Prima sentenza dell’Aia per crimini contro il patrimonio culturale
Per la prima volta la Corte Internazionale dell’Aia emette una sentenza di condanna per crimini contro il patrimonio culturale.
L’imputato è il jihadista Ahmad Al Faqi Al Mahdi, membro del movimento maliano Ansar Dine legato ad Al Quaeda; è stato accusato di crimini di guerra per aver “intenzionalmente diretto gli attacchi” che hanno distrutto 9 mausolei, la porta della moschea Sidi Yahia, messa a fuoco la biblioteca storica, dell’antica città del Mali, Timbuctù, siti archeologici di grande valore storico e per questo dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Ahmad Al Mahdi, ex funzionario del ministero dell’Educazione nazionale del Mali è stato accusato di essere la”mente” di una distruzione sistematica avvenuta dal 30 giugno all’11 luglio 2012 e per questo condannato a 9 anni di reclusione.
Durante il processo, iniziato il 22 agosto 2016 Al Mahdi ha ammesso le sue responsabilità considerando “corrette e fondate” le accuse che gli sono state rivolte e si è dichiarato dispiaciuto e pentito “per tutti i danni” causati dalle sue azioni e invitando gli islamici di tutto il mondo a “resistere a questo tipo di azioni”.
Seguace del wahabismo, una corrente fondamentalista dell’Islam che reputa idolatria la reverenza verso i mausolei e i santuari religiosi e, quindi, ne predica la distruzione per evitare che le persone siano indotte in tentazione, nel corso della guerra civile del Mali nel 2012, Al Mahdi divenne responsabile della Hisbah, la brigata islamista dei costumi di Ansar Dine.
Soltanto nel 2013 le truppe francesi al fianco di quelle maliane riuscirono a liberare Timbuctù e Al Mahdi fu arrestato subito dopo dalle autorità del Mali, le quali, in seguito chiesero e ottennero che fosse giudicato dalla Corte Internazionale dell’Aja.
La sentenza di condanna è stata emessa il 27 settembre 2016. Una decisione che potrebbe porre fine all’impunità, perpetrata fino ad ora, nei confronti della distruzione dei beni culturali.
Nel frattempo a Timbuctù, la stessa Unesco ha provveduto alla ristrutturazione e ricostruzione di molti dei mausolei distrutti. Ma il Mali non è riuscita a liberarsi dai jihadisti, che continuano a mantenere il controllo della parte settentrionale del Paese.