Gli italiani: sempre più vecchi anche se muoiono prima

Aiuto! L‘aspettativa di vita degli italiani è in calo. Ed è la prima volta nella Storia. O meglio: è la prima volta da quando questo dato viene misurato.

È vero: il dato tricolore rimane uno dei più alti del mondo, in linea – se non superiore – rispetto agli altri Paesi occidentali. Ma è un dato che, come abbiamo detto, cala. E lo fa per la prima volta. Coincidenza, o forse no:  è successa la stessa cosa anche negli Stati Uniti.

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USA: aumenta la mortalità

Non accadeva da decenni: negli Stati Uniti la speranza di vita è calata. Nel 2015 c’è stata una diminuzione di circa un mese rispetto all’anno precedente, da una media di 78,9 a 78,8 anni. Può sembrare un’oscillazione minuscola, ma per ritrovare una flessione simile bisogna riavvolgere il nastro del tempo di 23 anni, fino al 1993, quando l’aspettativa di vita scese di circa tre mesi. E succede in uno scenario globale in cui, allargando il campo nel tempo e nello spazio, dal 1953 a oggi la tendenza è senza dubbio quella contraria, di un allungamento delle aspettative sulla durata della vita. Con un’impennata dalla prima metà del ’900 in poi (del resto nel 1929 viene scoperta la penicillina). Il calo dell’aspettativa di vita misurato e misurabile è stato collegato ad un aumento della mortalità. Ovvero: si sentono di più gli effetti delle malattie che aumentano il proprio tributo di vittime annue, tutte tranne una: il cancro. Forse, lo stile di vita tutto fast food e junk food sta mostrando il conto?

E in Italia? Ciccia, vaccini, spesa sanitaria

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Lo dice l’Istat, lo aveva già detto OsservaSalute, lo abbiamo preannunciato in incipit pure noi: la nostra aspettativa di vita, insomma, cala. Ora: è vero che una rondine – in statistica, come nei proverbi della nonna – non fa primavera. Ovvero: un dato non fa un trend, e sarà bene continuare a star dietro a ricerche come queste. Ma il dato c’è, e si vede: nel 2015 la speranza di vita per gli uomini è stata di 80,1 anni, 84,7 anni per le donne, mentre nel 2014, la speranza di vita alla nascita era maggiore e pari a 80,3 anni per gli uomini e 85,0 anni per le donne. Insomma: per gli uomini è calata di due mesi, per le donne di tre. Per quale motivo? Lo studio di OsservaSalute indicava principalmente tre fattori: sovrappeso dilagante; riduzione dell’attenzione ai vaccini; riduzione delle spese sanitarie.

Troppa ciccia

Per quanto riguarda la massa corporea in eccesso, si può parlare di una vera e propria pandemia: le persone in sovrappeso sono passate, dal 2001 al 2014, dal 33,9% al 36.2%. Soprattutto, sono aumentati sensibilmente gli obesi, passati dal 8,5% al 10,6%, toccando anche e soprattutto una fascia di età che era molto meno interessata: i bambini.

Pochi vaccini

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Contemporaneamente è calata l’attenzione sui vaccini. Emblematico il caso del vaccino anti-influenzale. “Al 31 dicembre 2015 – si trova nel rapporto di OsservaSalute – negli over 65 la copertura antinfluenzale in nessuna regione raggiunge i valori considerati minimi (75%) e ottimali (95%) dal Pnpv. Nell’arco temporale 2003-2004/2014-2015, per quanto riguarda la copertura vaccinale degli ultra 65enni si è registrata una diminuzione a livello nazionale del 22,7%, passando dal 63,4% al 49%.

Pochi soldi in prevenzione

Al contempo, come dicevamo, la voce “prevenzione” risulta trascurata nei bilanci di spesa sanitaria. Non solo il nostro Paese destina appena il 4,1% della spesa sanitaria totale alle attività di prevenzione (dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico-Ocse), ma la prevenzione risulta la funzione più sacrificata anche a livello regionale.

Non solo: siamo anche sempre più vecchi

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Sembra una contraddizione in termini, invece, è un’amara verità: l’Italia in cui l’aspettativa di vita decresce per la prima volta nella Storia è anche l’Italia più vecchia di sempre. “Al 31 dicembre 2015 – si legge nell’annuario dell’Istat – ogni 100 giovani ci sono 161,4 over 65, rispetto ai 157,7 dell’anno precedente. E’ la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni 100 giovani), mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%), ma in entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto al precedente anno”.

 

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