Il restauro della Cappella Sistina d’America. Un capolavoro Maya
È terminata l’opera di restauro della “Cappella Sistina d’America”; il Tempio delle Pitture Murali che sorge nel sito archeologico Bonampak in Chiapas (Messico). Tre sale che si estendono su una superficie totale di 250 metri quadrati, interamente affrescate, venute alla luce grazie all’astronomo, archeologo e fotografo Giles Greville Healey (Usa 1901-1980) e, alla sua guida, Chan Bor.
Era il 1946 quando Healey si imbatté con i dipinti precolombiani di una delle strutture del sito di Bonampak, edificato tra il 580 e 800 d. C., all’interno del quale sorgeva la Cappella, i cui affreschi riproducono fatti realmente accaduti. Oltre alla Cappella, una seconda e terza sala.
Nella seconda sala si trova un dipinto che raffigura una scena di battaglia che riporta una data: 2 agosto 792, da cui la deduzione che le pitture siano state realizzate negli anni successivi al 792. Nella terza sala, dove si sono concentrati i lavori di restauro, emergere un affresco che riproduce un rito auto-sacrificale.
Notizie che ci vengono dallo studio compiuto nel 1996 dalla Yale University, aggiornato ai nostri giorni grazie all’opera di restauro, compiuta dall’’INAH (Istituto Nazionale di Archeologia e Storia del Messico), iniziata nel 2009, sul progetto di Haydeé Orea e realizzati sotto il coordinamento del restauratore Constantino Armendáriz.
Quest’ultimo ha raccontato che durante i lavori hanno riscontrato anche i tratti del disegno preparatorio e le modifiche postume apportare agli affreschi per “omettere determinati dettagli”.
Diana Magaloni, ex direttrice del Museo Nazionale di Antropologia messicano, membro del team dei restauratori, ha segnalato la sorprendentemente ampia gamma cromatica usata di pittori di Bonmpak”. 28 sono le combinazioni dei pigmenti che riproducono con estrema qualità i colori naturali. Per esempio l’azzurro, racconta Magaloni, è presente nelle pitture in 4 tonalità diverse.
L’INAH ha rilevato il massimo rispetto che è stato mantenuto per le pitture originali. Soltanto in alcuni punti è stato utilizzato un acquarello completamente reversibile, nel pieno rispetto del “rigatino”, tecnica italiana propria del restauro archeologico, che permette di distinguere gli interventi rispetto alla pittura originale.
Dopo 71 anni dalla sua scoperta, conclude l’INAH, i lavori di restauro riportano alle parole del pioniere del cinema messicano, Salvador Toscano (1872-1947) che affermava che i Maya erano anzitutto artigiani e pittori e che il sito di Bonampak, per la bellezza delle sue pitture, può ben dirsi la “Cappella Sistina d’America”.
Fotografia di copertina: riproduzione in scala reale del tempio realizzata nel Museo nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico