Autonomia differenziata. La sanità non sia tra le materie di maggiori autonomie

L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge, a firma del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, desta profonda preoccupazione e l’ipotesi di inserire la Sanità tra le materie oggetto di maggiori autonomie necessita di un’attenta riflessione”. Lo afferma Francesco Macchia, Presidente dell’Istituto per la Promozione dell’Etica in Sanità-ISPE Sanità, ricordando che “la Riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ha già portato a differenze laceranti tra i sistemi sanitari delle diverse Regioni e Province autonome: a testimoniarlo in modo inequivocabile ci sono le disparità negli adempimenti LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e la sempre crescente migrazione sanitaria tra le Regioni”.

L’intento dichiarato è quello di innescare una competizione virtuosa tra Regioni. Ma occorre ricordare che se si indice una competizione c’è sempre qualcuno che perde, e questo non è lo spirito del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dove nessuno, invece, dovrebbe essere lasciato indietro. In questo caso a perdere sarebbero i cittadini che vivono in territori più svantaggiati. “Non solo, – prosegue il Presidente ISPE e Vice Presidente dello European Healthcare Fraud and Corruption Network (EHFCN) – se venissero accettate le richieste di alcune Regioni, come la possibilità di gestire fondi integrativi o modificare la governance dell’offerta ospedaliera, ci troveremmo in concreto ad avere 21 Servizi Sanitari Regionali. Comprensibile che le Regioni più ricche lo richiedano, inaccettabile che il Governo possa pensare di concederlo rinunciando a quel SSN che in 35 anni ha portato salute ed equità nel nostro Paese”.

Negli ultimi giorni, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha più volte ricordato che la sanità è già competenza regionale e le Regioni si occupano della messa in campo dei fondi erogati dal Ministero. L’auspicio del Ministro è che l’autonomia non impatti in modo negativo e l’intenzione è che il Governo abbia competenze in più per verificare chi fa bene e chi no e intervenga dove ci sono delle chiare mancanze. “ISPE Sanità sostiene la posizione di Schillaci, nella speranza che si continui a lavorare nell’interesse di tutti i cittadini, senza differenze di appartenenza regionale, e della salute dell’intera popolazione”, conclude Macchia.

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