Cento anni fa si combatteva la Grande Guerra
Cento anni fa si combatteva la Grande Guerra, oggi tira un’aria poco rassicurante, e la parola guerra torna a fischiare nelle orecchie, sulla carta stampata, nei talk show. Ma riusciamo a comprendere che cosa vorrebbe dire oggi fare un’altra guerra mondiale? Solo vivendo in pace, anche se spesso è molto difficile, potremo lasciare alle future generazioni qualcosa su cui credere, e dar loro una sola parola fondamentale: la speranza.
Ecco quindi che visitare la mostra realizzata da Alessio Franconi a Genova presso il Museo-teatro della Commenda al Porto Antico fa aprire o, meglio, spalancare gli occhi per tutte quelle foto che riproducono i luoghi, i volti, i fatti di quell’immane tragedia che fu la prima guerra mondiale.
Perché un giovane uomo o, meglio, un ragazzo, nato nel 1997, ha voluto scrivere un libro: Si combatteva qui! 1914-1918 (ed. Hoepli) e poi presentare tutto il materiale raccolto in questa mostra che è stata inaugurata il 14 novembre scorso? Lo si può fare solo se si ama la montagna, se dalle cime delle Alpi Giulie, dalle creste delle Dolomiti, dai ghiacciai della Marmolada e Adamello, fino allo Stelvio ed ai monti Carpazi, si riesce a collocare il ricordo dei propri avi in quegli spazi, in quei luoghi che il più delle volte sono diventati le loro tombe. Aver scelto di fare il servizio militare volontario al 7° reggimento alpini di Feltre deve aperto a lui gli occhi e così è partita la sua ricerca, la voglia di scoprire se c’è ancora qualcosa da dire su ciò che è successo 100 anni fa.
Ed una foto di quegli anni, di come erano equipaggiati e di quali mezzi erano forniti i militari di allora è riapparsa tra le mie mani. Tra i 10 soldati presenti, nell’immagine, c’è mio nonno che comandava quella compagnia. Si può davvero sorridere nel guardarla, ma se ci riflettiamo un po’ di più non possiamo far altro che apprezzare quella loro forte dedizione all’amor patrio, che li portava a sopportare sacrifici incredibili.
La storia di quella guerra viene raccontata nei libri, ma le immagini dicono più delle parole. La mia libreria mi ha così regalato un’altra sorpresa: La storia popolare illustrata della grande guerra, scritta dal capitano addetto al comando supremo maggiore Roberto Mandel e pubblicata da Armando Golini in 6 volumi a partire dal 15 ottobre 1930, ed arricchita dalle tavole illustrate delle operazioni degli eserciti belligeranti su tutti i fronti dal 1914 al 1918, disegnate dal capitano Bruno Montanari.
Una narrazione piacevole, in alcuni punti tratteggiata a romanzo, con date ed avvenimenti veramente accaduti, a partire dall’anno fatale (1914) all’anno di passione, dell’ angoscia, l’anno terribile (1917) a quello della gloria. E’ una breve enciclopedia che potrebbe essere letta in ogni momento e portata a conoscenza nelle scuole perché sarebbe più facile spiegarla e rimarrebbe nella memoria di molti studenti come un’impresa epica, che ha visto gli italiani protagonisti. In aggiunta si possono vedere le tavole disegnate ove erano tutte le postazioni e gli schieramenti in guerra a partire dalla battaglia della Marna, Lotz,Gorlice: i piani di Cadorna, la battaglia sull’Isonzo, la battaglia di Verdun, l’offensiva Brussiloff, della Somme, di Gorizia, la conquista della Bainsizza, Caporetto, la battaglia del Piave, la Caporetto tedesca, lo scontro in Piccardia, l’ultima offensiva italiana a Vittorio Veneto, la fase risolutiva fino all’atto dell’armistizio.
Sfogliare queste pagine e veder cadere a terra frammenti di giornali ha ancor più sollecitato la mia curiosità; ove scorci e riverberi hanno portato a galla quelle righe scritte sotto la campana di Rovereto di un sentimento unico: ” Sosti la tua voce sulle petraie, sui campi sconvolti della gloria, vicino ad ogni croce e dove non v’è croce agli insepolti.”
Ed ancor più rumore hanno fatto alle mie orecchie le parole scritte dall’Arciduca Giuseppe nel suo “La guerra mondiale come io l’ho vista”: “E gli italiani? Giù il cappello. Lotte selvagge hanno avuto luogo fra noi e loro, e soltanto la morte parla. Gli italiani vengono all’assalto in masse compatte e subiscono perdite indescrivibili; si fanno macellare in massa, ma pur continuano sinché pochi uomini rimangono in piedi…Dobbiamo notare come degni di ammirazione il grande ardore e lo slancio degli italiani. Un Coraggio meraviglioso che – anche da nemici – si deve riconoscere col più profondo rispetto. Ciò che hanno fatto gli italiani va scritto a caratteri immortali nel libro d’oro della storia”
Mi è sembrato in questo momento vedere una stretta di mano tra vincitori e vinti, ma 100 anni sono passati, si dice che il tempo sia galantuomo e così vogliamo credere, perché occorre guardare all’avvenire, tenere accese le lampade di quel ricordo, affinché si possa ancora illuminare il cammino del mondo. Grazie dunque alla mostra di Alessio Franconi che ci ha fatto ricordare quella drammatica guerra, ma che ha rispolverato un patrimonio inestimabile affinché quella storia non sia destinata a perdersi e che le generazioni future possano farne tesoro e non abbiano mai più a ripetersi tante inutili atrocità e dolori.