Ricordando Giordano Bruno e il libero pensiero
Il 17 febbraio del 1600, a Roma moriva arso vivo in Campo de’ Fiori, Giordano Bruno. Filosofo ed ex monaco domenicano, era stato condannato per eresia al rogo dal Tribunale della santa inquisizione, sotto il pontificato di papa Clemente VIII, al secolo Ippolito Aldobrandini.
Anche quest’anno, come ogni anno, per ricordare quell’esecuzione, sotto la statua che raffigura il filosofo con il volto rivolto verso il Vaticano, ed eretta appena spostata dal punto in cui è stato bruciato il filosofo, si riuniscono i rappresentanti dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero, viene deposta una corona di alloro e suona la Banda musicale del Corpo di polizia di Roma Capitale.
La statua bronzea dello scultore Ettore Ferrari fu eretta alla fine del XIX secolo e da subito divenne il simbolo del libero pensiero e una sfida alla Chiesa romana e al papa.
Una statua precedente alla memoria del filosofo, infatti, realizzata nel 1849 durante la parentesi della Repubblica Romana, era stata distrutta per volere del papa Pio IX alla restaurazione del papato.
Ma dopo l’Unità di Italia, nel 1876 si formò un Comitato costituito da studenti universitari con lo scopo di riedificare un monumento a Giordano Bruno. Armand Lévy, sostenitore dei Moti del 1848 e della Comune di Parigi (1871) e che aveva combattuto per l’unificazione dell’Italia, propose l’idea di costruirlo nel luogo dove si era consumato il rogo, ossia in piazza Campo dei Fiori. Ma la giunta romana, filo – papalina, resisteva alla cessione del terreno. La sottoscrizione lanciata dal Comitato e portata avanti dai filosofi e docenti universitari, Bertrando Spaventa e Antonio Labriola aveva un tiepido riscontro e, dicevamo, l’opposizione della politica clericale.
Tuttavia i successivi avvenimenti storici lavorarono a favore della realizzazione del monumento.
Nel 1869 si era formato il movimento del Libero Pensiero in contestazione del Concilio Vaticano I, indetto da papa Pio IX, che sancì, tra l’altro, il dogma dell’infallibilità del magistero papale e condannò alcune forme del pensiero razionalista e liberale. Questa vivace contrapposizione ideologica e politica rafforzò la valenza simbolica della figura di Giordano Bruno. Il movimento Libero Pensiero con il sostegno di Giuseppe Garibaldi, David Levi e altri deputati divenne l’ Associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno, assumendo una dimensione internazionale con l’ adesione, fra le tante, dello scrittore francese Victor Hugo.
E internazionale divenne la questione della costruzione del monumento a Giordano Bruno, che vide nel 1885 la costituzione di un nuovo Comitato sostenuto del drammaturgo Henrik Ibsen, dai poeti Giosuè Carducci e Robert Hamerling, dal sociologo Alfred Fouillée; mentre il movimento studentesco continuava a manifestare contro il Comune di Roma, ancora filo-clericale e che ingarbugliava la matassa burocratica.
Nel 1888 la questione fu motivo dirimente di campagna elettorale per le elezioni politiche, vinte a inizio estate dai liberali contro i clericali. Francesco Crispi, presidente del consiglio, fece rimuove da sindaco di Roma, Leopoldo Torlonia, perché troppo legato alle istituzioni ecclesiastiche e il 9 giugno del 1889 la statua, finalmente, venne inaugurata a Piazza Campo de’ Fiori.
Si racconta che quel giorno il papa Leone XVIII digiunò e trascorse il giorno in preghiera. Alla vigilia dell’inaugurazione aveva minacciato di lasciare l’Italia per l’Austria. Desistette, per la ferma replica di Francesco Crispi che commentò: “Se sua Santità dovesse lasciare l’Italia non potrà più farne ritorno”.
La questione riemerse in occasione dei Patti Lateranensi, siglati l’11 febbraio 1929 da Benito Mussolini e Pio XI, con la richiesta della rimozione della statua. Ma Benito Mussolini – anche su consiglio del filoso Giovanni Gentile, fascista sì ma estimatore di Giordano Bruno – non accettò, ma proibì ogni manifestazione di commemorazione.