La competenza nasce nell’infanzia. Un percorso in salita per persone consapevoli ed autonome

Si parla ormai ovunque di competenze. La scuola in ogni ordine e grado deve concentrare la sua programmazione non soltanto su un potenziamento del sapere, bensì su uno sviluppo strutturato di competenze.

 

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Il conoscere, svincolato dal fare; resta vuoto formalismo, inutile, inusuale. Pertanto, la didattica volta le spalle alla sapere puramente trasmissivo. Orientandosi a ragion veduta verso il potenziamento del bagaglio di competenze per agire e inter-agire in un mondo sempre più complesso e competitivo. La scuola, fucina del sapere, diviene sempre più officina del saper fare e saper essere.

E l’Europa, vittima e carnefice dei malcontenti nazional popolari, accompagna tuttavia i suoi discenti con dei morbidi dettami. Così le famose otto competenze chiave fanno da sostrato teorico pratico al nostro sistema d’istruzione. Detto altrimenti motivano l’apprendimento, attribuendogli senso e significato.

Per rigor di cronaca ricordiamole: competenza alfabetica funzionale, competenza multilinguistica, competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria, competenza digitale, competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare, competenza in materia di cittadinanza, competenza imprenditoriale, competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Tutto molto interessante, cantava il menestrello Rovazzi. Ma vi siete mai soffermati a pensare come realmente si rapportano al concetto di competenza i nostri giovani alunni e le nostre giovani alunne? A tal proposito siamo entrati in alcune V della scuola primaria capitolina e abbiamo posto dei quesiti per comprendere cosa sanno circa le competenze. Tradizionalisti, abbiamo voluto sapere!

La ricerca

Questa breve ricerca ha evidenziato che per i più la competenza è semplicemente l’essere bravi in qualcosa. Eccellere. Qualcuno aggiunge accettare sempre e comunque le sfide. Dunque la competenza si costituisce come saper fare bene una determinata attività senza avere nessun tipo di timore, senza remora alcuna. Saper scrivere, leggere, fare i conti, disegnare? Assolutamente no, per la maggior parte degli intervistati l’attività che li fa pensare alla competenza coincide con lo sport. Naturalmente il calcio. Il professionista competente è il buon calciatore, preso a modello soprattutto dai maschietti. Ebbene, si sviluppano le competenze, pur lasciando indelebili le differenze di genere! Per il gentil sesso le competenze (sportive) coincidono con la danza, il pattinaggio, il nuoto. Le più audaci citano la pallavolo.

Se ancora si chiede di rappresentare una competenza con un bel disegno, oltre al pallone, ai pattini e alle scarpette rosse spiccano pentole e fornelli, strumenti dei nuovi eroi del saper fare: i cuochi super stellati (parola scomoda). Professionisti sempre più competenti e, ahimè sempre più presenti in tv.

Interessante è notare che quando si invitano a fare qualche esempio di persona competente fanno riferimento ad un amico o ad un’amica gentile, divertente, sorridente, disponibile. Brava o bravo, comunque compagna o compagna di studi e di giochi. Ebbene,  non tanto vincente, piuttosto cordiale e amichevole.

Ma personalmente loro in che cosa si ritengono competenti? Qualcuno ha il coraggio di dichiarare di essere competente in geometria, in italiano, in lettura, in inglese. Eppure, una su mille di risposta spicca “io sono competente nel non seguire le regole…”!

Contro ogni aspettativa di cittadinanza che prevede, a quanto pare, un certo allenamento a rispettarle queste benedette regole, c’è ancora chi sa riconoscere l’impossibilità di allinearsi…

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