La studiosa che avviò lo studio moderno della zoologia

Ad avviare lo studio moderno dei molluschi in Italia c’è un’inaspettata presenza femminile: una studiosa, un’aristocratica fiorentina, fra le prime naturaliste europee, che nel 1878 scrisse un testo frutto dei suoi studi sui molluschi terrestri italiani.

Si tratta di Marianna Paulucci (Firenze, 3 febbraio 1835 – 7 dicembre 1919), nata Marianna Panciatichi Ximenes, figlia di Ferdinando, eclettica personalità tra i cui tanti interessi spiccava la biologia.

Della formazione di Marianna si sa soltanto che venne istruita al collegio Ripoli e, successivamente, seguendo le orme del padre Ferdinando e del marito Alessandro Paulucci, si interessò agli studi naturalistici: paleontologia, botanica, ornitologia e soprattutto malacologia.

Nel 1862 inizia a collezionare molluschi marini e terrestri, avviando i suoi studi che la porteranno a pubblicare a 31 anni il suo primo articolo scientifico su un muricide (conchiglie vistose).

Nel 1878 la sua collezione di 534 specie diverse di molluschi viene esposta all’ Exposition Universelle di Parigi, e la scienziata inizia a redigere il primo catalogo. Ne seguiranno altri suddivisi per regione: molluschi della Calabria, Abruzzo e Sardegna, oltre a quello del Monte Argentario e nel 1880 uno specifico sui molluschi fluviali italiani che sarà presentato all’Esposizione Universale della Pesca a Berlino.

Nell’intervista al magazine dell’Università di Firenze Simone Cianfanelli, curatore delle collezioni malacologiche della Specola, racconta come l’idea della studiosa fosse quella di arrivare alla catalogazione complessiva della malacofauna italiana che “avrebbe portato l’Italia al livello delle grandi nazioni europee”.

Progetto interrotto dalle vicissitudini familiari, che la portano a occuparsi della gestione di beni familiari. Ma nel frattempo, ampliando i suoi studi naturalistici, studia e allestisce le collezioni botaniche e ornitologiche nelle tante proprietà familiari di campagna. Con un erbario di 4153 di campioni (exsiccata) Paulucci si distingue con la pubblicazione sul Parco di Sammezzano, creato nell’arco di decenni dal padre Ferdinando.

Costretta dagli impegni a terminare le sue indagini scientifiche, Paulucci decide di donare le sue collezioni al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze dove le è stata dedicata una sala col nome Museo Paulucciano, dove si conservano gli esemplari di malacofauna che raccolse. Le collezioni botaniche, invece, le destina all’istituto oggi diventato Fondazione Scienza e Tecnica.

Nonostante la studiosa fiorentina abbia pubblicato 40 articoli, partecipato a numerosi dibattiti e lasciato un’eredità scientifica ragguardevole, il riconoscimento del suo lavoro, non è unanime. La sua dedizione agli studi naturalistici è ancora ritenuta da alcuni studiosi “passatempo e conforto nelle difficoltà della vita”, come ha scritto Ettore Arrigoni degli Oddi nella biografia che le ha dedicato.

Paulucci ha ricevuto riconoscimenti pubblici e l’elogio per aver intrapreso il tentativo di redigere la prima classificazione complessiva della fauna malacologica italiana. Pur non essendo riuscita nell’impresa, ha conseguito risultati che restano tuttora ineguagliati. Il Sistema Museale dell’Ateneo si sta ora impegnando a ripartire dai cataloghi della studiosa per proseguire il suo lavoro.

Il lavoro attuale, condotto dal citato Cianfanelli con Enrico Talenti, Gianna Innocenti e Marco Bodon, è descritto in Annotated catalogue of the types of Mollusc taxa described by the Marquise Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona Paulucci preserved at the Museum of Natural History of the University of Florence, la cui terza parte è stata pubblicata nel maggio 2024.

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