Le similitudini (involontarie) tra Jonathas de Andrade e Samuel Beckett

Com o coraçao saindo pela boca (Con il cuore che mi scoppia dalla bocca) si chiama l’installazione dell’artista Jonathas de Andrade per il padiglione brasiliano alla 59° Biennale dell’arte di Venezia.

Un punto di entrata e di uscita a forma di un grande orecchio svela ciò che contiene: l’anatomia di un corpo martoriato per cause svariate, metafora per de Andrade, artista-ricercatore, della sua terra il Brasile. Un corpo  troppo spesso dilaniato e ridotto al silenzio.

La forma di quell’ingresso ci richiama alla mente la “grande  orecchia” di cui parlava, negli ultimi giorni di vita, il drammaturgo e scrittore irlandese Samuel Beckett, Nobel per la letteratura 1969.

“La grande orecchia che ascoltava ancora tutto” scrive Beckett, per descrivere la sua scrittura spedita quando ancora godeva di buona salute. “Quando scrivevo a tutto andare, immaginavo dietro di me un’orecchia, grande, bellissima che mi ascoltava. Ascoltava le parole uscirmi dalla testa, a mano a mano che le scrivevo, dopo di che mi dava il suo parere”.

Parole riportate dalla scrittrice e produttrice radiofonica francese,  Maylis Besserie, nel suo libro L’ultimo atto del Signor Beckett (ed. Voland, traduzione di Daniele Petruccioli),

Qui, alternando fatti veri all’immaginazione, la scrittrice ricostruisce sotto forma di diario, l’ultimo periodo dell’ esistenza del massimo esponente del teatro dell’assurdo e autore del celebre Aspettando Godot, trascorso nella casa di riposo Le Tiers-Temps di Parigi.

Lo immagina ripercorrere la sua vita in un nostalgico parallelismo tra il il vigore del passato e l’inevitabile cedimento del presente, proprio alla luce dei suoi 83 anni, sofferente per la perdita dell’amata moglie Suzanne, avvenuta nel luglio 1989. Il drammaturgo la raggiungerà nel mondo dell’altrove soltanto 5 mesi dopo, il 22 dicembre 1989.

Ed ecco che il titolo del padiglione brasiliano, così come l’intera installazione,  presentano, pur con motivazioni diverse fin dalle loro genesi, similitudini e involontari richiami con l’ultimo atto della vita di Samuel Beckett.

L’arte tesse trame sotterranee, inconsapevoli, lontane nel tempo e nello spazio, per poi regalare a chi gode dei suoi frutti, istantanee di sottili associazioni ed evocazioni.

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