L’acqua minerale, gli italiani e la questione ambientale

Ogni italiano beve, in media 208 litri di acqua in bottiglia l’anno (dati Censis): siamo i primi in Europa, dove la media è, circa la metà, 106 litri e secondi (o terzi, secondo le fonti) al Mondo. Ci superano soltanto il Messico e la Thailandia.

Il 62% delle famiglie italiane preferisce consumare l’acqua imbottigliata a fronte di una spesa annua di 240 euro annui. Soldi a parte il vero problema sono i rifiuti – e per di più di plastica – e la loro gestione: 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 di vetro diarie, che sommate per 12 mesi, corrispondono a 13,5 miliardi di bottiglie.

Eppure la qualità dell’acqua del rubinetto è tra le migliori del Continente ed è un esempio virtuoso di economia circolare con le sue attività di “captazione, adduzione, potabilizzazione, distribuzione, fognatura, collettamento e infine depurazione dei reflui” come spiega il sito di Unitalia, l’associazione della quasi totalità degli operatori idrici in Italia.

La bontà dell’acqua del rubinetto è confermata anche dalla scienza. L’Irsa, l’istituto del Cnr che si occupa dell’acqua, sostiene che spesso l’acqua del rubinetto è migliore delle acque minerali grazie ai costanti controlli realizzati su tutte la filiera e alla legge in materia delle sostanze disciolte, più severa nei confronti dell’acqua potabile che per quella minerale.

Dissetarsi con l’acqua imbottigliata è per gli italiani un’abitudine radicata. Ma forse sono pronti a cambiare, considerando la grande preoccupazione che dimostrano per la questione ambientale. Il recente sondaggio realizzato dalla Swg – pubblicato nel proprio speciale Lotta contro i cambiamenti climatici – ci dice che il 64% degli italiani indica la crisi climatica come la principale causa dei suoi crucci. E di certo non rimarrà insensibile alla notizia delle oltre 13 miliardi di bottigliette, la maggior parte di plastica, da smaltire ogni anno.

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