Seul e Pyongyang, così lontane così vicine

Prosegue il processo di pace fra le 2 Coree, dopo lo storico incontro tra i 2 presidenti nell’aprile 2018, con Seul (capitale della Corea del Sud) che rappresenta, descrive e racconta Pyongyang, la capitale del Nord, superando, almeno virtualmente, i confini fra gli Stati e i 190 chilometri che separano le 2 città.

Voglia di pace e voglia di unione, esprime, infatti, la mostra interattiva Pyeongyang Dabansa – nell’ambito della Biennale di Architettura e Urbanistica in corso a Seul fino a novembre 2019 – la quale, come apprendiamo già dal titolo (tradotto: Fatti quotidiani a Pyongyang), evoca la città vicina e si propone di far risaltare i punti in comune fra le 2 capitali.

Queste ultime, infatti “non sono così diverse” ha spiegato il curatore della mostra, Shim Sang-hoon, raggiunto dall’agenzia di stampa Efe, mostrando i prodotti trovati in un supermercato nordcoreano e presenti alla mostra: uno degli esempi che dimostrano  le similitudini delle  abitudini di consumo nonostante la divisione e un differente regime politico.

L’ingresso dell’esposizione  accoglie il visitatore con varie fotografie poste accanto a un quadro del pittore del XVII secolo, Kim Hong – do, che prende vita grazie all’animazione digitale. L’affresco rende omaggio a Pyongyang, capitale fin dal II secolo a.C., chiamata Heijō nel XVIII secolo durante l’occupazione giapponese, detta la Gerusalemme asiatica all’inizio del XX secolo per la grande l’affluenza dei missionari cristiani e diventata capitale della Repubblica Coreana a nord del 38° parallelo, dopo la spartizione della penisola – nel 1948 –   in Nord e Sud: 2 Stati ben distinti con una parte che rivendica la propria sovranità sull’altra e le rispettive popolazioni che non possono superare la linea di demarcazione.

Da allora la Corea del Nord, sotto un regime dispotico, è considerato il Paese più isolato al mondo, anche se negli ultimi tempi si è resa più accessibile al turismo.  I viaggiatori arrivano a Pyongyang  con l’aereo attraverso Pechino (Cina) o Vladivostok (Russia), tranne i sudcoreani (e viceversa) che per attraversare la frontiera necessitano di un permesso speciale rilasciato dal proprio Governo.

Gli abitanti di Seul non conoscono (o conoscono poco) l’altra capitale e questo spiega l’interesse per il viaggio virtuale che la mostra Pyeongyang Dabansa permette di realizzare. I visitatori registrano il proprio numero di cellulare sul sito web dell’iniziativa e da lì inizia il tour: possono conoscere i posti più interessanti di Pyongyang, dal grattacielo-hotel più alto del mondo (105 piani), il Ryugyong Hotel (che sembra però non aver mai ospitato nessuno, perché mai terminato), passando per lo stadio più grande del mondo, il May Day Stadium con una capienza di 150mila posti – questo sì, funzionante e inaugurato nel 1989 – fino ai luoghi più comuni vissuti giornalmente dai cittadini.

La mostra interattiva è correlata da una serie di conferenze incentrate sui vari aspetti della vita a Pyongyang: dalla cosmesi alla cultura gastronomica, 2 argomenti apparentemente leggeri ma  che permettono di spaziare su altri temi fino a raccontare, quel poco che si sa e che si può dire dell’enigmatico regime della Corea del Nord.

L’esposizione termina con video, colmo di speranza, dove sono ricreati i cittadini delle 2 capitali che attraversano il confine che li divide.

 

 

Immagini: 1) Seul (Corea del Sud) – mostra interattiva Pyeongyang Dabansa, nell’ambito della Biennale di Architettura e Urbanistica 2019; 2)  Pyongyang (Corea del Nord), il May Day Stadium, lo stadio più grande del mondo

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