimento: andrebreton.fr 

 

Immagine: Parigi 1930, da sinistra i poeti Paul Eluard e André Breton, il primo co-firmatario del Primo Manifesto Surrealista, redatto dal secondo – Photo by Man Ray, tratta da eluard.com

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