Le ragazze dell’anagrafe e il podestà distratto
Il coraggio di quattro ragazze e un ragazzo dell’anagrafe
Nell’estate del 1940 un gruppo di donne ebree, provenienti soprattutto dalla Germania e dalla Polonia, furono internate a San Donato Val di Comino, in Ciociaria a ridosso dell’Abruzzo. Tra loro c’era Margaret Bloch, compagna dello scrittore di Franz Kafka dal quale aveva avuto un figlio morto a 7 anni nel 1921.
Durante i nove mesi di “non belligeranza”, che precedettero l’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940), i fascisti avevano scelto i siti per internare gli ebrei stranieri e i dissidenti al regime.
Le località designate furono circa 250, oltre il campo di Ferramonti di Tarsia (Cosenza).
L’internamento libero
Si trattava di un internamento libero, una sorta di confino, concepito inizialmente soltanto per donne poi aperto per i ricongiungimenti familiari e ai trasferimenti.
Non potevano superare i confini, né lavorare e costretti a presentarsi quotidianamente alla stazione dei Carabinieri. Per il resto vivevano in libertà con i sussidi decisi dallo Stato e le indennità per l’alloggio, stringendo buoni rapporti con i locali.
Ma tutto cambiò con l’8 settembre del 1943, all’annuncio dell’Armistizio firmato dall’Italia con gli Alleati (Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica). I tedeschi diventati occupanti iniziarono le azioni di rastrellamento degli ebrei e gli arresti si estesero per tutto il Paese.
San Donato
Giunsero anche a San Donato, che si trovava lungo la Linea Gustav. Il gruppo iniziale si era nel frattempo infoltito, ma il Comune e la popolazione si adoperarono per salvare gli internati, sotto l’occhio volutamente distratto del podestà, Gaetano Marini.
Gli impiegati dell’Anagrafe, Carmela Cardarelli, Rosaria De Rubeis, Maddalena Mazzola, Pasqualina Perrella e Donato Coletti decisero di distruggere i documenti originali degli internati sostituendoli con nuovi con generalità italiane, il podestà li firmava… .
Contemporaneamente tutto il paese, composto soprattutto da donne, si dava da fare per coprire gli ebrei e i rifugiati, ex prigionieri alleati, condividendo con loro il poco che avevano.
Il 6 aprile 1944 due delle impiegate impegnate nell’operazione ‘anagrafe’ furono scoperte dai tedeschi. Una di loro, Pasqualina Perrella stava per essere deportata. Si salvò. L’aspettava una vita lunga. Si è spenta nel 2021 a 99 anni.
Dei 29 ebrei presenti a San Donato 16 furono arrestati, inclusi 2 bambini e Margaret Bloch (la conversione al cattolicesimo non la salvò) e, deportati ad Auschwitz, soltanto 3 ne fecero ritorno; i rimanenti erano riusciti a rimanere nascosti, salvandosi, dopo aver raggiunto il fronte.
La decisione di una comunità compatta e l’organizzazione della falsificazione dei documenti – lo stesso espediente per gli stessi intenti messo in atto dai consoli Jan Zwartendijk e Chiune Sugihara raccontati nel libro I Giusti – è stata studiata attentamente dal Museo dell’Olocausto di Washington.
Il Museo del Novecento e della Shoah, itinerario culturale europeo
Nel giugno 2022 il palazzetto dell’ufficio dell’Anagrafe, dove venivano falsificati i documenti è diventato il Museo del Novecento e della Shoah, costituito da 8 sale dedicate rispettivamente al Fascismo al fronte di Cassino, alla deportazione degli internati, all’arrivo degli Alleati, al referendum Monarchia – Repubblica, alla ricostruzione di Montecassino ad opera degli scalpellini del luogo e all’emigrazione.
L’allestimento sviluppato in ordine cronologico, oltre ai filmati a ciclo continuo, comprende diari di guerra documenti, e gli oggetti della quotidianità degli internati, ma anche dei soldati tedeschi, italiani e degli alleati.
L’istituzione è stato inserito nella Liberation Route Europe, come itinerario culturale promosso dal Consiglio d’Europa.
Immagine: San Donato Val di Comino, Museo del Novecento e della Shoah