In ricordo della bracciante Paola Clemente, morta sul lavoro
Il 13 luglio 2015, moriva ad Andria, in Puglia, l’italiana Paola Clemente. Lavorava nei campi agricoli per più di 10 ore al giorno per un compenso di 2,7 euro all’ora.
La ricorda Yvan Sagnet cavaliere del lavoro e presidente dell’Associazione No Cap.
Diretta dai caporali, Paola partiva alle 4 del mattino per raggiungere la campagna, dove lavorava per 12 ore al giorno. La sua mansione, come spiegò il marito all’epoca, era l’acinellatura: toglieva gli acini più piccoli per dare simmetria al grappolo e renderlo più attraente. Per farlo, sopra una cassetta, la/il bracciante sta con le braccia tese e la testa alzata per tutta la giornata.
Il 13 luglio il malore; sopraffatta dalla fatica Paola Clemente moriva a 49 anni. La diagnosi fu sindrome coronarica acuta.
La sua storia è ricostruita nel cortometraggio La giornata realizzato da Pippo Mezzapesa raccogliendo le informazioni dalle dichiarazioni delle colleghe braccianti negli atti processuali.
L’indagine
Il marito di Paola ha da subito chiesto giustizia e nel 2017 l’operazione congiunta della guardia di finanza e della polizia portò all’arresto di 6 persone con le accuse, a vario titolo, di truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione, sfruttamento del lavoro.
In carcere finirono il titolare dell’azienda dei trasporti che portava in pullman le braccianti ad Andria, Ciro Grassi, il direttore di Inforgroup, Pietro Bello, l’agenzia interinale per la quale Paola lavorava, il ragioniere Giampietro Marinaro e il collega Oronzo Catacchio. Secondo le cronache dell’epoca indagate anche la moglie di Ciro Grassi per falsificazione dei documenti per intascare le indennità previdenziale e la sorella di quest’ultima impegnata nella funzione di capo – squadra nei campi.
Il sistema
Il gruppo criminale aveva creato un sistema che gli permetteva di pagare 28 euro al giorno quando sulla busta paga ne risultava 46 euro più la trasferta ad Adria (subentra il plus emolumento per la trasferta quando si superano i 60 chilometri dalla sede abituale alla sede della prestazione lavorativa – fonte: money.it).
Paola Clemente era stata costretta al duro lavoro per le pressanti necessità economiche della sua famiglia a dispetto delle sue condizioni di salute. Forse non sapeva, né l’agenzia interinale, prima di mandarla nei campi per impegnarla in turni massacranti, l’aveva sottoposta alla visita medica, di essere affetta da ipertensione e da cardiopatia come poi risultato dall’autopsia.
Il processo contro gli imputati è in corso.
Impulso alla legge
La morte di Paola diete impulso all’approvazione della legge Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, approvata nell’ottobre 2016.