Che cosa cerchiamo in un’azienda
Che cosa cerca un lavoratore dalla sua azienda o da un’azienda in cui si candida? Secondo quanto emerso dalla Ricerca Randstand sull’employer brand 2022, la piacevolezza dell’ambiente di lavoro e il buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, corrispondono ai primi due aspetti che il lavoratore desidererebbe in azienda ( 65% degli intervistati).
Seguono, con il 61% delle preferenze e si confermano, retribuzione e benefit interessanti, la sicurezza del posto di lavoro con il 58% e la visibilità del percorso di carriera con il 54%
L’indagine è stata condotta su un campione di quasi 163 mila persone provenienti da 31 Paesi diversi, tra i quali l’Italia con un campione di 6.590 individui.
Obiettivo della ricerca è stato quello di mostrare alle aziende una fotografia delle necessità dei lavoratori, affinché l’azienda possa migliorare il proprio employer branding (attributi e qualità che definiscono l’identità dell’organizzazione).
Nel Resto d’Europa, si confermano invece ai primi posti, retribuzione e benefit interessanti con il 66% delle preferenze.
Probabilmente il fermo forzato a casa ha dato la possibilità a molte persone (ovviamente a chi aveva/ha l’agio di poterlo fare) di rivedere il proprio ritmo di vita con la lucidità e il tempo adeguati.
Proviamo a svolgere un breve tour nelle eventuali motivazioni.
– perché le nostre aziende sono particolarmente litigiose (forse l’effetto micro-impresa, gestione familiare in cui inconsciamente si ripropongono i confini ‘pseudo-familiari’, in cui il limite sacrosanto tra la sfera privata e pubblica viene, spesso, oltrepassato, senza neanche mostrare il passaporto della riservatezza e della professionalità?
– non si considera la retribuzione al primo posto perché si parte dalla credenza/convinzione che non ci sia margine di contrattazione, perché gli stipendi sono mediamente più bassi rispetto ad altri paesi europei e oltreoceano?
– perché effettivamente l’atmosfera piacevole rappresenta il vero motore aziendale, oltrepassando ogni tipologia di benefit?
Lo stesso discorso vale il cosiddetto work life balance (equilibrio tra vita e lavoro): è meno sviluppato in Italia o gli diamo maggiore importanza? Chissà anche che non risenta del salary-life balance. A una retribuzione non alta non sussiste un margine compensativo tra lavoro e vita privata?
Inoltre, non possiamo non considerare che una valutazione primaria della retribuzione può contravvenire alla cultura del denaro, in parte demonizzata dal nostro sistema, vista in una logica materialista, a livello teorico, nonostante le nefandezze che si commettono, proprio seguendo ‘l’odore dei soldi’.
Nella cultura anglosassone di stampo protestante, il riconoscimento divino si esplica proprio attraverso la realizzazione nel lavoro e, pertanto, anche nel guadagno. Il guadagno costituisce un valore rispetto alla propria performance, non solo un mezzo di sostentamento.
Senza addentrarsi in disquisizioni pseudo sociologiche, non di nostra competenza, possiamo tuttavia affermare che, a volte, il rapporto con il denaro non si vive in modo trasparente e risulta disagevole dare un valore economico alle nostre prestazioni professionali.
Se rivolgiamo in modo informale gli stessi quesiti a coloro che si occupano di orientamento/riorientamento al lavoro saremmo sorpresi (o forse no) di ritrovare nella lista dei fattori principali a cui si auspica di arrivare o di trovare nel proprio lavoro, esattamente quelli elencati dalla ricerca Randstand.
La cultura della micro-impresa, di cui è tanto orgogliosa l’Italia, forse andrebbe riconsiderata in un’ottica di sostenibilità bidirezionale, sicuramente anche con il supporto di una politica fiscale adeguata, sempre bidirezionale tra azienda e lavoratori, non basata su categorie socio-economiche che appartengono a epoche storiche passate, ma sulle esigenze reali sia degli individui che delle organizzazioni in una dimensione non di antagonismo, ma di collaborazione e di rispetto reciproco.
Principi che, ovviamente, sono appannaggio tanto della micro quanto della medio e macro impresa, seppure con connotazioni e articolazioni diverse.
Siamo agli sgoccioli del periodo dell’anno che viene denominato il Grande esodo (sempre per chi ha la possibilità di evadere), evocando con questo termine, l’inizio delle ferie delle persone; potremmo, dunque, dedicare una porzione minima del nostro tempo ‘vacante’ a questo tipo di riflessione.
Saremmo lieti e liete di accogliere le vostre riflessioni e buone vacanze a tutti e a tutte!
Fonte: Ricerca Randstand