Napoli. Un futuro per Bagnoli

Un futuro per Bagnoli è la campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Produzioni dal Basso per realizzare un docufim e una mostra fotografica che raccontino la storia di questo quartiere della periferia ovest di Napoli, in ostaggio da decenni dalla mancata riqualificazione del sito ex industriale dell’Italsider, che rende 3 chilometri di costa non balneabile, occupa 200 ettari di terreno e che finora la dismissione degli impianti e la bonifica dei terreni mai completati hanno inghiottito oltre 800 milioni di euro.

La storia dell’area industriale di Bagnoli è lunga un secolo. Nel 1910 veniva inaugurato lo stabilimento siderurgico Ilva, diventato Italsider negli anni Settanta; si aggiunsero poi Eternit, Cementir e Montecatini. Nel 1991 cessava l’attività e nel 1994 iniziava il processo di riqualificazione, irto di ostacoli, di passaggi di mano in mano e quindi di riprogettazione: un continuo avvio e sospensione dei lavori tuttora in corso.

E pensare che il primo progetto urbanistico del luogo – ambizioso, visionario e sostenibile – risale al 1889. L’architetto e urbanista britannico Lamont Young aveva immaginato di fare di Bagnoli una Venezia del sud. Partendo dalle infrastrutture, Young aveva immaginato una metropolitana – stazione Coroglio andata e ritorno, compiendo l’attraversamento circolare della città (sarebbe stata la prima metropolitana italiana). Avrebbe proseguito con la costruzione di un canale di collegamento Bagnoli – Mergellina e con i materiali di risulta, sarebbe stato costruito il quartiere, il Rione Venezia, adiacente alla collina di Posillipo. Il riferimento alla città lagunare rifletteva i piccoli rioni galleggianti, gli stabilimenti balneari, gli alberghi in vetro alleggeriti dai giardini pensili che lo avrebbero caratterizzato.  Stupefacente progetto futuristico, di grande valenza estetica, con elementi di economia circolare ante litteram, Young ottenne la concessione dell’area nel 1892, ma non riuscì a creare una società in grado di realizzare il progetto. Lo Stato, probabilmente non collaborò come, invece, fece appena 11 anni dopo quando si decise la destinazione dell’area per le attività produttive.

Il docufilm, diretto da Stefano Romano e dal fonico e attivista Salvatore Cosentino, con la produzione di Raffaele Vaccaro, s’incentrerà sulla condizione dei residenti di Bagnoli – strettamente collegata all’immobilismo che governa l’ex sito industriale causa di danno ambientale, economico e sociale – raccontata attraverso lo sguardo di due giovani che la troupe seguirà nel loro ultimo anno da adolescenti, alla vigilia dell’inesorabile scelta comune alla generazione precedente: restare a Bagnoli o partire alla ricerca di un futuro migliore.

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