Il futuro nucleare della Cina

Tra i temi totalmente sottodimensionati nella loro rappresentazione rispetto alla loro importanza, certamente il più evidente è la dotazione nucleare, intesa sia come deterrente militare che – soprattutto – come ricerca di potenza energetica. energia nucleare 3 Eppure, ci sono notizie su questo tema che dovremmo raccontare. L’ultimo Nuclear Security Summit che si è tenuto a fine marzo a Washington ha riportato l’attenzione sul tema delle dotazioni nucleari, tanto caro alla comunità internazionale e ai Paesi singolarmente presi. In genere la tensione (e non c’è parola migliore per definirla) corre tra la non proliferazione e la volontà di migliorare e approfondire le proprie dotazioni, sia in termini militari che – soprattutto – civili.

Anche in questo, come in numerosi asset della geopolitica economica mondiale, il Paese che desta maggiore interesse è la Cina. Fonti dell’intelligence Usa prevedono che entro 20 anni la Cina sarà la più grande nazione nucleare al mondo, con una produzione di oltre un trilione di kWhs all’anno e una dotazione di armi nucleari capaci di costituire un valido deterrente anche nei confronti degli Stati Uniti. energia nucleare 2 Il Dragone, infatti, si è messo all’opera da tempo, spendendo qualcosa come un trillione di dollari per dotarsi da qui al 2020 di ulteriori 40 nuovi reattori, che diventeranno 200 entro il 2050. La Cina, insomma, ha già scelto: ha scelto il nucleare per rispondere all’emergenza climatica (chiudendo sistematicamente le “vecchie” centrali a combustibili fossili, il Gigante spera di sprofondare sempre meno i suoi pieni nell’argilla di un ambiente che gli si sta ritorcendo contro), e per rispondere anche ad una vera e propria emergenza energetica che si profila immaginando l’espandersi di una classe media che vorrà sempre più alimentare i propri condizionatori, i propri televisori, i propri smartphone e i propri tablet.

Non solo: perché la Cina è, lo abbiamo detto, un Dragone. E quindi ha scelto il nucleare anche e soprattutto pensando all’export di tecnologia. Nell’ultimo quadrimestre del 2015, infatti, Xi Jinping  ha firmato ad esempio con la Gran Bretagna un accordo da 40 miliardi di sterline che servirà a finanziare la nuova generazione di energia nucleare del Regno Unito. La Cina si presenta così anche come grande esportatore di tecnologia nucleare, con l’Ue in cima alla lista dei mercati di sbocco. energia nucleare 4 In quest’ottica la relazione Usa-Cina che si è costruita nel corso di questi sei anni di Nuclear Security Summit e che si sta rafforzando sempre di più è motivo di speranza, che controbilancia una momentaneo – forse politico – passo indietro fatto dalla Russia, che quest’anno ha deciso di non presentarsi al Summit. Quello della Russia è un dossier delicato, ma gli addetti ai lavori non hanno mai messo in discussione l’impegno del Paese a garantire il suo sostegno alle attività internazionali di riduzione e monitoraggio delle dotazioni nucleari dei Paesi.

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