Lo stato dell’arte della libertà di stampa

Diminuisce il numero di giornalisti uccisi per la loro attività nell’anno 2021 (1° gennaio – 1 dicembre°) ma aumenta quello dei prigionieri. Sono 488 nel mondo: un aumento del 20% del numero di detenzioni arbitrarie, secondo il Rapporto di Reporters Sans Frontieres (RSF), presentato a Parigi il 16 dicembre 2021. Un triste record da quando l’Organizzazione francese ha iniziato a pubblicare il suo riepilogo annuale nel 1995.

Il più basso dal 2003, invece, il numero dei giornalisti uccisi: sono stati 46.

L’Italia

L’Italia occupa il 41° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa (World Press Freedom Index 2021), e sono circa 20 i giornalisti italiani che ricevono protezione continua a causa d’intimidazioni, minacce di morte e attacchi provenienti soprattutto dalle organizzazioni criminali e mafiose. “Il livello di violenza continua a crescere – scrive RSF – soprattutto a Roma e dintorni e nel Sud”.

Il Report riporta anche le aggressioni fisiche e/o verbali che i giornalisti italiani hanno subito nello svolgimento del proprio lavoro dai membri di gruppi neofascisti e no Vax.

Sono 4 i Paesi europei menzionati da RSF dove almeno 7 reporter sono stati aggrediti fisicamente e altri minacciati verbalmente il 24 luglio 2021, mentre coprivano le proteste contro l’uso del Pass Covid-19; sono, oltre l’Italia, la Francia, la Spagna e la Slovacchia.

Il giornalista italiano che ha subito l’ attacco fisico più violento è stato Saverio Tommasi, video reporter di Fanpage.it, durante la manifestazione a Firenze dove gli aggressori hanno distrutto anche la sua macchina fotografica: insultati a Roma i giornalisti della RAI, a Genova le firme de Il Secolo XIX e di Genova 24, e infine a Milano.

I motivi

Tornando al resto del mondo il record degli arresti (detenzione arbitrare) per RSF sono dovuti, all’aumento delle tensioni in Hong Kong, Myanmar e Bielorussia, mentre la diminuzione degli omicidi lo attribuisce all’attuale miglioramento della situazione mediorientale.

Le detenzioni arbitrarie

Oltre ai 488 in prigione – tra questi 60 sono donne – ce ne sono 65 tenuti in ostaggio.

Il maggior numero di giornalisti dietro le sbarre si conta in Cina, 127 (tra questi il blooger Zhang Zhan,vincitore del premio RSF per la libertà di stampa 2021, gravemente malato) segue Myanmar, 53, in Vietnam 43, in Bielorussia 32 e in Arabia Saudita 31.

Una menzione infine alle condanne più lunghe inflette nel 2021, in Arabia Saudita e in Vietnam, rispettivamente Ali Aboluhom e Pham Chi Dung, giornalista, fondatore dell’Associazione dei giornalisti indipendenti del Vietnam (IJAVN)[e attivista per i diritti dei lavoratori. Entrambi devono scontare 15 anni di carcere.

“Il numero estremamente elevato di giornalisti in detenzione arbitraria è opera di tre regimi dittatoriali” ha detto il segretario generale di RSF Christophe Deloire. “Un riflesso del rafforzamento del potere dittatoriale in tutto il mondo ma potrebbe anche essere il risultato di nuovi rapporti di potere geopolitici in cui i regimi autoritari non sono sottoposti a pressioni sufficienti per frenare le loro repressioni”.

I giornalisti uccisi

Se nel 2021 si è registrato, dopo molti anni, un numero inferiore a 50 di giornalisti uccisi è per il calo d’intensità dei conflitti nell’Yemen, in Siria e in Iraq.

Tuttavia 46 morti detta una media di quasi un giornalista la settimana che perde la vita per lavorare coscienziosamente: il 65% , infatti, è stato deliberatamente preso di mira e ucciso.

I Paesi letali sono il Messico (purtroppo una conferma da anni) come l’Afghanistan, 7 morti nel primo Paese, 6 nel secondo, mentre in Yemen e in India al terzo posto sono stati uccisi 4 giornalisti in ciascun Paese.

 

Immagine: Saverio Tommasi, video reporter di Fanpage.it, aggredito fisicamente e verbalmente durante una manifestazione No-vax

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