Rocco Scotellaro. Un poeta un po’ dimenticato

“Un poeta un po’ dimenticato” disse Luigi Proietti di Rocco Scotellaro, quando scelse i suoi versi per la sua partecipazione alla cerimonia d’inaugurazione di Matera Capitale della Cultura, nel 2019.

Annunciandolo alla stampa, il grande attore ritornò con il ricordo al suo debutto di 50 prima, avvenuto proprio nella capitale lucana, con uno spettacolo accanto all’attrice Maria Monti che includeva “un paio di pezzi” con i versi tratti da È fatto giorno di Rocco Scotellaro.

Il regista Luchino Visconti, invece, raccontava di aver scelto il nome del poeta come titolo per il suo celebre film Rocco e i suoi fratelli “in memoria di Scotellaro per il quale nutro una grandissima ammirazione”. Il film fu girato nel 1960, sette anni dopo la scomparsa del poeta, avvenuta il 15 dicembre 1953.

Settant’anni corrono dalla scomparsa di Scotellaro, dunque, che coincidono con i cento anni della sua nascita, avvenuta a Tricarico (Basilicata) il 19 aprile 1923.

Una vita brevissima quella di Scotellaro ma intensissima: è stato scrittore, poeta, sindacalista e politico e ricercatore.

Tutta la sua produzione letteraria è stata raccolta, ancora nel 2019, nel volume Tutte le opere, curato da Franco Vielli e Giulia Dell’Aquila per Mondadori, forse difficile da trovare nelle librerie, ma disponibile sulle piattaforme di vendita digitali.

Le condizioni della società contadina lucana

Fonte inesauribile di ispirazione della sua arte e della sua attività sociale civile e politica è stata la condizione in cui versava la società contadina lucana, che portava sulle spalle secoli di miseria e oppressione. Il suo impegno a sradicare le carenze alimentare e igienico-sanitarie e a vincere sul caporalato lo condusse a entrare nelle file del Partito Socialista: la considerava la posizione ideale per suscitare la partecipazione della popolazione per la soluzione dei problemi.

Ne fanno testimonianza, nell’immediato dopoguerra, la sua partecipazione all’occupazione delle terre incolte di proprietà dei latifondisti (Scotellaro fu uno dei promotori della Riforma Agraria del Sud) e, soprattutto, la fondazione dell’Ospedale Civile di Tricarico edificato con il contributo dei cittadini.

Di Tricarico Scotellaro era diventato sindaco nel 1946 all’età di 23 anni, un anno importante anche per l’incontro che ebbe con lo scrittore e pittore Carlo Levi, che il poeta indicherà come suo mentore.

Nel corso del suo mandato entrò in contatto con l’industriale illuminato Adriano Olivetti e con il suo Movimento Comunità di cui beneficiò di una borsa di studio e collaborò alla rivista omonima.

L’accusa di concussione: una vendetta politica

La carriera politica si interruppe nel febbraio del 1950, quando Scotellaro venne arrestato per concussione, accusa dalla quale fu prosciolto in appello per non aver commesso il fatto e perché il fatto “non costituisce reato”. Si trattò, in realtà, di una “vendetta politica” come i giudici riportarono nella sentenza.

Ma il riconoscimento dell’innocenza non fu sufficiente: Scotellaro uscì provato da questa esperienza nonostante si svolse in un breve arco di tempo: 47 giorni di carcere e la assoluzione già a maggio.  Si dimise da sindaco e lasciò Tricarico.

Dopo la politica

Si recò a Venezia dove strinse una solida amicizia con la poetessa Amelia Rosselli, figlia di Carlo, fondatore del movimento antifascista Giustizia e Libertà; lavorò presso l’Osservatorio di economia agraria di Portici, chiamato dall’economista Manlio Rossi Doria e dove collaborò al piano reginale della Basilicata ,nell’ambito dell’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (SVIMEZ); nel 1952 era in Calabria con Carlo Levi, impegnati nella valutazione degli effetti della riforma agraria.

Nel 1953 aveva preso contatti con lo scrittore Carlo Cassola e il filosofo Aldo Capitini, ma a fine anno, a Portici, morì stroncato da un infarto.

La maggior parte delle sue opere letterarie furono pubblicate postume, grazie all’interessamento di Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, il quale, nel grande affresco Lucania ’61, ritrae Scotellaro al centro dell’opera.

È fatto giorno, siamo entrati in gioco anche noi/con i panni e le scarpe e le facce che avevamo” verseggiava Scotellaro. Una profezia che ha reso giustizia alla sua Basilicata e alla sua gente.

 

Immagine: Roma 1950, i poeti Amelia Rosselli e Rocco Scotellaro

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