Codex Purpureus Rossanensis, meraviglia d’Italia, protagonista di un docufilm finanziato dal crowfunding

Il Codex Purpureus Rossanensis, il manoscritto onciale greco risalente al VI secolo e composto da un evangeliario con gli scritti di Matteo e Marco, diventerà il protagonista di un docufilm grazie al crowdfunding lanciato sulla piattaforma Ulule per raccogliere la cifra necessaria pari a 250mila euro.

L’dea del crowfunding appartiene al Comune di Rossano (Cosenza) dove il Codex è custodito. Il docufilm sarà sceneggiato e diretto da Fabio Bastianello e vedrà come protagonista e voce narrante l’attore Giancarlo Giannini. Racconterà la storia così come i misteri legati al prezioso manoscritto dichiarato Patrimonio Unesco dell’Umanità nella categoria Memory of the World. L’obiettivo è realizzare un documentario che sappia valorizzare l’opera e, al tempo stesso il territorio che lo ospita, fruibile a livello nazionale e internazionale.

Il Codex Purpureus Rossanensis è uno dei 7 codici miniati orientali esistenti al mondo, 3 vergati in siriaco e 4 in greco antico.

Risalente al 550 circa, di origine bizantina, il Codex è un evangeliario greco, per alcuni il Vangelo miniato più prezioso e più antico al mondo.  Costituito da 188 fogli (i rimanenti dei probabili 400 originari) in pergamena color porpora (da cui il nome Purpureus), di formato 200 X307 millimetri, contiene l’intero Vangelo di Matteo, gran parte del Vangelo di Marco (fino al versetto 14 dell’ultimo capitolo) e la lettera di Eusebio a Carpiano.

In quest’ultima il vescovo e padre della Chiesa, nonché consigliere di Costantino, Eusebio di Cesarea (265-340 d.C.) informa che Ammonio di Alessandria (III secolo d.C.) ha compiuto una sorta di sinossi dei 4 vangeli, ottenuta comparando il testo di Matteo, testo di riferimento, con il testo degli altre 3 vangeli canonici di Marco, Giovanni e Luca. La sinossi di Ammonio, come riporta la lettera, pur sfalsando l’ordine del testo dei 3 vangeli (rispetto all’ordine di narrazione di Matteo) è importante perché offre un sistema rapido ed efficace d’identificazione dei brani simili nei 4 vangeli.  Eusebio, quindi, arriverà al suo celebre sistema delle Tavole canoniche o Tavole di concordanza (che raffronta i passi uguali dei 4 vangeli) passando per il sistema sinottico di Ammonio.

Il Codex, anonimo, è scritto in caratteri onciali greci e biblici, l’antica scrittura usata dagli amanuensi latini e bizantini dal III al VII secolo, formata da caratteri maiuscoli. Si estende su 2 colonne di 20 righe ciascuna. Le prime tre linee sono in oro, il testo restante è in argento. La parole non sono accentuate, ne divise dalla virgole: appaiono soltanto i punti alla fine dei periodi.

La preziosità dei fogli deriva anche dalle 15 illustrazioni decorative: tavole miniate a parte dal testo, che riproducono la vita e la predicazione di Gesù Cristo, come descritte nei 4 vangeli, compresi, quindi quelli di Luca e Giovanni (per questo ci si riferisce al testo originario di 400 fogli) che dovevano fare parte del Codex (si evince dalla prima tavola miniata che raffigura i simboli dei 4 evangelisti) ma che non ci sono pervenuti.

Anche le miniature, si suppone, facessero parte di corpus iconografico che riproduceva il ciclo pittorico di una chiesa o basilica. Si comprende anche dalla loro caratteristica unica, rispetto agli altri codici pervenutici, la continuità visiva.

La parte mancante del testo si pensa sia stata distrutta nel corso di un incendio avvenuto tra il XVII o il XVIII secolo, la cui traccia è visibile negli ultimi dieci fogli.

Il Codex Purpureus Rossanensis fu rinvenuto nel 1879 dal teologo e storico delle religioni Adolf von Harnack, all’interno della sacrestia della Cattedrale di Maria Santissima Achiropita di Rossano, dove si suppone, sia stato conservato da tempo immemorabile. Nonostante oltre un secolo di studi, rimane aperta, infatti, la questione provenienza.  Dal 1952 è custodito presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano.

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