L’apertura degli Archivi segreti del Vaticano sul papato di Pio XII

Il 2 marzo 2020 verranno aperti gli Archivi segreti del Vaticano che custodiscono i documenti concernenti il pontificato di Pio XII (al secolo Eugenio Pacelli, 1876-1958), che guidò la Chiesa cattolica dal 1939 al 1958, il più lungo pontificato del Novecento, dopo quello di papa Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1920-2005).

Pacelli fu papa nel tragico e complesso periodo storico che va dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra Fredda e dopo la sua morte fu (tuttora è) figura controversa per l’atteggiamento che tenne nei confronti del nazi-fascismo e per non aver preso una posizione più dura e netta contro la persecuzione degli ebrei di quegli anni, poi sfociata nella Shoah.

Nel 1963, Il vicario, opera teatrale di Rolf Hochhuth, affrontava il tema delle responsabilità della Chiesa cattolica durante il nazismo e  accusava Pio XII di aver mantenuto il silenzio durante la Shoah.   Ancora alla fine del Novecento lo scrittore britannico John Cornwell  dedicava alla questione un libro dal titolo più che eloquente: Il papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII (ed. Garzanti). Eppure dalla fine della guerra furono varie e autorevoli le voci ebraiche e israeliane che, man mano, si elevarono grate a favore dell’operato di Eugenio Pacelli. Una fra tutte: quando papa Pacelli morì, Golda Meir, allora ministro degli Esteri d’Israele (sarà poi premier), scrisse : “Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime. Noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace”.

I documenti desecretati sono circa 16 milioni di fogli, più di 15 mila buste e 2.500 fascicoli che riguardano non solo l’archivio centrale ma anche gli archivi di 7 istituzioni vaticane, come ha informato il cardinale José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa.

La loro apertura è una “scelta di condivisione con gli studiosi tutti – ha rilevato il cardinale de Mendonça – senza preclusioni ideologiche, di fede o nazionalità. Tutti sono benvenuti per un lavoro di esame e analisi del pontificato di Pio XII che sarà lungo e complesso”, posto che al centro dell’attenzione degli storici ci sarà certamente il “periodo bellico ma anche il faticoso dopoguerra” della contrapposizione tra i 2 blocchi, l’URSS (l’odierna Russia) e gli USA.

Quando un anno fa papa Francesco annunciò l’apertura degli Archivi segreti osservò che il papato di Pio XII era già stato studiato, “a volte criticato con qualche pregiudizio o esagerazione” ma che “tenne accesa nei periodi più bui di crudeltà la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori”.

D’altronde per la Chiesa cattolica la figura di Pio XII è, ormai, incontrovertibile. Nel 1990, terminata la prima fase di beatificazione, è stato dichiarato Servo di Dio, nel 2009 Venerabile, titolo che riconosce l’eroicità delle virtù mantenute in vita ed è in atto la causa di canonizzazione per la proclamazione di santità.

Quali scelte e azioni (documentate) ha compiuto Papa Pacelli da condurlo alle porte della santità? Per salvare gli ebrei dalla persecuzione, secondo lo storico Michael Hesemann, Pio XII diete l’ordine di falsificare segretamente i certificati di battesimo così da permettere a molti ebrei di emigrare come cattolici come testimoniano i documenti presso gli archivi della chiesa nazionale tedesca di Roma, Santa Maria dell’Anima; inoltre fece aprire le porte di tutti i conventi (sospendendo le norme della clausura), istituti, e proprietà della Chiesa affinché ospitassero gli ebrei.

Alla fine della Seconda guerra mondiale furono centinaia i conventi europei che ospitarono gli ebrei salvandone centinaia di migliaia: fatti tangibili ampiamente documentati.  La storica Anna Foa, professoressa di Storia Moderna all’Università La Sapienza di Roma. nel corso del convegno Quando preti ed ebrei dividevano lo stesso cibo, tenutosi a Firenze nel 2014, disse: “Come fu portata avanti l’opera di ricovero e salvataggio dei perseguitati erano tali da non poter essere il frutto soltanto di iniziative dal basso ma erano chiaramente coordinate oltre che consentite dai vertici della Chiesa. Si cancella così l’immagine proposta negli anni Sessanta di un papa Pio XII indifferente alla sorte degli ebrei o addirittura complice dei nazisti“.

 

 

Immagini dall’alto: 1) Archivi vaticani; 2) Eugenio Pacelli, alla guida della Chiesa cattolica come papa Pio XII dal 1939 al 1958; 3) Anna Foa, storica e professoressa di Storia Moderna all’Università La Sapienza di Roma 

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