Come dentro un film. La platea applaude alla bellezza della diversità

Come dentro un film ha debuttato al teatro Lysistrata di Roma, attivando nei telespettatori emozioni e sentimenti per uno scenario esistenziale e sociale che assume l’intenso sapore della vita autentica. 5 repliche (di cui 2 di domenica) e 150 persone come pubblico. Per poi proseguire in altri teatri romani.

Iltesto teatrale, scritto e diretto da Veronica liberale è interpretato da Romina Bufano e Elena Tomei. Il cinema che incontra il teatro: un connubio vincente. Federica è un’ex bambina prodigio del cinema, precaria e dimenticata ma alla costante ricerca di una grande occasione per tornare al successo del passato.

Una necessità ordinaria, quanto casuale – andare in un bagno durante una visita a una villa comunale – permette a Federica di incontrare Diana, una ragazza dalle difficoltà comportamentali e relazionali che lavora come custode di un bagno pubblico di una villa comunale.

Ne abbiamo parlato con una delle due attrici protagoniste, Elena Tomei a cui chiedo, in prima battuta, il concepimento del titolo. L’idea dell’autrice Veronica Liberale, alla sua prima regia, che voleva coniugare l’amicizia,  la passione per il cinema, l’ inclusione e i sogni, come viene espresso dalla  battuta di una delle due protagoniste “sembra di stare dentro un film”, richiamo alla celebre canzone di Luca Barbarossa e allo spirito che pervade il testo.

Come nasce il rapporto tra Diana e Federica?

Federica propone a Diana di partecipare a progetto cinematografico poiché Diana è beneficiaria della legge 104 e, dunque, la produzione potrebbe usufruire dei benefici della legge per le persone con disabilità.

Tra le due si stabilisce un legame che va oltre la pura opportunità. Federica trasmette a Diana, tutta la sua passione e l’inseguimento di un sogno che per lei è un forma di riscatto; questa persona è precaria, ha voglia di tornare al mondo del cinema, dopo un  passato di  enfant prodige della televisione.

Quali sono secondo te gli elementi di maggior attrazione per gli spettatori?

Secondo me, a parte il commento dell‘autrice su un social in cui dichiara che “Diana e Federica siamo tutti noi” ha colpito la voglia di sapere che cosa c’è dietro il sipario. Il mio personaggio, all’inizio, confessa di avere paura del sipario, poiché non sa che cosa ci sia dietro. In generale, la gente ha paura di ciò che non vede e non conosce (vedi le discriminazioni relative agli stranieri, alle persone di orientamento sessuale che non rientra nella maggioranza, alle disabilità…).

La non conoscenza porta alla paura e senza conoscere si nutrono pregiudizi. Questo tipo di diffidenza sociale la riscontriamo in un’altra opera di Veronica Liberale, Direzione Laurentina. Non puoi avere paura di ciò che non conosci, prima devi capire che cosa c’è dietro il sipario, oltre la muraglia, oltre la corrente principale.

Diana, attraverso Federica, scopre che cosa c’è dietro il sipario; quanto lavoro da fare per organizzare un film, quante persone coinvolte. In questo modo supera la paura del sipario, tocca con mano realtà e finzione. Non è un caso che all’entrata del pubblico in sala, risuona la canzone Al di là del muro.

Quanto c’è di Elena nel personaggio di Diana?

Diana è una persona che non sono io, ma c’è qualcosa di me, per esempio, la paura del sipario. Quando ero piccola, non mi rendevo conto di nulla, non era colpa mia se non capivo le persone, avevo una mente diversa. Il teatro, una volta conosciuto, è stato un forte elemento di inclusione.  Ho portato in scena, parte del mio vissuto.

Ti racconto un fatto. Sia durante le prove che in scena, ci sono dei momenti che mi viene da ridere; ho cercato di gestire questo mio comportamento, rendendolo una caratteristica del personaggio: Diana viene mandata via dell’ufficio e spostata ai bagni della villa comunale, proprio per questa sua caratteristica. Nella vita reale mi sono trovata in una situazione simile; mentre collaboravo in un bed &breakfast, ho preso in giro una cliente per la particolarità del suo cognome, Uccello. Le ho fatto il verso e mi hanno spostato a un’altra mansione.

Veronica, pur non raccontando la storia direttamente, ha la capacità di intessere episodi di vita vissuta, con trame di finzione; mi piace molto come combina i valori sociali con l’intrattenimento.

Come ti sei sentita nella tua prima volta da protagonista?

Emozionata e tranquilla. Sono anni che mi occupo di teatro, conosco bene il dietro le quinte, ma ad oggi avevo fatto solo piccoli interventi o testimonianze a fine spettacolo. La cosa che mi emoziona di più è che a scrivere il testo è stata una persona che ho conosciuto a teatro, che ammiro e che seguo sia nel suo ruolo attrice che come drammaturga, e ora anche come regista. Da spettatrice a attrice; mi inorgoglisce molto.

Sempre con la regia di Veronica ho portato in scena il monologo La gita, ho vinto il premio Lysistrata  che mi ha dato la possibilità di essere in cartellone e, così, insieme a Veronica abbiamo iniziato a parlare del nuovo testo, con la sua regia. In fondo, conoscendo i suoi testi, ho sempre pensato  che prima o poi avrebbe scritto un testo per me, ma dall’altra parte non potevo averne la certezza.

L’amicizia e la complicità che comporta, tra i valori fondanti del testo, è rappresentata dalla stessa composizione della compagnia.

Dietro le voci narranti della messa in scena, troviamo attori, tecnici, registi con cui lavora Veronica da anni, come ci tiene a sottolineare Elena. Tra le voci amiche, troviamo il custode della villa comunale, dell’attore e regista Nicola Pistoia, già regista di Gregory di cui Veronica è autrice e attrice.

La magia del teatro ha avvolto e convolto tutti e tutte, e ben lo evidenzia Elena a fine intervista: “un regista che ci è venuto a vedere, condividendo il nostro video su un social, ha scritto: ecco che tutto ha un significato, alla fine ci basta l’applauso, noi viviamo di questo”.

Il successo dello spettacolo ha fatto sì che la compagnia Chiodo Storto, particolarmente attenta alla diversità e all’inclusione abbia ospitato lo spettacolo il 26 marzo 2023 presso Chiodo Storto Teatro. Oltre 100 persone presenti in sala: un gorgoglio di risate e di applausi.  Il pubblico mostra un’adesione commossa e partecipata, di fronte alla freschezza e profondità del testo, alla sapiente regia, alla bravura delle attrici. Elena Tomei e Romina Bufano recitano con tale naturalezza che lo spettatore si dimentica di assistere a una messa in scena e si lascia trasportare dalla “strana coppia” che si trasforma gradualmente in una relazione amicale solida, vera  e autentica.

Ci auguriamo che “Come dentro un film” diventi un film così che possa raggiungere migliaia di spettatori come un fiume in piena in cui è bello riflettersi e lasciarsi trasportare dal mormorio di acque sapienti.

L’arte di Veronica Liberale, oltre al testo e alla regia è quella di creare una magia che può diventare realtà.

In occasione del 2 aprile, Giornata Mondiale della consapevolezza sull’autismo, Come dentro un film ritorna sulle scene romane, presso il Nuovo Teatro San Paolo.

 

 

 

Per saperne di più: Come dentro un film

 

 

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