Aspettando il giorno in cui abbracciarsi insieme in nome di Falcone

Giovanni FalconeSul finire degli anni 80 del secolo scorso, si scatenò intorno al pool antimafia di Palermo e, in particolare, sul giudice Giovanni Falcone, polemiche vili e meschine all’intero e all’esterno degli ambienti giudiziari.

Scrive il giornalista Francesco Licata in Storia di Giovanni Falcone: “Strano destino quello del giudice. Costretto a fare i conti con una “logica politica” che sentirà sempre lontana da sé, anche quando ne accetterà il contatto. Quelli che lo hanno blandito non hanno esitato a rinnegarlo immediatamente di fronte a convenienze politiche diverse. La verità è che tutti, a turno, hanno tentato di appropriarsi di questa figura e ogni volta che Falcone si è negato ne ha subito le conseguenze. Fu Leonardo Sciascia ad aprire la strada.”

Licata fa riferimento all’ormai famigerato articolo di Sciascia “I professionisti dell’Antimafia” che lo scrittore siciliano scrisse sul Corriere della Sera.  Un’accusa verso coloro che con la mafia facevano carriera; energico nutriente per chi non aspettava altro che infangare la figura del giudice e arrestare così la sua carriera o, meglio, le sue indagini.

“Giovanni iniziò a morire, quando il plenum del Csm (Consiglio Superiore della Magistratura ndr), nominò Antonino Meli, nuovo consigliere istruttore del Tribunale di Palermo, preferendolo a Falcone”, ricorda con una lucida esposizione e un compunto dolore, la prof.ssa Maria Falcone, sorella del giudice, durante il Plenum straordinario del Csm, tenutosi a Palazzo dei Marescialli  del 22 maggio 2017, per la desecretazione degli atti intercorsi tra il giudice Falcone e il Csm, così come gli atti di Francesca Morvillo (moglie di Falcone), magistrato minorile e il Csm.

Falcone rispettava le istituzioni in modo esemplare, un “patriota italiano” viene considerato negli Stati Uniti, un magistrato professionista che “serviva lo Stato e non le persone” come ricorda Giuseppe Ayala, presenta alla cerimonia del 22 maggio, membro del pool antimafia.

Per i giovani e i meno giovani, Falcone ha lasciato in eredità, oltre ad un metodo innovativo di indagine, l’ispirazione senza tempo di un autentico servitore dello Stato, di uno stato che lo ha lasciato solo. La memoria non è conservatrice, bensì generatrice di pensieri e azioni nobili.

“… Confrontandomi con lo “Stato-mafia” mi sono reso conto di quanto esso sia più funzionale ed efficiente del nostro Stato e quanto, proprio per questa ragione, sia indispensabile impegnarsi al massimo per conoscerlo a fondo e combatterlo. Mi rimane comunque una buona dose di scetticismo, non però alla maniera di Leonardo Sciascia che sentiva il bisogno di Stato, ma nello Stato non aveva fiducia. Il mio scetticismo piuttosto che una diffidenza sospettosa, è quel dubbio metodico che finisce col rinsaldare le convinzioni.

Io credo nello Stato  e ritengo che sia proprio la mancanza di senso di Stato, come valore interiorizzato, a generare quelle distorsioni presenti nell’animo siciliano: il dualismo tra società e Stato; il ripiegamento sulla famiglia, sul gruppo, sul clan; la ricerca di un alibi che permetta a ciascuno di vivere e lavorare anomia, senza alcun riferimento a regole di vita collettiva ( da Cose di Cosa Nostra, “Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani).

Quando ci potremmo riabbracciare in nome di Giovanni Falcone

“Falcone è molto amato, ma dopo la sua morte; quando era in vita non è stato molto amato”, così inizia il suo intervento a Palazzo dei Marescialli,  Alfredo Morvillo, procuratore di Trapani e fratello di Francesca Morvillo  che prosegue col dire:  “il suo difetto era lavorare in modo instancabile. Tante persone non l’amavano e da loro, Falcone, subiva attacchi  sistemici”.

Morvillo ricorda come all’idea del giudice Falcone di istituire una Procura antimafia nazionale, alcuni suoi colleghi lo schernivano, dicendo: “E ora che si inventerà la procura planetaria?”. La mancata nomina di consigliere istruttore a Palermo, gli provocò una profonda sofferenza, continua Morvillo, rammentando le parole di Paolo Borsellino che in meritò a quella non nomina, fece riferimento “a qualche giuda”.

E Falcone, ci appare proprio un moderno Cristo che ha continuato a predicare un verbo che pochi volevano ascoltare e recepire, ma non ha allontanato da sé, il calice della giustizia e del valore umano.

Morvillo, con tono pacato, ma perentorio, narrando tutte le accuse infami a cui fu soggetto il giudice quando era in vita, si augura una cosa sola: che le persone che lo hanno attaccato e ostacolato in vita, persone ben precise, si facciano avanti. “Sarei felice se queste persone si scusassero e raccontassero come sono andate le cose. Allora sarebbe bello potersi abbracciare tutti insieme in nome di Falcone”.

Statua di Giovanni FalconeGiovanni Falcone verrà ricordato dall’Onu il 19 giugno 2017, in una cerimonia commemorativa, simbolo dell’infinità credibilità che godeva a livello internazionale.

Basti pensare ai due busti che si trovano nella scuola dell’Fbi di Quantico. Uno dedicato al Presidente Thomas Jefferson e, l’altro, a Giovanni Falcone.  Il monumento a Falcone è stato eretto nel 1994 per volontà di Louis Freeh, con cui il giudice condusse l’indagine Pizza Connection, primo processo al crimine organizzato nato dalla cooperazione investigativa internazionale.

Tra gli innumerevoli momenti di ricordo collettivo dedicati a Giovanni Falcone, che ogni anno si svolgono a livello nazionale ed internazionale, ricordiamo il 20 maggio 2016, nella sede Onu di Vienna  l’evento dal titolo Special Event on the Legacy of Giovanni Falcone, in cui si è evidenziata l’eredità internazionale del giudice rispetto alla lotta contro il crimine organizzato ai traffici di droga. Falcone è un modello a cui ispirarsi, le sue intuizioni investigative come seguire il flusso del denaro e allargare le collaborazioni internazionali sono diventate modello di azione per la polizia e magistrature internazionali.

In quell’occasione Maria Falcone ha donato, su richiesta delle Nazioni Unite, un bassorilievo di bronzo con l’immagine del giudice Falcone. Nella trasmissione televisiva Storie vere del 20 maggio 2016, la prof.ssa Falcone ricorda come Louis Freeh, diventato capo dell’ Fbi dal 1993 al 2001, ogni anno si reca in Sicilia il 23 maggio, per assistere alla messa in nome di Falcone, ripetendo che in Giovanni ha rivisto il vero servitore dello Stato. Un collega e un amico speciale.

E noi italiani, non dovremmo mai dimenticare la sua eredità, ce ne dovremmo nutrire ogni giorno e formare così le giovani generazioni.

Il suo sorriso ci illumina, il suo coraggio ci ispira, così come quello di una donna, un magistrato a servizio dei minori che ha abbracciato la causa, l’uomo e il suo destino, e quei giovani uomini che hanno consacrato la loro vita a un servitore dello Stato.

 

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