Meta. Tutti i nostri dati per la sua tecnologia IA

Gli utenti europei di Meta (azienda tecnologica proprietaria dei social media Facebook, Instagram e della piattaforma di messaggistica Whatsapp), recentemente hanno ricevuto una notifica dalla stessa azienda che l’ informa che a partire dal 26 giugno 2024 i loro dati potranno essere utilizzati “per sviluppare e migliorare” la propria tecnologia IA”.

L’azienda statunitense si accinge a compiere quello che definisce “un aggiornamento della politica sulla privacy”, senza chiedere il consenso esplicito degli utenti, in nome “dell’interesse legittimo” che “prevale sul diritto fondamentale alla protezione dei dati e alla privacy degli utenti europei”.

Ma per gli utenti non è esattamente così e denunce e reclami provenienti da 11 Paesi europei (Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna) hanno indotto l’Associazione NOYB (sigla per None of Your business – tradotto: Non sono affari tuoi) a denunciare META.

Con una nota NOYB chiede alle autorità degli 11 Stati di “di avviare una procedura d’urgenza per fermare immediatamente l’attuazione di questa nuova politica di riservatezza”: prima che entri in vigore, dunque, il prossimo 26 giugno.

Nella comunicazione dell’associazione si apprende, fra l’altro, che Meta sostiene che una volta che i dati sono nel sistema gli utenti non hanno alcune possibilità di rimuoverli, contravvenendo al “diritto all’oblio”.

Facebook, sempre il numero uno

Facebook ha visto la luce esattamente 20 anni fa, nel febbraio del 2004 e dal 2006 chiunque può iscriversi alla piattaforma purché abbia superato il 13° anno di età. Nel 2007 era già nella classifica dei 10 siti più visitati al mondo e negli USA era il primo per foto visualizzabili, con oltre 60 milioni di immagini caricate. In Italia arrivò la sua versione in lingua il 14 maggio 2008 e nell’ agosto successivo contava già oltre un milione e 300mila visite, con on un incremento annuo del 961%.

Nel 2024 Facebook si conferma come il social network più utilizzato al mondo con 3 miliardi e 65 milioni di utenti attivi al mese, ai quali si devono aggiungere i 2 miliardi di Instagram e dell’applicazione di messaggistica WhatsApp.

Queste poche note biografiche rendono l’idea della mole di dati, fotografie, testi che ha a disposizione Meta, e che in parte già impiega per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa ma che ora vuole anche disporre dei tutti i miliardi di dati degli utenti raccolti a partire dal 2007, compresi quelli dei profili “dormienti” per addestrare “una tecnologia AI” (non meglio specificata) e renderli disponibili a qualsiasi parte terza o a “chiunque nel mondo”.

A dispetto delle normative dell’Unione Europea

Il comportamento di META va contro le normative del Regolamento europeo sulla protezione dei dati ( GDPR ), posto che Meta non chiede il consenso ma si limita a indirizzare l’utente verso un modulo di opposizione (opt-out) difficile da usare e secondo l’associazione “richiedendo anche ragioni personali”.

Il lavoro di NOYB

NOYB – European Centre for Digital Rights  – organizzazione senza scopo di lucro con sede a Vienna  (Austria) e co-fondato dall’avvocato attivista per la privacy Max Schrems – è all’origine di numerose denuncie contro i grandi gruppi del web, come ad esempio le sanzioni amministrative per oltre 1,5 miliardi di euro imposte a META, proprio per grave violazione della privacy nel 2023.

La multa italiana

Mentre è di pochi giorni fa la multa di 3,5 milioni di euro per pratiche commerciali ingannevoli sulla creazione e gestione degli account su Facebook e Instagram, contestate in Italia dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), per la violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo.

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