Il concorso della Regione Lazio nel rispetto della legge 194
La Regione Lazio assumerà 2 dirigenti medici presso l’ospedale San Camillo Forlanini, nell’équipe d‘interruzione volontaria di gravidanza non obiettori di coscienza, senza il timore che nel tempo cambieranno la loro posizione nell’applicazione della legge 194.
È il risultato del concorso, pubblicato sul Bollettino della Regione Lazio il 24 novembre 2015, quando per la prima volta in Italia, per l’assunzione di dirigenti medici presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio romano, ogni candidato ha dovuto compilare la domanda di ammissione al concorso, dichiarando, al punto 15 della stessa, “di essere disponibile a prestare servizio presso il settore del Day Hospital e Day Surgery per l’applicazione della legge 194 del 1978 (interruzione volontaria di gravidanza ndr) nel rispetto dell’articolazione oraria dei servizi ove si svolge tale attività”, con la firma in calce del candidato. Principio d’altronde esplicitamente richiesto dall’articolo 12 “ Adempimenti del vincitore”, del medesimo bando di concorso dove si legge: “… il vincitore del concorso o coloro che verranno assunti in servizio per l’applicazione della 194/1978, interruzione volontaria di gravidanza”.
La crisi per l’applicazione delle legge 194, provocata in Italia dall’eccessivo numero degli obiettori, è stata portata in Parlamento già nel 2013. Quando la senatrice democratica Laura Puppato, con un gruppo di colleghi, firmò la mozione dove si rilevava che nella Regione Lazio “in ben 10 strutture pubbliche su 31 non è nemmeno più possibile accedere alle interruzioni di gravidanza”.
La mozione, ancora in essere, chiede “all’Esecutivo un impegno tempestivo per far funzionare i consultori, investire sulla prevenzione e, soprattutto, contemperare il diritto all’obiezione di coscienza dei medici con quello delle donne all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza” e mira a “garantire la piena applicazione della legge sull’aborto su tutto il territorio nazionale, attraverso un riequilibrio del personale medico che preveda almeno il 50% di camici bianchi non obiettore.
Nell’aprile del 2016, lo stesso gruppo di senatori ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiedendo di “garantire davvero il principio di autodeterminazione e il diritto alla salute delle donne in materia di maternità responsabile con un intervento immediato sulla situazione creata dal ricorso massiccio all’obiezione di coscienza dei ginecologi e dalla discriminazione dei medici non obiettori“.
Procedendo contro gli oppositori all’applicazione della 194
Nella regione Lazio i ginecologi obiettori superano l’80%. La regione ha da tempo iniziato “un percorso di ricostruzione del modello sociosanitario” come ha dichiarato il Presidente, (Nicola Zingaretti nella fotografia a lato), rivolto ” alla salute della donna della coppia e del bambino”.
Nelle politiche sanitarie della Regione è, quindi, esplicita la volontà di consolidare il concetto di libertà di scelta della donna, applicando, per dirla con le parole di Zingaretti “in modo corretto la legge 194 e limitando l’abuso di dell’obiezione di coscienza”.
L’intenzione è applicare la legge in tutta la sua completezza che prevede un’attenzione particolare alla prevenzione.
Per questo, come apprendiamo dal sito della regione regione.lazio.it, è in atto il monitoraggio dei consultori familiari per rafforzare “le prestazioni sociali e sanitarie e i percorsi socio assistenziali: salute sessuale e riproduttiva, nascita, assistenza alla donna che richiede l’interruzione volontaria della gravidanza, lo screening oncologico del cervico-carcinoma, gli interventi di contrasto alla violenza di genere, la salute psicofisica ai bimbi fin a 1 anno di età e i percorsi di adozione”.
Come vi abbiamo dato notizia nell’ articolo Obiettori di coscienza oltre i limiti della coscienza in Italia 7 ginecologi su 10 si oppongono all’interruzione volontaria di gravidanza. La situazione tra regione e regione non è omogenea. Ma escludendo la Valle d’Aosta con solo il 13,3% tutte le altre aree italiane hanno una percentuale di obiettori di coscienza che va dai 51,8% in su, fino a superare oltre il 90% nel Molise, Bolzano e provincia e Basilicata.
Una norma di concorso, come quella dell’Ospedale San Camillo, che esclude da subito, se necessario per equilibrare l’organico, gli obiettori di coscienza, rappresenta un modello virtuoso, destinato a fare scuola su tutto il territorio nazionale. Ha il merito di mettere in luce la necessità che venga elaborata una normativa per permetta alle strutture sanitarie d’inserire nei requisiti per le assunzioni del personale medico e sanitario anche la volontà o meno di praticare l’ivg (interruzione volontaria della gravidanza). Nel pieno rispetto sia della legge 194, sia degli obiettori di coscienza.