Impressionismo 1874. L’attimo che non fuggì
E ci siamo al grande anniversario tondo dell’impressionismo; data ufficiale di nascita del movimento il 15 aprile 1874, quando al numero 35 di Boulevard des Capucines, nel laboratorio del fotografo Nadar, veniva inaugurata la mostra pittorica degli artisti del gruppo artistico formatosi nel 1860.
Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Paul Cézanne e altri 24 artisti in quel giorno di 150 anni fa, come si erano proposti, univano le forze per la mostra indipendente dei loro dipinti.
Dopo i rifiuti ricevuti dal Salon (che organizzava esposizioni prima biennali poi annuali di pittura e scultura presso il Louvre, decretando così la caratura dell’opera selezionata) nel 1874 questo gruppo dei 31 pittori era pronto ad affrontare critica e pubblico, con la loro contro-esposizione.
Il loro stile antiaccademico e nuovo non venne subito apprezzato, soprattutto dai critici: uno in particolare scrisse di quadri incompiuti che restituivano soltanto “un impressione”.
Battezzava a sua insaputa la nuova corrente artistica impressionista, oggi considerata ai primordi delle avanguardie e tra le più amate dai nostri contemporanei.
La produzione artistica degli impressionisti iniziò la propria fortuna nel 1880, grazie al sostegno del mercante Paul Durand-Ruel (Parigi, 1831 – 1922) proprietari, di un negozio che esponeva e vendeva stampe e disegni (tra i quali quelli del romantico Eugène Delacroix ), che presto diventò un punto d’incontro per artisti e di rifermento per collezionisti, evolvendosi naturalmente in una galleria d’arte che diventerà modello di sistema ancora attuato.
Paul Durand-Ruel. L’instancabile mercante – mecenate
Alla sensibilità di Durand non era sfuggita l’eccezionalità dei tratti pittorici del gruppo, che rappresentavano la realtà non attraverso la sua fedele riproduzione ma piuttosto riportando su tela l’attimo del momento in cui veniva osservata: le sensazioni del pittore di fronte alla natura espresse con colori forti e insoliti e i contrasti tra luce e ombre, superando la pittura in studio a soggetto storico e facendo irrompere la contemporaneità.
Disse Monet che senza di Durand gli impressionisti sarebbero “morti di fame. Gli dobbiamo tutto”, come riporta l’esperto d’arte, Lorenzo Pacini, nel suo scritto auto pubblicato L’arte, la vita e un pizzico di Van Gogh.
Il mercante era soprattutto un mecenate che non si limitava a comprargli le opere ma provvedeva alle loro spese mediche, agli affitti fino, si racconta, alle fatture del sarto, pur di assicurargli la necessaria tranquillità per dipingere.
A morire di fame rischiò, infatti, lo stesso Durand, per i tanti quadri che comprò di Monet già nel 1872 e poi di Pissarro, Sisley, Degas, Renoir, Manet e tanti altri, per circa 20 anni.
Fino al memorabile successo del 1905, quando, dopo tante personali senza successo organizzò alle Grafton Galleries di Londra un’esposizione di 315 opere dei suoi amati impressionisti.
Il tempio dell’impressionismo e post impressionismo: il Musee d’Orsay, firmato da un’architetta italiana
Oggi il tempio della pittura impressionista e post-impressionista è il Musee d’Orsay di Parigi, (l’ex stazione ferroviaria la Gare d’Orsay, riconvertita dall’architetta italiana Gae Aulenti) il quale, con il Musée de l’Orangerie e la National Gallery of Art di Washington celebra il 150° anniversario della prima esposizione espressionista con la grande mostra Parigi 1874. L’istante impressionista.
Centotrenta opere tra quelle esposta nello studio di Nadar e in contrapposizione i dipinti e alle sculture ammessi al Salon; una scelta compiuta sia per riportare il visitatore di oggi allo spirito dell’epoca di fronte alla grande novità rivoluzionaria del tratto e del concetto impressionista, sia per mettere in rilievo le assonanze inaspettate tra le due proposte, a dimostrazione che il tramonto dell’accademismo del Salon era, comunque, segnato.
L’esposizione ricostruisce il particolare contesto storico in Francia degli anni Settanta dell’Ottocento, iniziati con la guerra franco-prussiana e la guerra civile che ne seguì a brevissima distanza e che portò alla proclamazione della Comune di Parigi.
I curatori seguono con la lente d’ingrandimento questo gruppo di artisti che, en tiempos revueltos, sentirono l’esigenza di una nuova e libera espressione ed esplorano i motivi per cui dei tanti artisti accoliti, soltanto meno di dieci ebbero – e, soprattutto hanno – fortuna universale.
Mostra: Parigi 1874. L’istante impressionista;
dove: Musee Orsay – Parigi;
quando: dal 26 marzo al 14 luglio 2024.
Immagini: ‘Le Balcon’, opera di Edouard Manet, presentata la prima volta al Salon nel 1869. Mal accolta: “Chiudete le imposte !” ironizzò il caricaturista Cham (dal Musee Orsay). La donna seduta a sinistra è la pittrice Berthe Morisot; in copertina: ‘Partie de bateau’ – ‘Parte di una barca’, capolavoro di Gustave Caillebotte e “icona” dell’impressionismo ancora in mani private, è stato classificato come “tesoro nazionale” il 30 gennaio 2020 (dal Musee Orsay)