I cerotti intelligenti per i coralli lesionati

I virus attaccano anche i coralli. E non solo i virus ma anche i batteri, i protozoi e i funghi. Sono oltre 40 le malattie procurate da agenti patogeni che possono attaccare e portare definitivamente al collasso questo complesso eco-sistema che è la barriera corallina, gravemente compromessa e resa particolarmente fragile per l’eccessivo stress procuratole dalla temperatura troppo alta dei mari.

Ora, però, sembra che la scienza sia approdata a una soluzione. Giungono buone notizie, infatti, in merito alla scoperta compiuta dai ricercatori dell’Università di Milano Bicocca e dell’Istituto Italiano di Tecnologia con il MaRHE Center delle Maldive.

Lo studio pubblicato su Scientific Reports, descrive lo sviluppo di un trattamento con cerotti intelligenti, biocompatibili e biodegradabili da applicare sulla parte offese dei coralli: cerotti che rilasciano gradatamente i principi attivi (come gli antibiotici e gli antiossidanti e comunque farmaci ad hoc secondo la patologia) in grado di aderire e curare la parte ferita del corallo.

Il trattamento avviene in 2 fasi e con 2 cerotti: il primo, posto direttamente nella parte ferita, rilascia i farmaci impedendone però la dispersione nell’ambiente; viene poi applicato il secondo cerotto che sigilla la parte danneggiata per evitare la potenziale penetrazione di altri agenti patogeni.

Tre, quindi, i vantaggi dei cerotti intelligenti, oltre alla già citata cura personalizzata, mirando dritto alla ferita, usano i medicinali corretti per la ferita evitando, al contrario di quanto accaduto finora, la parziale o totale rimozione della colonia che provoca un ulteriore danno alle comunità coralline. “Curare direttamente in loco i coralli malati – ha spiegato Simone Montano del MaRHE Center – permette una conservazione di uno degli ecosistemi naturali più meravigliosi del nostro pianeta”.

I cerotti intelligenti, ispirati dalla tecnologia di quelli già presenti negli ospedali, sono stati testati per 10 giorni in laboratorio (in acquario, su scala medio piccola) e per 4 mesi direttamente in mare (su larga scala) nelle acque delle Maldive, dimostrandosi in ambedue le situazioni efficaci.  La specie curata durante la sperimentazione è stata l’Acropora muricata, corallo costruttore tipico dei mari tropicali e in pericolo estinzione.

Gli esiti dello studio, che per la prima volta riporta una tecnica di cura per organismi così delicati quali sono i coralli, fa ben sperare su come la stessa procedura possa essere adottata anche per altre specie marine che risentono del riscaldamento globale e dello sfruttamento delle acque da parte dell’uomo.

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