Ohoskin. Arance e cactus per cambiare pelle

Arance e cactus di scarto e di plastica riciclata costituiscono la materia prima seconda per la pelle vegana creata da una start up catanese nel 2019, e utilizzata nel settore dell’arredamento, dell’automobile per il rivestimento degli interni e nella moda.

Un tessuto innovativo che evita la tossicità ambientale della conciatura al cromo, come avviene ancora per la maggior della produzione della pelle animale; il tessuto è rivestito con base biologica di alta qualità e lunga durata, realizzato con i sottoprodotti dei frutti citati (1,3 milioni di tonnellate), prodotti nell’isola per le industrie agroalimentari e cosmetiche. Frutti che altrimenti andrebbero costosamente smaltiti e, invece, diventano una risorsa economica.

Una start up che entra a buon diritto nel circuito virtuoso dell’economia circolare.

Ohoskin – come si chiama la start up, sorge in un ex stabilimento petrolchimico ristrutturato, sito in un’area economicamente depressa. Nel 2020 ha esteso il brevetto in PCT internazionale e, dopo gli accordi con i fornitori della frutta in Sicilia e con la Novartiplast Italia spa (che usa solventi ecologici senza ftalati e alimenta i propri impianti con le celle solari), ha realizzato una filiera Made in Italy. In questo modo ha realizzato il suo primo prodotto su scala industriale, attirando l’attenzione di imprenditori internazionali.

Nel 2023 ha lanciato la prima collaborazione con il marchio di moda scandinavo, il danese Ganni, presentando nel corso della Fashion Week di Copenaghen, la borsa Bou Bag, la prima it-bag della collezione.

Secondo Ohoskin, la collaborazione con il marchio di moda “ridefinisce il lusso, operando un cambiamento responsabile nel settore della moda”, che sappiamo essere a grande impatto ambientale.

La certificazione dell’estraneità alla furbetta pratica del greenwashing*¹ è fornita dall’azienda stessa che sul proprio sito ufficiale  pubblica la misura della propria impronta di carbonio, la LCA (Life Cycle Assessment)*² del materiale prodotto,  fornita da Climate Partner.

Adriana Santonocito – fondatrice e amministratrice delegata della start up, specializzata in tecnologie tessili per la moda sostenibile, e responsabile dell’innovazione nel gruppo imprenditoria donna di Confcommercio -Catania  –  punta a far vivere il lusso senza crucci morali di sorta e contribuendo, in modo concreto, alla transizione verso la carbon neutrality.

Di certo offre un modello alternativo per nuovi sviluppi imprenditoriali altamente sostenibili.

 

note: greenwashing, neologismo inglese coniato per indicare quei marchi o istituzioni che si dichiarano (inconsapevolmente o consapevolmente, come pratica di marketing) impegnati nella tutela dell’ambiente con risultati soltanto formali. L’espressione – che viene tradotta con ‘ecologismo di facciata’ o ambientalismo di facciata – deriva dai termini inglesi to wash = lavare, alludendo al verbo to whitewash = imbiancare, dare la calce (per estensione = coprire, nascondersi) e green = verde) ormai famoso per indicare da tempo le pratiche ecologiche;

LCA ( Life Cycle Assessment): metodologia analitica e sistematica che valuta l’impronta ambientale di un prodotto o di un servizio, lungo tutte le fasi della sua produzione e per  il suo intero ciclo di vita.

 

Immagine: a sinistra Adriana Santonocito, fondatrice della startup che ha brevettato una pelle vegana prodotta dalle arance, dal cactus e dalla plastica riciclata. Fotografia tratta da Facebook – Ohoskin

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