Il centenario di Enzo Biagi. Fare le domande è facile ma…

Un secolo fa, come dire ieri, in una caldissima giornata d’agosto del 1920, veniva alla luce un bimbo. Nessuno poteva immaginare che cosa avrebbe fatto da grande, ma lui sì, anche se ancora sapeva solo piangere, aveva già deciso che sarebbe diventato un giornalista o, meglio, il giornalista.

Saltiamo a piè pari in avanti di quasi trenta anni e cerchiamo di capire cosa voleva dire allora scrivere articoli sui quotidiani dell’epoca. C’era il giornalista che si adeguava alla linea del suo direttore, c’era quello che provava a percorrere la via che gli dettava il cuore, ma doveva, hai lui, non esagerare perché non lo si voleva troppo sentimentale. C’era poi chi rompeva le scatole e così la sua carriera aveva vita breve. C’era chi invece lavorava sodo ed era il “piccolo” scrivano, pronto a svolgere argomenti di interesse quotidiano senza esternare magari fino in fondo le proprie opinioni. C’era poi l’inviato coraggioso che incurante dei rimproveri del capo, andava dritto per la sua strada, con il rischio di dover cambiare editore e direttore molto spesso.

Nel mio piccolo mondo di corrispondente e cronista ho sempre amato fare queste ultime scelte. Saremmo ingiusti però se valutassimo quegli anni passati, vuoti di grandi firme, ve ne sono state tante ed intellettualmente molto preparate. Come non abbiamo fatto i nomi nei primi casi non li facciamo per questi altri, ma senza dubbio sono molti quelli che hanno lasciato un’impronta indelebile e che hanno insegnato il mestiere a tanti.

Ma già, parlavamo di quel bimbo nato il 9 agosto del 1920 a Pianazzo di Luzzano in Belvedere, paese che i più nemmeno riescono ad individuare nel vecchio mappamondo. E se lui fin dai tempi della scuola voleva fare questo mestiere e lo ha scritto in un tema alle elementari, dobbiamo riconoscere che meglio di così non poteva riuscirci. Naturalmente parliamo di Enzo Biagi che divenne direttore di Epoca, del telegiornale Rai, del Resto del Carlino, ha lavorato a la Stampa“, Corriere della Sera,  la Repubblica, Panorama, Espresso, Oggi, ha scritto libri, ma famose rimangono le sue 60 interviste trasmesse dalla Rai.

Fare domande è facile

Diceva che fare domande è facile ma non si doveva mai, con esse, suggerire le risposte. Quanti i personaggi incontrati! Politici, artisti, scrittori, cantanti, magistrati, medici, uomini di Cosa Nostra, detenuti, attori, religiosi e uomini che sono saliti alla cronaca per fatti particolari quali Bill Gates e Woody Allen.

Ricordiamo in particolare lo scambio di parole con Sandro Pertini. allora presidente della Repubblica che gli lasciò, come scrisse, un profumo di tabacco e pulizia. Quel colloquio con il Cardinal Martini che sottolineò come al termine non si sapeva se fosse e quanto più profonda la sua fede o la sua cultura.  Che pugno nello stomaco furono poi le interviste con Buscetta (al quale ha dedicato il celebre libro Il boss è solo), Liggio, Cutolo, Peci, Sindona e Alì Agca! Gli italiani restavano incollati al teleschermo. Con la sua calma serafica Enzo Biagi era entrato in quei mondi ed è sicuramente riuscito a sconfiggere tutti i pregiudizi che ognuno di noi sentiva verso quegli uomini.

È stato capace di penetrare in punta di piedi nelle situazioni sentimentali di personaggi famosi lasciandoli sempre liberi nel descrivere quelle loro scelte come richiami del cuore al quale spesso non si è capaci di comandare. Con un politico come Berliguer, timido solo apparentemente, ha avuto la capacità di farlo diventare una persona semplice e normale con la quale si poteva uscire a pranzo senza sentirsi a disagio. Lo ‘sceriffo’ Rudolf Giuliani, se ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe portato in Italia per mettere un po’ di ordine in un paese sempre più disordinato ed anche corrotto.

Era, Biagi, un finto timido, il suo carattere però lo aveva sempre portato ad essere un decisionista ed a vivere lontano dai compromessi, diceva che vivendo in mezzo alle donne le sue decisioni erano piene di riflessioni imparate in quel matriarcato dove era nato e cresciuto per moltissimi anni. E forse per questo intervistò donne forti: Margaret Thatcher, Rita Levi Montalcini, Nilde Iotti, Tina Anselmi. Il suo sottile sorriso, quegli occhi che non riusciva a nascondere dietro le lenti ne hanno fatto un uomo con tanti amici. E nemici potenti, con i quali si è scontrato spesso e che hanno reso amari gli ultimi anni della sua carriera e vita, costringendolo a 5 anni di assenza dalla Rai. Vi ci tornò nel 2007 con RT Rotocalco Televisivo, lo stesso programma d’inchiesta giornalistica che aveva lanciato nel 1962 e che lo vide per la prima volta nelle vesti di conduttore. Sette puntate con le quali ci salutò definitivamente. Enzo Biagi si spense il 6 novembre dello stesso anno.

Cosa penserebbe del giornalismo di oggi?

Ecco, non credo di sbagliare se dico che lui era il vero amico delle parole, quelle dette, e quelle lasciate cadere in un vuoto mai banale. Se fosse ancora tra noi  non potremmo non chiedergli come imposterebbe adesso le sue interviste e se oggi fare il giornalista è ancora una passione o una scelta per mettersi in mostra ed ottenere successo urlando ai quattro venti opinioni e giudizi strampalati.

Tutto è cambiato, il mondo, il modo di vivere, l’approccio a costruire un futuro sia familiare che professionale. Siamo bombardati da programmi televisivi molto simili tra loro che trattano sempre lo stesso argomento: la politica. Si può fare tutto lo zapping che si vuole, ma i volti dei giornalisti sono sempre gli stessi. La carta stampata entra sempre meno nelle case e pertanto quelle letture che si facevano e facevano riflettere sono oramai un ricordo.

Internet ha appiattito le notizie e sempre più prendono spazio quelle non buone a danno di quelle verificate, dettagliate e approfondite. Tanti giornalisti diventano autori di libri, ma mancano di fantasia, forse perché non sono più in grado di ricordare la loro fanciullezza come ha asserito Gabriel Garcia Marquez. Con la sua grande bravura Biagi sarebbe anche oggi capace di prendere per mano la correttezza dialettica delle sue domande e condurla alla comprensione generale. Credeva nelle grandi e generose capacità degli italiani perché si sentiva parte di un esercito che aveva superato molte difficoltà grazie alle proprie forze. Gli calzava a pennello la canzone di De Gregori, Viva l’Italia, convinto com’era che ci sarebbe stata sempre una rinascita per ogni uomo ed per un popolo coraggioso ed indomabile come l’italiano. Lanciamo a lui e ai posteri una domanda: Come avrebbe visto ed interpretato questo 2020, con quel suo profetico “Andrà tutto bene”?

 

Immagini: 1) Enzo Biagi (1920-2007).  Le interviste di Enzo Biagi: 2) a Raffaele Cutolo, mafioso e fondatore della Nuova Camorra Organizzata, in carcere al 41 Bis dal 1992; 3) a Tommaso Buscetta, primo pentito di mafia (1928 – 2000)

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