19 agosto, World Humanitarian Day. Firmiamo la petizione rivolta ai leader mondiali
Il 19 agosto si celebra la Giornata Mondiale Umanitaria (World Humanitarian Day).
La data è stata scelta dall’Assembla Generale dell’Onu nel 2009 con la risoluzione A/RES/63/139, ed è l’anniversario del bombardamento della sede delle Nazioni Unite a Baghdad, nel 2003, in cui persero la vita 22 persone.
Un’occasione, dunque, per celebrare gli operatori umanitari e tutte le persone che hanno perso la vita aiutando le persone più vulnerabili. Un’occasione, soprattutto per richiamare l’attenzione su tutti i civili coinvolti, loro malgrado, nelle terribili guerre che ne devastano le vite, prima ancora dei loro Paesi.
In occasione del World Humanitarian Day 2017, l’Onu scrive “Ogni giorno milioni di persone sono intrappolate in guerre che non sono proprie. Il mondo non sta facendo abbastanza per fermare la loro sofferenza. Nel World Humanitarian Day chiediamo ai leader del mondo di fare tutto il possibile per proteggere milioni di civili vittime dei conflitti armati”.
Tutti possiamo esprimere la solidarietà con le persone catturate nei conflitti mondiali e rivolgere l’appello ai leader del mondo firmando la petizione Onu #NOTATARGET. C’è tempo fino al 19 agosto 2017.
La petizione
La petizione, che affronta le situazione più critiche in cui si trovano i civili negli scenari di guerra, si sviluppa su 2 criteri fondamentali: Le regole che devono essere rispettate e l’Azione richiesta ai leader mondiali, da applicare per i seguenti gruppo di persone e nelle seguenti situazioni: civili in aree urbane, bambini, obiettivi di violenze sessuali, lavoratori umanitari, operatori sanitari e persone forzate.
Civili in aree urbane – Il primo punto è la richiesta a tutte le parti coinvolte nei conflitti armati di osservare “l’obbligo a distinguere tra civili e combattenti, tra infrastrutture civili e obiettivi militari. Hanno l’obbligo di non lanciare attacchi che causano danni civili incrociati e sproporzionati e devono prestare costanza per risparmiare civili e infrastrutture”.
Azione richiesta ai leader:
1
Di città in città, proteggere i civili, compresi i bambini, così come le loro case e i servizi essenziali in cui contano.
Bambini – Tra i civili, particolare rispetto viene richiesto nei confronti dei bambini. Assicurargli l’accesso al cibo, alla sanità e all’istruzione; l’evacuazione da aree di combattimento per motivi di sicurezza; la riunificazione con le loro famiglie; la protezione contro tutte le forme di violenza sessuale. Inoltre, i bambini non devono essere reclutati dalle forze armate o gruppi armati, né devono essere autorizzati a partecipare alle ostilità.
Azioni richieste ai leader
1
1mpegnare a non reclutare i bambini in forze armate o gruppi armati, o utilizzare i bambini a partecipare alle ostilità;
2
Appoggiare la dichiarazione delle scuole sicure , un impegno internazionale per proteggere le scuole e le università da essere attaccate o utilizzate per scopi militari in conflitto. Fai 2017 l’anno di zero attacchi alle scuole e ai campi da gioco.
Obiettivi violenza sessuale Nel corso dei conflitti armati la violenza sessuale è praticata come tattica di guerra: le ragazze e le donne sono costrette a vivere con i combattenti che, oltre a sfruttarle possono rivenderle. Ma, attenzione, la violenza sessuale viene esercitata indipendentemente dal genere. Lo stupro strategico è molto diffuso e, spesso, si verifica nelle guerre urbane. Le vittime sono gruppi presi di mira per motivi etnici, religiosi o politici, che dopo aver subito l’offesa, le autorità rimangono indifferenti se non discriminatorie.
Azioni richieste ai leader:
1
vietare la violenza e altre forme di violenza sessuale;
2
portare i perpetratori alla giustizia per la violenza sessuale e ritenerli responsabili;
3
offrire ai sopravvissuti le opportunità e il sostegno che consentano il loro recupero e reintegro nella società.
Lavoratori umanitari – L’uso della fame della popolazione civile come metodo di guerra è severamente vietato. Per cui a ogni governo che si impegna in operazioni di soccorso tramite i lavoratori umanitari, tutte le parti in conflitto devono facilitare l’accesso umanitario rapido e senza ostacoli.
Azioni richieste ai leader:
1
abilitare gli operatori umanitari a fornire sollievo a tutti i civili in difficoltà, senza discriminazioni basate sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione o altro stato;
2
non dirigere attacchi contro operai umanitari o beni.
Operatori sanitari – Nel corso dei recenti conflitti non sono stati risparmiati bombardamenti agli ospedali. Quando ciò avviene gli operatori sanitari sono costretti a fuggire. Ciò comporta la morte immediata della maggior parte delle persone ferite e ammalate catturate nelle zone di guerra. Inoltre la distruzione delle strutture sanitarie significa la privazione delle cure essenziali per molto tempo.
La regola da rispettare: il diritto umanitario internazionale impone che tutti i feriti e ammalati sia civili sia combattenti devono ricevere cure e assistenza medica e non devono essere attaccati.
Azioni richieste ai leader:
1
risparmiare azioni militari e belliche che coinvolgano i lavoratori sanitari, i pazienti e le strutture;
2
rispettare il diritto di tutte le persone ferite e ammalate a ricevere assistenza medica;
3
adottare e promuovere le raccomandazioni del Segretario Generale dell’ONU sulla protezione dell’assistenza medica nei conflitti armati.
Gli sfollati – Le persone che perdono le loro casa e sono costrette a fuggire hanno il diritto di spostarsi liberamente e scegliere la propria residenza. Gli sfollati hanno il diritto di chiedere asilo in un altro paese; di avere i documenti d’identità necessari emessi dalle autorità. Le famiglie hanno il diritto di rimanere insieme. Il ritorno a casa volontario deve essere consentito appena terminate le cause dello spostamento. Anche gli sfollati interni possono scegliere di rifugiarsi in un altro luogo del loro Paese. Gli sfollati hanno il diritto di recuperare i beni lasciati indietro.
Azioni richieste ai leader:
1
rispettare il diritto delle persone sfollate a cercare asilo al di fuori del loro paese;
2
rispondere all’invito del Segretario Generale dell’ONU a ridurre il dislocamento interno del 50% entro il 2030.