La bella confusione di Elio Vittorini
Lo scrittore Elio Vittorini avrebbe compiuto 115 anni il prossimo 23 luglio. Un anniversario tondo che si associa a quelli di altri due pilastri della letteratura italiana del Novecento: il centenario di Italo Calvino (il prossimo 14 ottobre) e il precedente di Beppe Fenoglio (1 ° marzo 2022): entrambi furono pubblicati grazie a Vittorini nella sua qualità di ideatore e responsabile della collana i Gettoni della casa editrice Einaudi per la quale, tra l’altro, avviò il periodico il Politecnico, con il quale Vittorini intendeva conciliare tecnica e letteratura.
Un altro anniversario del 2023 riporta a Elio Vittorini: i 60 anni dall’uscita del film Il Gattopardo di Luchino Visconti. La sua genesi, insieme a quella di Otto e mezzo, film coevo di Federico Fellini – è il fulcro del recente libro La bella confusione di Francesco Piccolo (ed. Einaudi), che ci offre un accurato affresco della cultura – strettamente ancorata alla politica ma vivacissima – di quegli anni.
Il film Il Gattopardo è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo che il siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa – conterraneo di Vittorini ma di estrazione sociale opposta – ultimò nel 1956 e la cui pubblicazione e successiva accettazione fu un caso letterario a livello europeo e il nostro Vittorini ne fu il primo, inconsapevole artefice. Rifiutò di pubblicarlo per ben 2 volte. La prima come lettore consulente di Mondadori (ma molto probabilmente non lesse il libro, basandosi sui commenti di collaboratori) e la seconda volta, quando non lo considerò idoneo per la già citata Gettoni, collana sperimentale che cercava nuove strade letterarie, mentre il Gattopardo venne classificato come un romanzo d’impostazione classica.
Fatto sta che il doppio rifiuto di Vittorini segnò la fortuna della Feltrinelli che lo pubblicò nel 1958, con grande successo internazionale attraverso il passaparola dei lettori. L’abbaglio doppio di Vittorini – fortuna della Feltrinelli – si ripeterà l’anno successivo con Il dottor Živago del russo Pasternak (anche qui se ne seguirà una riuscitissima versione cinematografica) e ancora nel 1962 con Il tamburo di latta del tedesco Günter Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1999. Proprio una bella confusione quella di Vittorini.
Nel 1959 Il Gattopardo vinse il Premo Strega. Per la prima volta il riconoscimento veniva conferito postumo – Tomasi di Lampedusa era morto nel 1957- come è appena avvenuto da allora, per l’autrice Ada D’Adamo, scomparsa il 1° aprile 2023, vincitrice con il suo libro Come d’Aria.
Niente di non risaputo
E il nostro Vittorini? Secondo Piccolo nessuno sapeva che avesse rifiutato di pubblicare Il Gattopardo, se non fosse stato per la recensione di Carlo Bo nella quale, senza fare nomi scrisse che il titolo aveva ricevuto “l’onore del rifiuto”.
“Sentitosi chiamato in causa “scrive Piccolo, Vittorini decise di prendere una posizione pubblica attraverso l’intervista rilasciata a Il Giorno, dove non rivelò il suo rifiuto, ma non nascose la sua contrarietà. “Il Gattopardo è piacevole ma non di alta statura”: imitazione dei Viceré di De Roberto, sarebbe andato bene “trent’anni prima” dichiarò, e poi l’affondo sulla “concezione della morte così vecchia e scontata, così antiquatamente patetica”.
Per questi e altri motivi Vittorini preferiva autori che dicevano “qualcosa di non risaputo” mentre il Gattopardo lasciava “il tempo proprio tale e quale lo trova”.
Alla tagliente intervista rispose lo scrittore Giorgio Bassani – al quale si deve la pubblicazione de Il Gattopardo – citando i numeri: il romanzo era già all’ XI edizione con 40milaa copie vendute.
John Fante
Se le scelte editoriali di Vittorini non sempre hanno coinciso con i gusti del pubblico e la fortuna commerciale degli editori, va rimarcata la sua puntale coerenza nell’ impegno costante per l’innovazione e la divulgazione che necessariamente richiedeva l’attualizzazione dei testi.
Alla ‘sua’ lista degli autori il cui linguaggio seguiva il ritmo dell’evoluzione del tempo, va aggiunto il nome di John Fante, menzionato in Italia la prima volta nell’Antologia Americana che Vittorini curò per la collana La Corona di Bompiani, pubblicata prima nel 1942 priva delle sue note, soppresse a causa della censura fascista, che già ne aveva ritardato la pubblicazione, poi in forma integrale nel 1968.
Vittorini non c’era più. Un tumore lo aveva portato via nel 1966.
I suoi libri
Della produzione letteraria del Nostro, che fu anche giornalista e traduttore, ricordiamo, tra gli altri libri, Uomini e no che scrisse nel 1944 sulla Resistenza, alla quale aveva partecipato, preceduto da Conversazioni in Sicilia, considerato il suo capolavoro, pubblicato a puntate a fine anni Trenta dalla rivista letteraria Letteratura e nel 1941 in versione integrale per Bompiani.
Al centro delle Conversazioni le terribili condizioni di vita di molti suoi conterranei che diventano metafora della sofferenza collettiva del “mondo offeso”, così come gli “astratti furori” del protagonista Silvestro (di ispirazione autobiografica) per l’impotenza nel risolvere la sofferenza umana.
Un’impotenza che, paradossalmente, potrebbe trovare la sua spiegazione nella celebra frase dello spregiudicato Tancredi de Il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.