Patrick Zaki. La sentenza e la grazia inaspettate
Patrick Zaki è stato graziato. Lo riferiscono l’Ansa, citando autorità egiziane e i profili social dedicati alla liberazione del giovane ricercatore, il quale ieri era stato condannato a 3 anni di reclusione (v. di seguito).
Il “Presidente Abdel Fattah al-Sisi (…) usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer, in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche” scrive sulla piattaforma social, Mohamad Abdelaziz, un componente del Comitato per la grazia presidenziale egiziano.
Muhammad Al-Baqer, avvocato, reo di aver difeso Alaa Ab del Fattah, uno dei più famosi prigionieri politici egiziani, arrestato nel 2019.
A commento di tali atti di clemenza del presidente della Repubblica egiziana, al Sisi, Hossam Bahgat, attivista per i diritti umani, ha scritto su Twitter: “Accogliamo con favore la notizia della loro grazia e chiediamo l’immediato rilascio di migliaia di persone ancora detenute in Egitto per motivi politici”.
Per le organizzazioni dei diritti umani egiziani, i detenuti politici e di coscienza oscillano tra i 60 e i 100mila (dato: agenzia dire)
aggiornamento 19 luglio 2023, h. 18:57.
La sentenza definitiva
All’undicesimo udienza, è arrivata – inaspettata – la condanna a 3 anni per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”, oltre per aver scritto, nel 2019, un articolo di denuncia delle discriminazioni contro i copti egiziani.
Termina così, il 18 luglio 2023, la lunga vicenda giudiziaria del ricercatore e attivista per i diritti umani, Patrick Zaki, dopo aver fatto appena in tempo a discutere, da remoto, la tesi del master in studi di genere Gemma, presso l’Alma Mater di Bologna.
Il Tribunale Mensura (Egitto), dopo tanti rinvii, ha emesso la sentenza e per Patrick si riaprono le porte del carcere (era a piede libero dal dicembre 2021), dove dovrà rimanere per 14 mesi, essendogli stati scontati i precedenti 22 mesi di carcere cautelativo.
La pace per Patrick Zakir è terminata a febbraio 2020, precisamente il giorno 7, appena tornato dall’Italia – dove studiava – in Egitto, per trascorrere una vacanza con i propri cari.
Venne arrestato in aeroporto al Cairo, per un mandato di cattura emesso nel 2019. Il giorno seguente comparve al Tribunale Mensura, sua città natale, in stato di arresto, e qui gli vennero formalizzate varie accuse tra le quali: istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che punta a minare la sicurezza pubblica.
Patrick Zaki si è sempre dichiarato innocente. E tale è stato sempre ritenuto fuori dall’Egitto, fin da subito: il 9 febbraio 2020 a Bologna si organizzava il primo flash mob mentre sulla piattaforma Change.org partiva la richiesta di mobilitazione internazionale per la sua liberazione.
Seguiranno altre numerose iniziative, a Bologna, città che Zaki ama moltissimo, in Europa e dall’altra parte dell’Oceano. Molte le città italiane che gli conferivano la cittadinanza italiana, l’ultima Roma a fine 2022.
Con il tempo sono cadute le accuse più gravi (per le quali rischiava fino a 5 anni di carcere); rimanevano in piedi quelli di cui sopra che lo hanno portato alla condanna definitiva di oggi.
Una sentenza, al momento, senza appello perché pronunciata da un tribunale speciale.
Lo scorso 5 luglio, nel corso della discussione della tesi del master dell’Ateno bolognese, Zaki aveva detto che soltanto lo studio gli aveva dato la forza di sopportare i duri mesi del carcere. E posto che il giovane intende proseguire con il suo dottorato, l’augurio è che ancora nello studio trovi il conforto per i trascorrere in carcere i 14 mesi che l’attendono. Il supporto dell’Università e della sua mentore, la professoressa Rita Monticelli, non verranno meno. Come hanno finora dimostrato.
Immagine: il ricercatore e attivista Patrick Zaki