Il ritorno delle pattuglie morali per le strade iraniane

Tornano nelle strade dell’Iran le pattuglie della polizia morale, per far rispettare il codice di abbigliamento imposto dall’interpretazione locale della Sharia (legge islamica), che impone alle donne di coprirsi i capelli con il velo (hijab) e di indossare abiti lunghi e larghi.

Nella capitale Teheran, il 13 settembre 2022, fu la polizia morale a trattare brutalmente Mahsa Amini, donna curda di 22 anni, mentre l’arrestava, al punto da causarne il decesso tre giorni dopo in ospedale. Causa di morte mai riconosciuta dalle autorità che hanno chiamato in causa la fragilità di salute della giovane, sempre negata dalla famiglia.

La morte di Mahsa, che portava il velo ma non copriva interamente il capo, ha suscitato nei mesi a seguire l’indignazione di molti iraniani, scesi in strada per protestare contro la polizia morale.

Le manifestazioni non si sono fermate nonostante la repressione violenta delle autorità che ha causato la morte di “centinaia di persone” secondo la bbc e l’arresto di “migliaia”. Le Nazioni Uniti hanno denunciato “processi farsa”, che hanno visto la condanna a morte di almeno 7 manifestanti.

Né sono state un deterrente le telecamere di sorveglianza, installate per identificare le persone che protestavano e la chiusura di quelle attività commerciali che non richiedevano il rigoroso rispetto al codice di abbigliamento:  donne e ragazze continuavano a sfidare le autorità mostrandosi con il capo scoperto. A dicembre le pattuglie della polizia morale sembravano sparite dalle strade (fonte: SkyTg24).

Il 16 luglio 2023, però, il portavoce della polizia, Saeed Montazerolmahdi,  ha annunciato la presenza delle pattuglie della polizia morale in tutto il Paese per “occuparsi di coloro che, purtroppo, ignorano le conseguenze di non indossare l’hijab adeguatamente e insistono col disobbedire alle norme”. Il mancato rispetto ai dettami delle forze dell’ordine sarà punito con un’azione giudiziaria.

Ma ancora la bbc, riprendendo una nota dell’agenzia di stampa Reuters, riferisce la dichiarazione di uno studente universitario, indicato con il solo nome di Ismaili, scettico sull’efficacia delle pattuglie, per via del numero ormai troppo alto delle persone che hanno smesso di obbedire al codice. Mentre il politico riformista Azar Mansouri sottolinea come “il divario tra il popolo e lo Stato si sta allargando”.

Anche se l’attenzione internazionale nei confronti delle proteste – che per le autorità iraniane sono istigate dall’estero – è calata, indietro i manifestanti non vogliono tornare.

Come ha detto ad abbanews.eu lo scrittore – ingegnere Hamid Ziarati, la rivoluzione in Iran è donna. Ed è “come un treno, va veloce rallenta, si ferma anche in qualche stazione per poi ripartire” ha dichiarato Shirin Ebadi, iraniana, premio Nobel per la Pace 2003.

 

Immagine by Atiabii – pexels.com

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