I quadri di Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura
Tra i tanti talenti di Pier Paolo Pasolini, poeta, regista cinematografico, intellettuale finissimo, c’è uno sconosciuto ai più, quello della pittura, al quale ora gli si rende giustizia con l’apertura della Pinacoteca nel Centro studi dedicato all’artista di Casarsa della Delizia (Pordenone).
Diciannove opere, fra dipinti a tempera e a olio e disegni a china e tecnica mista, ci svelano questo nuovo aspetto della poliedricità pasoliniana. Lo stesso vi si dedicò negli anni universitari e nuovamente nella maturità e ne coltivò sempre lo studio anche come costante fonte d’ispirazione per le scenografie e luce dei suoi film.
Ciò è tangibile nell’esposizione Fotogrammi di pittura a Villa di Mamiano di Traversetolo di Parma (fino al 12 dicembre 2021), dove i curatori Stefano Roffi e Mauro Carrera ci mostrano come il regista costruiva le sue inquadrature come “quadri in campo fisso, dei tableaux vivants che fanno tesoro delle lezioni figurative di Caravaggio, Mantegna, Piero della Francesca, Francis Bacon, Giotto e Velázquez”.
“L’influenza degli studi sul Romanico, su Masaccio e su Caravaggio emerge fin dal primo film, Accattone (1961) – proseguono i curatori -. In Mamma Roma (1962), l’immagine del protagonista è una vera e propria citazione del Giovane con canestra di frutta di Caravaggio (1593-1594), mentre la scena finale del ragazzo riprende il Cristo morto di Andrea Mantegna (1485), in una evidente sovrapposizione del sacrificio di Cristo con le sofferenze dei miseri. Nell’episodio da RoGoPaG di La ricotta (1963) Pasolini ricostruisce la Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino (1521) e la pala del Pontormo dedicata allo stesso soggetto (1526-1528). Riferimenti pittorici a Piero della Francesca e Francis Bacon si ritrovano ne Il Vangelo secondo Matteo (1964) e Teorema (1968), mentre citazioni di Giotto e Velázquez si osservano ne Il Decameron (1971) ”.
Tornando alle opere pittoriche di PPP, dopo essere state restaurate da uno studio friulano (con il sostegno di un bando della Fondazione Friuli) faranno permanentemente bella mostra di sé presso l’Accademiuta di lenga furlana, insieme ai quadri di quegli artisti che di Pasolini furono amici e collaboratori professionali come Giuseppe Zigaina, Federico De Rocco, Virgilio Tramontin, Anzil e Renzo Tubaro.
Dell’Accademiuta, cenacolo di poesia in lingua friulana, fu fondatore lo stesso Pasolini nel febbraio del 1945. La dedicò al fratello partigiano, Guido, una delle vittime dell’eccidio di Porzûs appena compiuto dalla Brigate Osoppo.
Tra le attività dell’Accademia ricordiamo la sua prima rivista Stroligùt (Il Lunarietto), scritto in lingua friulana alla quale collaborarono tra gli altri i poeti Amedeo Giacomini, Novella Cantarutti e Federico Tavan.
Il prossimo 2 novembre saranno trascorsi 46 anni dalla tragica morte (mai del tutto chiarita) di Pier Paolo Pasolini, intellettuale puro che non ha lasciato eredi ed anche per questo il vuoto che ha lasciato, a quasi cento anni dalla sua nascita (5 marzo 1922) è incolmabile.
Immagini: 1) Pier Paolo Pasolini; 2) fotogramma del film ‘Accattone’, 1961; autoritratto di Pier Paolo Pasolini