Dalle foibe all’esodo. Italiani due volte

Afferma Dino Messina nel suo libro Dalle foibe all’esodo (ed. Solferino): “Sono italiani due volte i trecentomila che in un lungo esodo durato oltre vent’anni dopo la Seconda guerra mondiale lasciarono l’Istria, Fiume e Zara”.

“Erano nati italiani e scelsero di rimanere tali quando il trattato di pace del 10 febbraio 1947, firmato a Parigi, assegnò quelle regioni alla Jugoslavia comunista del maresciallo Tito”.

Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947. Al termine della conferenza di Parigi l’Italia rinunciò definitivamente a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia.

I massacri delle foibe (cavità carsiche dove venivano gettati i corpi delle vittime) contro le popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra (1943-1945) da parte dei partigiani jugoslavi. e della polizia jugoslava OZNA (Dipartimento per la protezione del popolo), che faceva parte dei servizi segreti militari jugoslavi.

Dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia, iniziò la prima forma di rappresaglia dei partigiani jugoslavi di Tito contro i fascisti che, durante la loro amministrazione, avevano imposto un’italianizzazione forzata, reprimendo le popolazioni slave locali.

Successivamente la repressione fu estesa a tutti gli italiani non comunisti, considerati nemici del popolo. Verso la fine della guerra, nel 1945, Trieste, Pola e i centri dell’Istria occidentale, Fiume e Zara, da province irredente divennero terre di conquista jugoslava e migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare le loro terra.

Le uccisioni di italiani – nel periodo tra il 1943 e il 1947 – furono almeno 20mila. Alla luce del trattato di Pace di Parigi , inoltre seguì il diritto di confisca tutti i beni dei cittadini italiani, con l’accordo che sarebbero stati indennizzati dal governo italiano, cosa che non si verificò.

Le condizioni all’indomani della firma del Trattato rimasero vaghe e fu proprio da allora che iniziò il lento e più grande esodo di italiani in Italia, che si trasferì in Italia o all’estero, passando per i campi profughi. Esuli italiani, improvvisamente stranieri, a casa loro, costretti a diventare “profughi” nel loro paese, l’Italia; un autentico paradosso storico, geopolitico, e culturale.

 

stralcio dall’articolo Il giorno del ricordo. Memorie condivise per un dialogo europeo, pubblicato ad abbanews.eu il 9 febbraio 2019

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